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Ambrì Piotta

Manzato: “È stimolante poter portare la mia esperienza al progetto dell’Ambrì Piotta”

Il bianconero ha fatto ritorno alla Valascia: “Anche ad Ambrì dovrò confrontarmi con un ottimo portiere, sarà mio compito conquistare la fiducia dello staff. Con Conz cercheremo di spingerci a vicenda”

BIASCA – L’Ambrì Piotta, dopo qualche settimana di meritato stop dal mondo hockeyistico, è tornato al lavoro in questi giorni, con la consueta preparazione estiva. Diversi erano i nuovi acquisti presenti tra le fila leventinesi anche se uno di questi, Daniel Manzato, non lo si può realmente considerare un “volto nuovo”.

Daniel Manzato, sono passati quasi 15 anni dalla tua ultima partita in biancoblù… Come ti trovi e che Ambrì Piotta hai trovato?
“Sono davvero felicissimo di essere qui, all’interno di un gruppo che sta crescendo e che sta gettando delle solide basi per il futuro. Il fatto di poter portare a questo progetto un po’ della mia esperienza fa molto piacere ed è qualcosa di estremamente stimolante. Il gruppo è giovane e ha voglia di fare, e l’intensità con la quale questi ragazzi affrontano gli allenamenti a secco lo dimostra chiaramente”.

Quando sono iniziati i contatti con Paolo Duca e cosa ti ha spinto maggiormente a scegliere Ambrì come destinazione?
“Il dialogo con Paolo è iniziato a febbraio, nel corso della pausa olimpica. I contatti si sono rapidamente intensificati e la scelta è arrivata in tempi brevi. Avevo voglia di mettermi in gioco e di affrontare una nuova sfida in NLA. Avevo la ferma convinzione di poter aiutare una compagine della massima lega. Il progetto di Ambrì mi ha colpito e si è dimostrato ideale alla mia persona, soprattutto per l’esperienza che posso portare anche a favore dei giovani. Ho davvero tanta voglia di giocare e di aiutare la squadra”.

Ti stai allenando in coppia con Benjamin Conz… Come ti trovi con lui?
“Conosco Benji da molti anni ormai e qualche annetto fa (sorride, ndr.) ci siamo perfino ritrovati insieme nei quadri della Nazionale. In un modo o nell’altro, poi, siamo sempre rimasti in contatto. È una persona che stimo e credo che per una squadra sia positivo poter contare tra le proprie fila su due portieri d’esperienza che possono dare il proprio contributo. Noi cercheremo di spingerci a vicenda al fine di dare il meglio possibile all’Ambrì”.

Nelle ultime stagioni hai giocato poco, un po’ a causa di infortuni, un po’ per la presenza di Merzlikins, che era il chiaro titolare… Ad Ambrì hai una prospettiva diversa, ovvero quella di giocare di più e di fare concorrenza ad ogni partita a Conz. Questo cambia quelli che sono i tuoi obiettivi?
“A dire il vero no. Già a Lugano, dove la situazione relativa al portiere titolare era chiara, ho sempre cercato di dare il massimo dentro e fuori dal ghiaccio, così come all’interno dello spogliatoio. Le eccellenti prestazioni di Elvis mi hanno impedito di scendere regolarmente sul ghiaccio ma, nonostante ciò, non ho mai mollato. Ho sempre dato tutto quello che potevo dare. Ad Ambrì sarà lo stesso. Anche qui mi ritroverò a “competere” con un ottimo portiere, e dovrò pian piano guadagnare la fiducia di tutto lo staff tecnico. Il mio obiettivo, ovviamente, sarà quello di giocare quante più partite possibili. Questo, però, dipenderà anche molto dalle scelte del nostro coach. È dunque difficile prevedere quante sfide sarò chiamato a giocare. Quel che è certo è che voglio aiutare la squadra”.

Quando sei stato schierato dal Lugano hai comunque sempre risposto presente, sfoderando delle ottime prestazioni…
“Sì, esatto. Credo che se c’è qualcosa che ho dimostrato a Lugano è che, nonostante questa mancanza di regolarità, ho sempre risposto presente. Quando Ireland aveva bisogno di me, io c’ero ed ero pronto. Questo anche grazie alla preparazione estiva e all’allenatore portieri (Michael Lawrence, ndr.), che esigeva davvero tanto nel corso degli allenamenti. Era in grado di spingermi e di tirare fuori il mio potenziale… Le maggiori difficoltà risiedevano nel mentale. Si tratta di un lavoro quotidiano, che non si limita a qualche allenamento o a quelle poche partite che giochi. Perfino quando non scendi sul ghiaccio le partite le vivi appieno, anche se solo nella tua testa. Ti prepari, analizzi il tutto e cerchi di dare qualcosa alla squadra”.

In passato hai disputato tre stagioni con i Lakers. Come valuti il loro ritorno in National League?
“Si tratta di un’organizzazione che merita al 100% un posto tra le 12 migliori squadre svizzere. Hanno le infrastrutture, una pista ideale, un pubblico straordinario e dei mezzi finanziari all’altezza della National League. Personalmente a Rapperswil ho vissuto degli anni davvero molto belli, l’intera organizzazione è sempre stata eccezionale nei miei confronti. Non posso che essere felicissimo per loro, se lo meritano”.



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