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Interviste

Lapierre: “Ho un conto in sospeso, sono a Lugano per vincere il titolo”

LUGANO – È tornato nella “sua” Lugano il canadese Maxim Lapierre, con il sorriso stampato sulle labbra dal primo minuto all’ultimo del suo primo allenamento agli ordini di Shedden, quasi come se non se ne fosse mai andato.

E per certi versi è proprio così. Per lo staff, per i compagni e per i tifosi l’avventura vissuta negli ultimi playoff è ancora freschissima, ed il ritorno di Lapierre è quasi un segnale di come ora si possa finalmente riprendere il discorso da dove lo si era lasciato. Lo spogliatoio è di nuovo completo.

“È quasi irreale essere di nuovo qui. È stato speciale rivedere i miei compagni, perchè ogni volta in cui si è in un gruppo con cui si condivide un’esperienza come quella che abbiamo avuto arrivando sino in finale, si crea una connessione speciale. Non si è solamente compagni di squadra, si diventa una famiglia”, ci ha spiegato Maxim Lapierre. “Io e la mia famiglia siamo davvero felici di essere di nuovo qui, mercoledì quando siamo arrivati avevamo la sensazione di essere ritornati a casa”.

Maxim Lapierre, Lugano era la tua priorità nel caso non avessi ottenuto un contratto NHL… Come mai? Cosa hai trovato di così speciale qui?
“Come prima cosa a Lugano ho un conto in sospeso, volevo avere l’opportunità di tornare qui e vincere il campionato. In generale però ala Resega mi trovo bene in tutto e per tutto… Come giocatore viaggi molto e vivi in tanti luoghi diversi, ma ogni tanto trovi quel posto speciale in cui i compagni di squadra sono fantastici, l’organizzazione pure ed i fans sono incredibili… Ho trovato tutto questo a Lugano, città che per me è un paradiso. Tutto era stato perfetto per me e la mia famiglia lo scorso anno, speravamo davvero di poter tornare”.

Ritrovi inoltre Dough Shedden, che fortemente ti aveva voluto lo scorso anno…
“Il lavoro che lui e Pat Curcio stanno facendo a Lugano è incredibile, sono due allenatori a livello NHL e dobbiamo considerarci fortunati di averli. Sono fenomenali nello svolgere il loro lavoro ed il sistema che viene attuato è ottimo… È divertente essere parte di tutto questo. Naturalmente l’hockey rimane un business e capisco cosa è successo lo scorso anno a fine stagione, ma sapevo anche che con il Lugano non era finita.”.

Avevi accettato un tryout ai Rangers sapendo che sarebbe stato difficile ottenere un posto… C’era già un accordo pronto con il Lugano oppure hai iniziato a parlare con il club solo dopo essere stato tagliato?
“Il mio obiettivo era quello di creare una sorpresa ai Rangers. Con loro ho avuto un training camp molto positivo, ma come me c’erano tanti altri giocatori e alla fine posto per me non ce n’era. Praticamente mezz’ora dopo che New York mi aveva liberato il mio telefono è iniziato a suonare e sono arrivate diverse offerte dalla KHL e dalla Svizzera. Ho risposto a tutti di lasciarmi una settimana per riflettere, perchè speravo che il Lugano mi richiamasse proponendomi un contratto. Quando questo è avvenuto ho cancellato qualsiasi altro numero nel mio telefono e mi sono concentrato nel negoziare un accordo con i bianconeri, e tutto è andato benissimo”.

Sarebbe stato strano vederti giocare per un’altra squadra svizzera…
“Sarebbe sicuramente stato difficile venire alla Resega da avversario, dopo quanto fatto lo scorso anno. Quando si è in NHL non si sa nulla dell’Europa.. In NHL i fans sono incredibili, specialmente a Montreal dove ho iniziato la mia carriera, ma nel momento in cui lasci una squadra non sai se rivivrai quelle sensazioni di nuovo. Per me è stata una bella sopresa arrivare qui lo scorso anno e trovare dei tifosi incredibili. Per me è un privilegio poter giocare per loro, sono il principale motivo per cui a Lugano mi sento a casa”.

Avevi affermato che se in NHL non ci sarebbe più stato posto per te, volevi fosse Alain Vignault a dirtelo… Com’è andato quel momento a New York?
“Quando si conosce un coach così bene come nel mio caso con Alain, la comunicazione diventa davvero semplice. Mi ha semplicemente chiamato dicendomi che avevo avuto un camp molto buono, e che se un giorno avessi avuto bisogno qualcosa da lui avrei potuto chiamarlo in qualsiasi momento. Non credo che la mia esclusione sia arrivata a causa delle mie performance sul ghiaccio, ma piuttosto perchè i Rangers avevano in rosa tantissimi giocatori, ed infatti ancora ieri hanno mandato dei ragazzi con dei contratti one-way in AHL… Per me non è però stata una brutta notizia, visto che ho potuto tornare a Lugano”.

Il gioco inoltre è cambiato molto in NHL… Si è passati da quarte linee tipicamente fisiche a blocchi con grande velocità e tecnica…
“Credo che questi cambiamenti arrivino in trend, e la squadra che vince la Stanley Cup indica sempre la direzione che le altre franchigie tendono a seguire. Alcuni anni fa hanno vinto i Kings, e la loro squadra era basata su una grande presenza fisica, dunque tutti hanno iniziato a costruire lineup simili per competere con loro. Negli scorsi anni invece ad avere successo sono state Pittsburgh e Chicago, ed ora tutti cercano di adattarsi puntando su tanta velocità e tecnica… Posso però garantire che tra qualche anno si tornerà ad essere più fisici, l’hockey è una ruota che gira e tutti cercano di adattarsi al meglio agli eventi”.

Lo scorso anno avevi avuto un grande impatto, arrivando in un contesto come i playoff adatto al tuo tipo di gioco… Cosa pensi di poter dare al Lugano sull’arco di una stagione intera?
“Mi considero un giocatore completo, credo di poter giocare bene difensivamente ma so di poter contribuire anche sul fronte offensivo. In passato ho avuto delle buone stagioni in AHL, dove sono riuscito a racimolare dei buoni bottini di punti, mentre in NHL un anno sono riuscito a segnare 15 gol e non credo sia stata solo fortuna. Penso di poter portare questi elementi qui in Svizzera. Lo scorso anno mi sono divertito, ma per me rappresentava comunque un periodo in cui ho dovuto adattarmi, perchè era la mia prima esperienza in Europa e sulle piste grandi. Avevo sempre la sensazione – anche nei playoff – di imparare qualcosa ad ogni partita… Ci sono giocate che in NHL non si usano, e bisogna capire come sfruttare la superficie più ampia. Penso che quest’anno potrò migliorare ancora e spero di avere una buona stagione”.

Hai svolto un solo allenamento, ma che impressione ti sei fatto di questo nuovo Lugano?
“Sulla carta sembriamo più forti. Ci sono nuovi bravi giocatori, mentre i giovani migliorano partita dopo partita, dunque non vedo alcun motivo per cui questo non possa essere un altro anno speciale per noi”.

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