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Interviste

Marco Werder: “Una grande sfida, ma anche un grande onore”

Per la prima volta il Lugano si dota in società di un CEO, scegliendolo nella persona di Marco Werder: “Un piccolo choc, ma ringrazio il club per la fiducia. La direzione sportiva? Sarà composta da un team”

LUGANO – Mentre il campionato va avanti con le semifinali dei playoff, in casa bianconera – con la squadra già in vacanza – è subito tempo di preparare il futuro.

I cambiamenti in corso sono di quelli importanti e tra la fine del rapporto di lavoro con Roland Habisreutinger e le voci su chi succederà all’ex direttore sportivo e a Greg Ireland in panchina, ecco che il club sottocenerino ha annunciato l’aggiunta di un ruolo importante in società, quella del Chief Executive Officer, il quale sarà ricoperto da Marco Werder, già responsabile del settore giovanile. “È un cambiamento dettato anche dai tempi, una riorganizzazione e una modernizzazione della struttura societaria”.

Marco Werder, ci spieghi la scelta della società di dotarsi di una figura importante come quella che lei va a ricoprire…
“Ci siamo resi conto che in un club come quello del Lugano non ha più senso lavorare in un sistema societario verticale, ma occorre unire le varie sinergie per sfruttarne appieno le qualità”.

Quindi come CEO farà da “trait-d’union” tra i vari settori del club?
“Esatto, il mio ruolo sarà quello di supervisionare e unire i vari settori del club, avrò il compito di capire dove riuscire a sfruttare le potenzialità per migliorare ulteriormente l’ottimo lavoro già fatto negli ultimi anni. Nell’organigramma io starò tra il consiglio d’amministrazione e i vari dipartimenti, non per dividere le cose, bensì per unirle meglio”.

Da chi è nata l’idea di aggiungere una posizione che per l’Hockey Club Lugano è una novità assoluta?
“Non è stata una mia idea, ma mi è stata proposta da Vicky Mantegazza con il benestare del consiglio d’amministrazione. Ci ho pensato bene prima di accettare, quando mi è stata fatta la proposta è stato un piccolo “choc” e ho dovuto capire come conciliare questa funzione con quella che ricopro per il settore giovanile che mi da sempre grandi soddisfazioni. Di sicuro è uno stravolgimento della mia vita, non solo quella professionale, ma è una sfida che colgo con una grande voglia di affrontarla e con immenso onore”.

La figura del CEO nei club sportivi a volte fa anche da “parafulmine” verso l’esterno, pronto a giocare anche questo ruolo?
“Conosco questo club e l’ambiente che lo circonda fin troppo bene. Sono “nato” in curva nord, passando poi dal settore giovanile come giocatore, arrivando in prima squadra come professionista e infine sono entrato in società fino alla funzione che ricopro da oggi. Questo per dire che so cosa voglia dire avere attorno un ambiente che mette molta enfasi sia nei momenti positivi quanto in quelli in cui le cose non vanno come auspicato. Proprio in quest’ultimo caso so che il mio ruolo da “parafulmine” sarà importante, in modo da intervenire prima che la “bomba” possa esplodere”.

Il club sta affrontando grossi cambiamenti che andranno portati avanti in queste settimane, come vede il futuro della direzione sportiva?
“Come detto siamo di fronte a una ripartenza e a una riorganizzazione del club. Negli anni passati è stato fatto tanto di buono ma oggi vogliamo migliorare ulteriormente molti aspetti. Ecco quindi che l’idea attuale è quella che il lavoro della futura direzione sportiva non venga più caricato sulle spalle di una sola persona. Ci sono aspetti burocratici e amministrativi, la parte dello scouting, i rapporti con lega e federazione e altro ancora, quindi ritengo che per gestire al meglio la direzione sportiva ci voglia il lavoro di un team”.

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