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Moor: “Un altro anno in Canada per crescere, all’Ambrì resto legato”

Misha Moor of the Oshawa Generals. Photo by Aaron Bell/OHL Images
(Aaron Bell/OHL Images)

OSHAWA – Partito la scorsa estate per la sua avventura in Canada, il 18enne Misha Moor si appresta a giocare i playoff con i suoi Oshawa Generals, formazione di OHL che lo aveva draftato lo scorso mese di giugno e che gli ha dato l’opportunità di trasferirsi oltre oceano, dopo essere cresciuto nel settore giovanile dell’Ambrì Piotta.

Confrontato con le difficoltà di vivere e giocare in una realtà completamente nuova, il giovane di Savosa si è fatto le ossa partita dopo partita, lottando ogni giorno per avere un posto in squadra e terminando la regular season in deciso crescendo.

Misha Moor, dopo 36 partite giocate con i Generals ed una qualificazione ai playoff strappata all’ultimo, sei soddisfatto di quanto fatto?
“Sì, sono abbastanza soddisfatto. L’inizio della mia avventura in Canada è stato molto difficile, soprattutto considerando che rientravo da un infortunio alla schiena e mi sono ritrovato a giocare in un campionato in cui il gioco fisico è molto presente… Ho avuto problemi sotto questo aspetto e in rapporto alla velocità del gioco, ma da dopo Natale le cose sono andate sempre meglio. Con il passare del tempo ho capito quale fosse lo stile – tipicamente canadese – che dovevo portare sul ghiaccio”.

Le cose di recente sono però andate meglio, sei stato promosso tra i primi quattro difensori in formazione… In cosa senti di essere migliorato in questi mesi?
“Indubbiamente ho fatto passi avanti per quanto concerne il gioco fisico. Mi ricordo la mia prima partita, quando ho fatto un passaggio da dietro la porta e dopo 4-5 secondi un attaccante è comunque arrivato a finire il check… All’inizio non ero pronto a questo, perchè in Svizzera non è una cosa che succede di frequente. Ho imparato ad incassare i check e ad essere pronto a ricevere i colpi, ma anche a darli quando necessario. Ho poi dovuto alzare parecchio la mia velocità d’esecuzione, a causa delle piste più piccole ma – anche e soprattutto – visto che sto giocando contro molti ragazzi che tra qualche anno saranno in NHL. La velocità è davvero alta, bisogna essere pronti a ricevere il disco e giocarlo immediatamente”.

Misha Moor of the Oshawa Generals. Photo by Terry Wilson / OHL Images.
(Aaron Bell/OHL Images)

Oltre oceano i campionati giovanili sono molto seguiti. Lo scorso anno Oshawa ha vinto il titolo… C’era pressione su di voi?
“Non molto. Siamo i campioni in carica, ma bisogna ricordare che le squadre in OHL si costruiscono con un piano che va a blocchi di tre anni, ed al termine si spera di arrivare al titolo. Lo scorso anno per i Generals era l’ultimo di questo ciclo, dunque in squadra c’erano giocatori al limite dell’età e con tanta esperienza che permettevano di puntare alla coppa, ed infatti hanno vinto. A fine stagione la maggior parte di quei giocatori sono passati in NHL, sono andati all’università oppure sono stati scambiati, come è stato il caso del miglior attaccante e del miglior difensore, partiti in cambio di alcuni picks per ricostruire la rosa. Quest’anno siamo la squadra più giovane della OHL, forse addirittura di tutte le leghe giovanili canadesi, dunque non è semplice… In Svizzera la differenza di qualche anno di età non ha un impatto così grande, mentre qui questo fattore fa un’enorme differenza”.

Con te nei Generals c’è Jeremy Brodeur, figlio di Martin, mentre ad inizio stagione hai potuto incontrare Bobby Orr… Quanto si pensa al sogno della NHL giocando in un ambiente così a contatto con la miglior lega al mondo?
“È un fattore che è presente ogni giorno. Soprattutto i miei compagni canadesi lo sentono particolarmente, loro sono qui per quello e ad ogni allenamento danno il 100% perchè vogliono raggiungere quell’obiettivo. È un approccio un po’ diverso rispetto a quello che abbiamo in Svizzera, dove si pensa prima a raggiungere la NLA e – eventualmente – si sogna la NHL. Qui tutti puntano direttamente alla NHL, e solamente se non si riesce a raggiungerla si considerano altre strade, come le leghe universitarie o il trasferimento in un’altra nazione”.

The Oshawa Generals. Photo by Aaron Bell/OHL Images
(Aaron Bell/OHL Images)

Di recente è stato lanciato il progetto dei Ticino Rockets, che giocheranno in NLB già la prossima stagione. È uno scenario che ti interesserebbe quando sceglierai di tornare?
“Certo, mi interessa. Però a dire il vero non ho ancora pensato al futuro, e come prima cosa dovrò attendere di sapere quali sono le intenzioni degli Oshawa Generals nei miei confronti, dato che la situazione degli stranieri è sempre particolare. Sicuramente avere una squadra in NLB dà la possibilità di giocare ad un buon livello”.

Una tappa intermedia che può aiutare lo sviluppo di un giovane, dunque…
“Quello sicuramente. Se non si ha il talento oppure il potenziale per andare subito in NLA, qualche anno nella lega cadetta può fare bene. Per certi poi diventa un “posteggio”, visto che alcuni pur andando in B non riescono comunque a progredire, ma per altri che già negli Juniori sono abbastanza bravi, poter giocare in NLB sicuramente sarebbe ancora meglio”.

Hai la possibilità di restare in Nordamerica ancora un anno, sfrutterai questa opportunità?
“Sì, se avrò l’opportunità di rimanere in Canada la coglierò al volo. Ci sono diversi scenari possibili, e se Oshawa non vorrà tenermi potrà scambiarmi… Un trade sarebbe inoltre possibile anche la prossima stagione, dopo una mia conferma. Io ho comunque un contratto di due anni, ovvero sino all’età massima in cui potrei giocare in OHL. Si vedrà…”.

The Oshawa Generals. Photo by Aaron Bell/OHL Images
(Aaron Bell/OHL Images)

Pur giocando in una lega diversa, Michael Fora ha intrapreso un percorso simile al tuo, e alla sua prima stagione in NLA ha fatto molto bene… Ti dà fiducia sapere che anche tu potresti seguire un percorso simile?
“Certamente, soprattutto considerando che lui in Nordamerica aveva passato una sola stagione, mentre io anche dopo questo anno non credo di essere già pronto al 100% per la NLA. Avrò bisogno almeno di un altro campionato in una categoria inferiore, o comunque qui in Canada, dopodichè vedremo cosa succederà”.

Nel frattempo ad Ambrì sono successe diverse cose, come il cambio di allenatore e la firma di alcuni difensori… Sei rimasto in contatto con il club?
“Due settimane fa mi sono sentito con Ivano Zanatta, ma non ho dei contatti regolari. Con l’Ambrì non ho nulla di scritto nero su bianco, ma moralmente resto legato ai biancoblù e mi piacerebbe tornare, anche pensando ad un futuro con la nuova pista!”.

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