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Lugano

Lugano schiaffeggiato dai Lions, i bianconeri sono in panne

Altra prestazione preoccupante dei Lugano, incapace di reagire alla prima difficoltà ed estremamente fragile. Il weekend con il doppio derby potrà dire molto sulla squadra di Ireland

Lugano schiaffeggiato dai Lions, i bianconeri sono in panne

ZSC LIONS – LUGANO

6-1

(0-0, 4-0, 2-1)

Reti: 21’42 Bachofner (Pettersson) 1-0, 24’23 Pettersson (Pestoni, Seger) 2-0, 31’01 Wick (Künzle) 3-0, 36’27 Schäppi (Guerra) 4-0, 48’04 Sanguinetti (Brunner) 4-1, 56’41 Geering 5-1, 58’48 Chris Baltisberger (Geering, Pettersson) 5-1

Note: Hallenstadion, 10’328 spettatori. Arbitri Massy, Stricker; Borga, Kaderli
Penalità: ZSC Lions 3×2′, Lugano 7×2′

ZURIGO – Tutti i buoni propositi per l’anno nuovo andati polverizzati nello spazio di un quarto d’ora. Esattamente il tempo che gli ZSC Lions ci hanno messo ad annichilire un “vecchio” Lugano – nel senso di quello visto già a dicembre – con quattro reti pesanti come macigni.

Un film già visto, con un discreto primo tempo e un crollo alla prima difficoltà, una squadra disunita che non riesce più a riprendersi e sembra cadere tra le braccia dei fantasmi passati.

© Berend Stettler

Anche all’Hallenstadion in questo mese di gennaio i bianconeri hanno mostrato la loro faccia peggiore, affondando appena gli avversari hanno inserito una marcia più alta, senza essere in grado di cambiare il ritmo di pattinaggio, ingaggio fisico e velocità di pensiero.

Una squadra in balìa degli eventi, mandata al tappeto in men che non si dica, quasi in maniera attesa dopo la prima rete in entrata di tempo e questa è una sensazione bruttissima e allarmante. Questo Lugano, ora non ci si può più nascondere dietro le “temporanee flessioni” o le pur importanti assenze, ha qualcosa che non va.

O meglio, ha qualcosa che non lo fa più funzionare come prima, come quel bel gruppo di giocatori compatto e forte che aveva superato diverse avversità e si era portato fin su alla seconda posizione con carattere e forza mentale.

© Berend Stettler

Quel Lugano non c’è più, lo ha dimostrato andando in frantumi in quel bruttissimo secondo periodo (una costante ormai) dopo l’ennesimo rimescolamento delle linee da parte di Ireland il quale, sotto la sua proverbiale calma, non sappiamo quanta preoccupazione celi. Perché in fondo anche lui, bene o male, le sta provando tutte, con le sue doti psicologiche, con il rimescolamento dei blocchi, con il suo predicare pazienza.

Tutto giusto, ci mancherebbe che si vada in panico a questo punto del campionato ma, a conti fatti e alla luce di quanto la squadra mostra sul ghiaccio, della preoccupazione seria deve esserci, perché questa squadra non sembra più in grado di reagire e mostra una fragilità impensabile per come è stata costruita e per l’autunno che ha giocato.

Tutti, o perlomeno buona parte degli interpreti sul ghiaccio, hanno perso verve, “gioia” (parola cara a Ireland) di andare sul ghiaccio, tanti hanno paura di sbagliare e questo porta automaticamente all’errore.

© Berend Stettler

Sono solo catastrofismi? Forse. Panico? Non è il caso. Allarmismo? Sì, giustificato, perché a questo punto è anche chiaro che le assenze di Ulmer, Furrer e Riva non bastano a spiegare certe prestazioni, perlomeno dalla parte del carattere e della forza del gruppo.

Ireland e i suoi ragazzi ora hanno un’occasione che può essere d’oro come può essere la classica arma a doppio taglio: i due derby back-to-back del weekend in arrivo.  O il Lugano si rilancia in maniera forte contro i leventinesi oppure qualcosa ci si dovrà inventare. In ogni caso, qualunque sia la mossa, è da fare alla svelta e che non sia il classico cerotto su un cranio rotto.


IL PROTAGONISTA

Fredrik PetterssonDa una parte l’ex bianconero a sparare dischi in porta come ai vecchi tempi, a segnare e farsi spazio nel morbido slot luganese, probabilmente caricato a mille per per questa sfida.

Sull’altro lato l’amico Linus Klasen a girovagare senza costrutto né cattiveria con le sue finte finite nel nulla e senza colpo ferire, mentre Pettersson decideva la sfida alla sua maniera. Il destino opposto di due gemelli separati.


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