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Lugano

Lugano battuto a Zugo, con qualche attenuante e punti interrogativi

ZUGO – LUGANO

4-3

(0-1, 3-0, 1-2)

Reti: 4’50 Bürgler (Klasen, Brunner) 0-1, 30’04 Peter (Schnyder, Schlumpf) 1-1, 33’06 Diaz (McIntyre, Martschini) 2-1, Diaz (McIntyre) 3-1, 43’12 Martensson (Klasen, Sondell) 3-2, 51’49 Martensson (Chiesa, Bertaggia) 3-3, 53’36 Martschini (Holden, Diaz) 4-3

Note: Bossard Arena, 6’716 spettatori. Arbitri Dipietro, Stricker; Bürgi, Huguet
Penalità: Zugo 7×2′ + 1×10′ (Suri), Lugano 4×2′

ZUGO – Quanto poteva essere marcato l’amaro nelle bocche dei bianconeri al termine del match? Moltissimo, inversamente proporzionale alla gioia dei tifosi locali, felici di una “mini vendetta” contro chi aveva messo fine bruscamente alla loro passata stagione. Un amaro in bocca persistente, dopo che gli uomini di Shedden erano riusciti in una decina di minuti perlomeno giocata a buon ritmo a raddrizzare una situazione che li vedeva sotto per 3-1.

Lo Zugo quel vantaggio se lo è costruito in quattro terribili minuti nel periodo centrale, nei quali i bianconeri non ci hanno capito nulla e i padroni di casa hanno capitalizzato la loro maggior velocità di manovra.

Fino a lì il Lugano era stato in vantaggio grazie alla rete di Bürgler – la scontatissima rete dell’ex – ma non è che avesse incantato, anzi. Holden e compagni hanno spinto sul gas come era prevedibilissimo sin dai primi minuti di gioco, costringendo Manzato (schierato a sorpresa da Shedden) a una buona mole di lavoro immediato. Fino a lì poteva anche starci, ma a preoccupare del Lugano era un gioco a 5 contro 5 slegato, con praticamente una fase di transizione inesistente, difficoltà a trovare automatismi tra attacco e difesa, zona neutra terra di conquista.

Tutto ciò si è maledettamente amplificato in quel bruttissimo secondo tempo, e gli errori individuali hanno cominciato a costare caro, a costare reti (vedasi l’impresentabile Sondell) e penalità.

Tanto per non farsi mancare nulla ci ha pensato anche la sfortuna a mettere il dito nella piaga, togliendo dai giochi un Fazzini (distorsione alla caviglia) che era stato tra i più propositivi e attivi tra le fila bianconere. Ciò ha costretto Shedden a spostare Sannitz in attacco – non se l’è cavata nemmeno male al fianco di Chiesa – per sopperire all’assenza del numero 17.

L’amaro in bocca si diceva, quel gustaccio che riempie la bocca, quando si sa di aver gettato alle ortiche qualcosa che era oro colato per come si era sviluppato il contesto. Oro colato erano stati quei primi dieci minuti del terzo tempo, gli unici giocati in maniera accettabile dai bianconeri, che hanno dimostrato di poter essere devastanti anche solo concentrandosi un attimo e facendo girare il disco più rapidamente.

Dieci minuti scarsi per permettere a Martensson di raddrizzare la baracca con due gol che sono il suo marchio di fabbrica, e sulla scia di quei momenti il Lugano poteva anche pensare di farla franca e di beffare i padroni di casa. Certo perché, come già detto, al Lugano è bastato “cominciare a giocare” per far vedere almeno l’ombra del suo potenziale e schiacciare in qualche frangente lo Zugo, pur sempre senza incantare.

E poi la frittata, con Sondell saltato da Martschini in maniera disarmante (lo svedese si era già perso Schnyder sul primo gol dei padroni di casa) e Manzato battuto dal micidiale polsino del numero 46. Inutile il forcing finale, anche a causa di un palo colpito da Brunner a pochi secondi dalla fine, e vittoria meritata per uno Zugo che semplicemente ha giocato per più minuti dei bianconeri.

Il Lugano ha difficoltà di line up, questo è innegabile, le assenze di Vauclair, Furrer, Kparghai e in corso partita di Fazzini, sono importanti e debilitanti, ma questo non giustifica la prestazione di alcuni uomini e la mancanza di “drive” di gioco da difesa a attacco per così tanto tempo.

Le buone notizie non mancano, come il power play che ha prodotto tutte tre le reti bianconere, ma i problemi maggiori li si sono visti eccome a 5 contro 5. L’esperimento di Sannitz in difesa non è andato male, il numero 38 se l’è cavata bene, e con un discreto minutaggio di gioco Sartori ha disputato una buona partita, senza troppe sbavature, dimostrando di essere in grado di prendersi una fetta di spazio in questi momenti.

Non sarebbe saggio fasciarsi la testa dopo una sola partita, anche visto precedenti, di tempo per rimediare e lavorare ce n’è in abbondanza, ma questa prima partita ha già messo in risalto quelle che potrebbero essere le lacune principali dei bianconeri. Come detto di tempo ce n’è, e non è il caso di allarmarsi, ma è cosa saggia pure mettersi a lavorare il prima possibile perché questi segnali non diventino un cumulo di tanti problemi.

fattore2
DANIEL SONDELL:
Raramente capita di dover menzionare un giocatore come fattore decisivo per una sconfitta, e non è certo mai piacevole nemmeno constatarlo.

Stavolta però occorre fare il nome di Daniel Sondell che, non si sa se preso dall’emozione o cos’altro, ha tirato fuori una prestazione inquietante. Perso Schnyder sul pareggio dello Zugo, si è fatto saltare in maniera facilissima da Martschini (di cui dovrebbe conoscere le qualità) regalando di fatto la possibilità di trovare il game winning gol alla micidiale ala dello Zugo.

Come successo in passato con altri giocatori (esempio più lampante è Martensson) è giusto concedergli il beneficio del dubbio e del tempo, fatto sta che i dubbi (molti) sono venuti a chi ha assistito a questa prestazione.

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