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Ambrì Piotta

Per l’Ambrì la sconfitta è ancora onorevole, ma le lacune rimangono

BERNA – AMBRÌ

2-1

(1-0, 0-1, 1-0)

Reti: 3’16 Lasch (Arcobello, Jobin) 1-0, 34’19 Mäenpää (Berger) 1-1, 44’06 Untersander (Blum, Meyer) 2-1

Note: PostFinance Arena, 15’021 spettatori. Arbitri Dipietro, Stricker; Bürgi, Huguet
Penalità: Berna 1×2′, Ambrì 4×2′

BERNA – La terza sirena a Berna è suonata con Pesonen in ginocchio, sceso in pista nonostante un dito fratturato e andato ad un nulla dal regalare all’Ambrì il pareggio a pochi secondi del termine. Sul ghiaccio dei campioni svizzeri i biancoblù hanno disputato una partita in linea con quelle della passata settimana, portandosi anche nella Capitale gli stessi pregi e gli stessi difetti evidenziati di recente, ottenendo in definitiva lo stesso risultato.

Le sconfitte consecutive accumulate dalla squadra di Kossmann sono a quota quattro e sono lo specchio di un inizio di campionato magro a livello di punti, ma che non ha mai visto i leventinesi essere messi sotto in maniera evidente dagli avversari. L’Ambrì non ha però condotto nel punteggio nemmeno per un singolo minuto sinora, ed è chiaro che alcune cose non stanno funzionando a dovere.

A decidere la partita di Berna sono stati ancora degli episodi piuttosto isolati, a partire da quel brutto disco perso di vista da Zurkirchen che ha servito su un piatto d’argento il gol del vantaggio a Ryan Lasch. L’americano non si è fatto pregare ed ha approfittato del “regalo di benvenuto”, complicando immediatamente il gameplan di Kossmann.

Kossmann che per l’occasione sperava di vedere il suo Ambrì trascinato da una prima linea ridisegnata, con D’Agostini per la prima volta al fianco di Emmerton e Pesonen. In definitiva i veri motori del blocco sono però stati questi ultimi, mentre l’ex Ginevra ha fatto la maggioranza dei cambi cercando di seguire il gioco dei due compagni ed agendo di conseguenza.

Di episodi si parlava, appunto. Ed ecco che proprio D’Agostini è stato suo malgrado il protagonista di quello che ha deciso la sfida, con quell’ingenuo colpo di bastone in fase offensiva che ha messo l’Ambrì nella scomoda situazione di doversi ritrovare in boxplay in entrata di terzo tempo.

Un’occasione troppo ghiotta per il Berna, anche perchè va detto che Noreau e compagni non hanno certo incantato e, anzi, hanno dato vita ad una partita diventata a tratti addirittura noiosa, elemento questo che raramente fa capolino quando gli orsi giocano in casa. Il gol in quella fase è comunque arrivato ed ha portato la firma di Untersander, bravo nel far partire un tiro angolato sfruttando lo “screen” di Duca, che ha messo fuori causa uno Zurkirchen che non ha visto partite il puck.

Sul fronte leventinese il powerplay continua invece a rimanere a secco, anche se martedì sera l’occasione di giostrare con l’uomo in più è stata una sola, giocata piuttosto male. La PostFinance Arena non è però propriamente “l’habitat” naturale per l’Ambrì per riuscire a generare gioco e a costringere gli avversari al fallo, ed infatti i biancoblù hanno impensierito Genoni – anche stavolta tutt’altro che sicuro – più che altro con tiri arrivati dopo pochi attimi che si era conquistato l’accesso nel terzo offensivo.

Più raro invece vedere gli ospiti tenere per un periodo prolungato il possesso ed attuare una vera pressione sui bernesi, circostanza questa venutasi a creare probabilmente solo in seguito al pareggio firmato da Mäenpää. Dopo il gol del finlandese – tiro dalla blu nel traffico – l’Ambrì ha infatti vissuto un buon momento, ed in un paio di circostanze ha sfiorato anche il vantaggio.

Nel corso del match i leventinesi hanno inoltre saputo ridurre qualche errore che oramai sta diventando un marchio di fabbrica, come delle uscite dal terzo troppo macchinose e che spesso si trasformano in occasioni per gli avversari, così come una copertura dello slot che troppo spesso perde di lucidità.

Questi e altri elementi – come un powerplay impostato su un nuovo sistema, oppure delle sistematiche sovrapposizioni dei difensori che non sempre hanno il giusto timing – sono figli di una squadra che sta ancora assimilando le tante novità introdotte, sia tattiche che di effettivi. In questo senso l’Ambrì è probabilmente un po’ in ritardo e sarà importante potere al più presto dare per acquisiti gli automatismi di base.

Apparsi in difficoltà a Berna lo sono stati nuovamente Jelovac e Zgraggen, difensori a cui è stato affidato nelle ultime due partite un ruolo che va di troppo oltre la complementarietà che dovrebbe distinguerli. In questo senso ha sorpreso la nuova esclusione di Collenberg, che a questo punto ci si aspetta abbia percepito il messaggio di Kossmann e che possa tornare in pista venerdì.

In definitiva, anche da Berna le conclusioni a cui si arriva non si discostano molto da quelle esposte nei primi tre match. Il sistema di gioco di questo Ambrì è chiaro, ma per funzionare bisogna giocoforza aspettare che alcuni ingaggi fondamentali inizino a girare. Gli apporti degli attaccanti di punta e del powerplay devono iniziare ad essere un fattore nei match dei biancoblù, ed in questo senso affrontare un paio di avversari dalla minor caratura potrebbe dare una mano ad avviare il motore della squadra.

Venerdì alla Valascia arriverà però il Ginevra, sfida che sarà seguita dalla trasferta a Bienne e dal match casalingo di martedì contro lo Zugo. Come dire che a questo Ambrì nessuno regalerà nulla, e starà solamente agli uomini di Kossmann mettere fine alla serie di sconfitte onorevoli.

fattore2
ANCHE STAVOLTA, QUELL’ERRORE IN PIÙ:
Quella della PostFinance Arena non è stata certo una partita spettacolare, con il Berna che ha fatto meno paura del previsto e che in alcune circostanze è apparso anche quasi senza idee, ma che aveva costantemente in pista giocatori capaci di fare male.

Basti pensare ai soli Arcobello e Lasch, coppia che ha lasciato tutti sull’attenti ad ogni cambio, pronti a sfruttare gli errori degli avversari.

E proprio gli errori distribuiti in singoli episodi hanno determinato il match. I leventinesi hanno infatti giocato una partita per buona parte solida, ma contraddistinta da quell’intervento approssimativo di Zurkirchen e quell’ingenua penalità di D’Agostini che hanno spostato gli equilibri.

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