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Lugano

Lugano e Zugo non si risparmiano, i bianconeri la spuntano all’overtime

LUGANO – ZUGO

4-3

(2-2, 1-0, 0-1; 1-0)

Reti: 1’18 Alatalo (Martschini) 0-1, 3.23 Morini (Reuille) 1-1, 5’43 Martensson (Furrer) 2-1, 15’04 Holden 2-2, 34’21 Bertaggia (Hirschi) 3-2, 58’55 Grossmann 3-3, 60’35 Furrer (Martensson, Klasen) 4-3

Note: Resega, 5’607 spettatori. Arbitri Fischer, Vinnerborg; Kovacs, Progin
Penalità: Lugano 3×2′, Zugo 5×2′

LUGANO – Dopo la vittoria piuttosto agevole contro il Bienne (oltre al pareggio in Cechia contro il Plzen in Champions Hockey League), di fronte allo Zugo il Lugano ha dovuto mostrare di nuovo i muscoli e il lato più duro del suo carattere, indispensabili per battere una squadra organizzata e veloce come quella di Kreis.

Non per nulla la partita contro i Tori è servita da banco di prova ed esordio per Maxim Lapierre, lui che negli scorsi playoff era diventato un vero e proprio incubo per Suri e compagni, con il canadese che ha preso il posto di Zackrisson non solo tra il pacchetto stranieri ma anche come ala nella prima linea con Klasen e Martensson.

A dire la verità questo esperimento non ha convinto più di molto, anche se vi è da dire che il topscorer svedese ha trovato molto spazio a sua disposizione per giocare il disco e fare ammattire la difesa ospite, ma l’impressione è che al suo fianco manchi sempre un finalizzatore vero e proprio.

Per una sera, o meglio per pochi secondi, però il finalizzatore ideale è stato Philippe Furrer, che con il suo tiro dopo il lavoro preparatorio dei due svedesi ha regalato il successo al Lugano all’overtime, anche se il risultato lascia un po’ l’amaro in bocca, in quanto i bianconeri avrebbero pienamente meritato i tre punti pieni.

Solo nel terzo periodo lo Zugo ha saputo mettere sotto per più cambi la squadra di Shedden, operando con la consueta velocità e mettendo in difficoltà Merzlikins con tiri e appoggi da ogni posizione, portando sempre molti uomini sulla sua area per creare scompiglio. Ed è così che sono nate le ultime due reti degli ospiti, con la mischia risolta dall’eterno Holden per il 2-2 e con il pareggio di Grossmann in extremis con tutto il traffico sul portiere bianconero, quando Kreis aveva richiamato Stephan per schierare sei uomini di movimento.

Per il resto del match Vauclair e compagni – con il numero 3 pienamente recuperato – hanno saputo contenere praticamente 3 linee su 4 dei loro avversari, allargandoli alle assi e impedendone le entrate centrali, soffrendo solo sul velocissimo blocco di Martschini, l’unica linea offensiva in grado di portare pericoli con regolarità.

I bianconeri dal canto loro hanno mostrato i muscoli, lottato e creato molto in una partita quasi da playoff per ritmo e intensità, mancando però di continuità nel gioco in power play, che rispetto alle ultime uscite ha fatto un passo indietro. A parità numerica il Lugano ha saputo far gioco e dare intensità alla sfida con tutti i blocchi, in maniera particolare verso il finale con l’accoppiata MoriniFazzini, per lunghi tratti imprendibile e produttrice di giocate spettacolari e molto intelligenti.

Ed è proprio con questi uomini che il Lugano fa crescere la squadra, un bottom six di alto livello e in grado di andar a segno – spettacolare la rete di Morini – senza mai dimenticare il lavoro fisico, di contenimento e il grande forecheck portato altissimo per tutto l’incontro.

Il Lugano ha vinto questa partita perché ha saputo interpretarla al meglio, senza attendere lo Zugo ma aggredendolo con l’intensità del lavoro nonostante le due docce fredde del primo gol (grande incertezza di Merzlikins, poi perdonata da un paio di big saves) e del pareggio a un minuto dalla terza sirena, dopo che i vari Morini, Ulmer e Martensson avevano sfiorato il gol del doppio vantaggio.

I ragazzi di Shedden non si sono mai scomposti, giocando in maniera diversa rispetto alle ultime uscite proprio perché occorreva giocare in maniera diversa, creando la spinta nello slot davanti a Stephan e mettendo i famosi “dischi sporchi” sulla sua gabbia. Non è mancato il lavoro difensivo per i bianconeri, soprattutto negli angoli e dietro la porta, dove si è vista qualche incertezza di troppo come in un paio di casi con Wilson, apparso piuttosto a corto di fiato rispetto alle ultime uscite.

In campionato è la quarta vittoria in cinque partite, la sesta se si contano anche gli impegni di Coppa Svizzera e Champions Hockey League, ma ciò che più conta è che il Lugano in ogni partita fa un passettino più avanti, e dopo le convincenti prestazioni contro Berna, Losanna e Bienne, intervallate dalla sconfitta nel derby, contro lo Zugo si è visto il Lugano dal gran carattere, quello che non si lascia abbattere più dagli eventi e che nonostante qualche ancor normale errore sa finalmente imporre di nuovo la sua legge senza aspettare chi ha di fronte.

E i margini di miglioramento sono ancora molto ampi.

fattore2LA FORZA CARATTERIALE: La rete in apertura di Alatalo, i power play sprecati uno in fila all’altro, il pareggio di Grossmann nel finale. Sembravano film già visti, con tutti quegli episodi pronti a far di nuovo traballare il Lugano come accaduto a inizio stagione.

Invece stavolta tutto ciò non è successo, perché da qualche settimana il Lugano è cambiato, è cresciuto e ha tirato fuori il carattere, lo stesso che gli ha permesso di reagire a ogni scivolone e di rispondere colpo su colpo con lo Zugo. Lo ha fatto con tutta la squadra, con i ragazzi come Morini e i leader come Furrer, oltre che con quegli scorer ritrovati come Bertaggia, alla sua prima rete stagionale.

È vero, stilisticamente si può ancora migliorare, ma avere questo carattere e questa forza di gruppo è una base di partenza fondamentale.

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