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Lugano

Lugano a lezione dai Lions, per i bianconeri week end da zero punti

LUGANO – ZSC LIONS

0-4

(0-1, 0-2, 0-1)

Reti: 00’42 Matthews (Nilsson, Bachofner) 0-1, 20’26 Seger (Shannon, Nilsson) 0-2, 34’20 Cunti (Shannon) 0-3, 45’34 Schäppi (Keller, Diem) 0-4

Note: Resega, 6’538 spettatori. Arbitri Fischer, Vinnerborg; Borga, Espinoza
Penalità: Lugano 4×2′, ZSC Lions 5×2′

LUGANO – Alla fine è arrivato anche il primo week end da zero punti per Doug Shedden, chiusosi con un’altra pesante sconfitta, stavolta contro la corazzata degli ZSC Lions di Marc Crawford che ha pure interrotto la serie di 10 vittorie consecutive alla Resega dei bianconeri.

La prestazione della sera precedente nei Grigioni non lasciava sperare a troppo di buono, anche se la cosa che si voleva vedere dai bianconeri era perlomeno una reazione sul piano dell’attitudine.

Alla fina almeno quello c’è stata, ma solo dopo aver incassato il proverbiale gol in entrata il Lugano ha cominciato a prendere coraggio. Da rivedere più e più volte la triangolazione spettacolare che ha portato al gol Auston Matthews, ma solo dopo aver subito questo magnifico gol, Hirschi e compagni hanno impiegato ancora qualche minuto per riprendersi.

Con di nuovo Martensson al fianco di Pettersson, ma stavolta senza Klasen, i bianconeri si sono scontrati con un’organizzazione di gioco semplicemente perfetta, basti pensare che gli errori individuali degli zurighesi si possono contare sulle dita di una mano in tutto l’incontro, peraltro nemmeno molto gravi.

Questo ha messo ancora più in luce le difficoltà dei padroni di casa, che nella partita del “compleanno” hanno dimostrato quanto alla lunga possa essere deleterio giocare senza i migliori difensori – e ci mettiamo anche Ulmer, assente dopo un colpo alla parte alta del corpo – e pure Brunner. Al Lugano sono mancati tremendamente le capacità di impostare in transizione veloce da parte dei tre difensori citati, la capacità di sovrapporsi alle azioni d’attacco e soprattutto la loro solidità.

Nulla da dire sulla partita disputata dai vari Sartori e Fontana, ma di fronte a Matthews e compagnia loro possono ben poco. Le assenze, forzate e non hanno, hanno fatto mettere in pista un line up ancora differente a Shedden, ma è evidente che l’organizzazione e la chemistry nei blocchi creatasi negli ultimi mesi non la si può ricreare di punto in bianco modificando pesantemente la formazione.

A risentirne maggiormente in questo momento è sicuramente il primo blocco, che senza tre svedesi assieme e con l’assenza del supporto della premiatissima ditta FurrerChiesa fatica a trovare non solo la rete ma anche la giusta impermeabilità, e contro i Lions questi difetti sono usciti alla luce del sole. Pettersson ha ritrovato l’utile lavoro di Martensson a semplificargli le cose, ma con Stapleton l’intesa non è stata buonissima, portando il topscorer a intestardirsi in diverse azioni personali cadute nel vuoto.

Per contro ha destato una buona impressione la linea composta da Bertaggia, Hofmann e Lapierre, con il canadese che sta trovando i giusti automatismi e che si è prodigato in un buon lavoro fisico alle assi e nello slot.

Ma ancora una volta a balzare agli occhi sono stati il terzo e il quarto blocco del Lugano, a conferma di quanto i gregari sappiano reggere il confronto in ogni partita, ma contro certe squadre occorre l’apporto di tutti, e i vari Sannitz, Walker e Reuille non possono arrivare ovunque.

Questa partita ha detto un cosa: il Lugano non può permettersi di giocare a ranghi così ridotti di top player contro le migliori formazioni del campionato e pensare di farla franca senza sudare fino all’ultima goccia. Le assenze sono state un grave peso sullo svolgimento del match, ma non lo hanno deciso fino in fondo. Questo perché il Lugano ha avuto alcune occasioni per rientrare in partita al momento in cui era ancora possibile farlo, in certi momenti ha spinto anche abbastanza bene, ma troppo spesso, i bianconeri hanno preso la decisione sbagliata nel momento sbagliato.

Questa è la sostanziale differenza che c’è ancora tra il Lugano e le due avversarie affrontate nel week end: una qualità più profonda della rosa e quell’esperienza unita alla chemistry che fa prendere le decisioni giuste nei momenti decisivi. Quelle decisioni che possono magari cambiare il corso di una partita che sembra già segnata.

fattore2

LA QUALITÀ: Per “qualità” non si intende solo il confronto puramente tecnico tra i giocatori, altrimenti chiunque esce battuto contro i Lions. Si intende anche la qualità del gioco, della profondità nelle checker lines e “nella testa” dei giocatori.

Il Lugano, gravemente debilitato, per battere gli ospiti zurighesi avrebbe dovuto disputare una grande partita, ma non lo ha fatto. I bianconeri avrebbero potuto alzare il proprio livello evitando di farsi prendere dal panico in alcune occasioni, evitando di intestardirsi in altre o prendendo magari le decisioni più semplici in altre.

Non lo ha fatto, e lo ZSC ha impartito una lezione di efficacia, di gioco e capacità di gestione della partita.

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