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Interviste

Luongo: “A Lugano tre anni di crescita, era la scelta giusta!”

BUFFALO – Dopo tre anni passati alla Resega il canadese Leo Luongo è pronto ad affrontare con grande energia una nuova pagina della sua carriera, con un contratto di tre anni firmato con l’organizzazione dei Florida Panthers che lo porterà ancora più vicino al sogno di lavorare nella miglior lega al mondo.

Il suo ottimo lavoro in Svizzera non è passato inosservato, tant’è che nel corso delle ultime settimane il 31enne era in trattativa con tre squadre NHL, ed alla fine la sua scelta è caduta sui Cats. Il club di Sunrise si trova in una fase di grande rilancio, con la presentazione del nuovo logo che ha fatto seguito alla prima qualificazione ai playoff degli ultimi quattro anni, la seconda addirittura negli ultimi 15.

I Panthers saranno inoltre affiliati ad un farm team completamente nuovo, gli Springfield Thunderbirds, ed è proprio nel Massachussets che Luongo svolgerà la grande maggioranza del suo lavoro.

“Non conosco ancora al 100% i dettagli delle mie responsabilità – ci ha spiegato Luongoma il lavoro che svolgerò sarà principalmente a Springfield per allenare i portieri AHL presenti nell’organizzazione, mentre in circostanze meno frequenti seguirò anche i giovani che militano in ECHL. Nel mese di luglio sarò in Florida per il prospect camp, ed anche tra agosto e settembre sarò con i Panthers per la prima settimana del training camp NHL , dopodichè mi trasferirò per il resto della stagione a Springfield”.

Leo Luongo, come si è sviluppata la trattativa con i Florida Panthers?
“Nel corso dell’ultimo mese ho discusso intensamente con un’altra franchigia, e dall’essere 15 candidati siamo rimasti in due. Nel frattempo però Ottawa ha assunto Pierre Groulx, che lavora per Florida in AHL, e si è dunque venuta a creare questa occasione. Negli ultimi anni sono sempre stato in contatto con Robb Tallas – l’allenatore dei portieri dei Panthers – a cui negli scorsi anni mandavo spesso dei video dei miei allenamenti con Manzato e Merzlikins, ed è sempre stato interessato alla mia filosofia. Mi ha messo immediatamente in contatto con il GM, con cui mi sono subito sentito a mio agio, ed anche con il loro coach AHL l’intesa è stata immediata”.

Con loro troverai inoltre una certa stabilità…
“Sì, esatto. Quando mi hanno offerto un contratto di tre anni ho subito capito che per me e la mia famiglia era la soluzione migliore, avrebbe avuto poco senso lasciare la Svizzera con un accordo di una sola stagione, con tutte le incertezze del caso per quella successiva. Inoltre in un solo anno è difficile creare una struttura, mentre così avrò l’opportunità di costruire qualcosa di preciso e concreto”.

Hai passato tre anni a Lugano, lavorando con la prima squadra ma anche nel settore giovanile… Cosa hai imparato in questo periodo?
“Ho imparato davvero tanto. Nel mio mestiere credo che non si possa mai dire di conoscere tutto, si può sempre scoprire nuove cose sia dai professionisti che lavorando con i giovani. A Lugano ho potuto passare tantissimo tempo sul ghiaccio, arrivavo alla pista alle 7 di mattina e ci restavo sino alle 9 di sera, e grazie a questo ho potuto migliorare ed esplorare nuovi metodi di lavoro. Per me quelli in Ticino sono stati tre anni di crescita, e sono molto contento di aver preso nel 2013 la decisione di trasferirmi a Lugano… Alla Resega sono cresciuto tanto come allenatore e come persona”.

Hai visto Merzlikins crescere, essere draftato e diventare uno dei migliori portieri di NLA… Com’è stato per te lavorare con un portiere così giovane e vedere i suoi progressi giorno dopo giorno?
“Mi ha dato tantissima soddisfazione. Tutti parlano di quello che Elvis fa sul ghiaccio, ed è vero che dal punto di vista sportivo è cresciuto tanto, ma la cosa che mi ha reso più felice è stato vederlo trovare la sua identità. Fuori dal ghiaccio è molto più maturo e a livello personale ha fatto moltissimi progressi, soprattutto se ripenso all’anno in cui sono arrivato a Lugano… È diventato un vero professionista e sono sicuro che continuerà a fare passi avanti, sul ghiaccio ma anche fuori. Lo aspetta un grande futuro”.

Ti dispiace non esserci per Merzlikins in futuro? Senti di aver lasciato un lavoro incompiuto a Lugano?
“Questa è una domanda difficile. Sicuramente mi dispiace perchè con lui avevo un’ottima relazione, così come ce l’avevo con Manzato. Tutti e tre abbiamo lavorato davvero bene, ed infatti negli ultimi anni hanno fatto registrare le statistiche migliori delle loro carriere. C’è dunque del dispiacere da questo punto di vista, perché assieme c’era una bella armonia ed è difficile ritrovarsi in una squadra in cui si crea una tale situazione con entrambi i portieri. Ma, visto che sono dei bravi giocatori e delle ottime persone, sono sicuro che con qualsiasi altro allenatore che arriverà continueranno ad avere buoni risultati”.

Merzlikins ti ha dedicato un tweet “d’addio”, ringraziandoti per il tuo aiuto a livello mentale… Come hai lavorato con un ragazzo dalla personalità forte come la sua?
“Uno dei principali aspetti della mia filosofia è la convinzione che tutti i portieri sono diversi, sia sul ghiaccio che fuori… Tutti come persone abbiamo caratteri diversi, e per questo non mi sono mai piaciuti i preparatori che allenano tutti i giocatori allo stesso modo, perché ognuno ha una propria identità. Elvis ha sicuramente un carattere forte, ma quando lo si conosce come persona è evidente la sua passione e la voglia di vincere che lo contraddistingue… Questi aspetti devono poi essere gestiti, ma è normale che non ci si possa confrontare con lui nello stesso modo con cui ci si approccia a Manzato, così come lo stesso Manzato è diverso da qualsiasi altro. Per me è stato bello lavorare con un ragazzo con così tanta energia come Merzlikins, mentre gestire qualità e difetti dei portieri fa parte del mio mestiere di allenatore… Ho imparato quando essere duro con lui, quando lasciarlo tranquillo oppure quando aveva bisogno di una pacca sulla spalla… Abbiamo passato tre anni davvero belli!”.

C’erano diversi club NHL interessati a te… Per fare il salto in Nordamerica, è stato importante partecipare alla Coppa Spengler, prima con il Team Canada e poi con il Lugano?
“Sì, soprattutto ripensando a quelle due edizioni con il Canada, perché si entra in contatto con diversi scout e GM. La Spengler è stata una bella esperienza, e per proseguire nella propria carriera è sicuramente importante fare delle conoscenze nuove, il business dell’hockey si basa parecchio sulle connessioni tra le persone. Cercare di fare dei passi avanti a livello professionale è molto difficile se non si conosce nessuno, dunque in quelle occasioni a Davos è stato bello instaurare nuovi contatti, che per il nostro lavoro sono la base”.

Se fossi rimasto in Svizzera avresti rivestito anche il ruolo di assistente ai Ticino Rockets… Diventare un allenatore a tutti gli effetti e non “solo” dei portieri è un percorso che ti interessa?
“Sì, è un aspetto che mi è sempre interessato. Durante il mio secondo anno a Lugano avevo il ruolo di assistente nella squadra juniori, mentre alla Spengler avevo lavorato come video coach… Questi tipi di compiti ti permettono di partecipare ai meeting con staff tecnico e giocatori su vari aspetti del gioco, e questa è una fase che mi affascina. Durante i playoff con il Lugano avevo invece il compito di fare un pre-scout sui portieri contro cui avremmo giocato, ed in quel periodo potevo confrontarmi con gli allenatori a livello tattico, per aumentare le possibilità offensive della nostra squadra e capire come sfruttare meglio le occasioni da gol. Chissà, non so in futuro cosa farò, anche se al momento naturalmente vado avanti nel mio percorso di allenatore dei portieri… Ma mai dire mai!”.

Sarai presente a Buffalo per il Draft, quale sarà il tuo ruolo durante questo periodo?
“Avevo già deciso prima della firma con Florida di essere presente al Draft, visto che nell’ambito dell’evento si svolgerà la “NHL coaches conference” nella giornata di giovedì. Anche in questo caso l’opportunità sarà interessante per conoscere nuove persone, è importante fare parte di questo genere di eventi. Ora che sono impegnato con i Panthers, sicuramente ne approfitterò per conoscere meglio le persone con cui lavorerò il prossimo anno… In definitiva il Draft rappresenta per me una bella coincidenza!”.

La NHL si è da poco conclusa. I Penguins sono riusciti a vincere con il rookie Matt Murray in porta, mentre per San Jose tra i pali c’era Martin Jones, che per il primo anno ha giocato una stagione da titolare… Ti ha sorpreso vederli andare fino in fondo?
“Nei playoff la cosa che più conta è entrare in forma al momento giusto, e nel loro caso è successo esattamente questo, supportati naturalmente da due squadre che giocavano molto bene. Questa dinamica si è verificata lo scorso anno anche a Lugano, con Merzlikins che ha iniziato il post season in una forma strepitosa ed ha sicuramente aiutato la squadra… In questo senso mi viene alla mente anche Cam Ward, che nel 2006 ha vissuto dei playoff strepitosi ed ha portato Carolina alla Stanley Cup. È vero che nei playoff si deve avere un buon portiere per vincere, e se il talento viene unito allo stato di forma perfetto, ecco che possono succedere grandi cose”.

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