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Ambrì Piotta

L’Ambrì ritrova se stesso, ma il derby va al “nuovo” Lugano

I bianconeri si impongono trascinati subito da Carr e Kurashev. L’Ambrì ritrova le giuste emozioni e lotta fino in fondo, anche se emergono alcuni limiti

L’Ambrì ritrova se stesso, ma il derby va al “nuovo” Lugano

AMBRÌ – LUGANO

2-3

(0-0, 1-1, 1-2)

Reti: 24’26 Carr (Bertaggia, Kurashev) 0-1, 28’46 Trisconi (Bianchi, Hächler) 1-1, 40’53 Bertaggia (Kurashev) 1-2, 46’08 Novotny (Rohrbach, Pezzullo) 2-2, 59’36 Carr (Boedker, Arcobello) 2-3

Penalità: Ambrì 4×2′, Lugano 4×2′

Note: Raiffeisen BiascArena, 483 spettatori
Arbitri: Urban, Hendry; Ambrosetti, Dreyfus

BIASCA – Subito nel segno dei nuovi arrivati. Con due reti (tra cui il game winning gol) Daniel Carr ha battezzato il suo esordio in maglia bianconera come meglio non avrebbe potuto, mentre Philipp Kurashev si è distinto con due assist e diverse giocate di alta classe.

In sostanza l’interesse rivolto verso i bianconeri pendeva soprattutto sui due osservati speciali, mentre sul fronte biancoblù c’era curiosità per verificare se l’aria da derby avrebbe risvegliato il vero Ambrì, quello polverizzatosi la sera precedente di fronte al Friborgo.

E sì, anche Luca Cereda ha ricevuto risposte confortanti sul piano dell’attitudine, e c’era da aspettarselo che i suoi ragazzi avrebbero affrontato la sfida contro i bianconeri con tutt’altro piglio rispetto a ventiquattr’ore prima. Lo si è capito dal primo cambio, giocato subito a tutta, ma poi anche e soprattutto dalla seconda metà di partita e nel periodo centrale in particolare, quando i leventinesi hanno maggiormente messo in difficoltà la squadra di Pelletier.

In generale il Lugano ha comandato il gioco per gran parte della partita, soprattutto nei primi venti minuti (chiusi comunque a reti inviolate) e parte del periodo conclusivo, ma c’era comunque da aspettarsi una differenza tecnica, viste anche le assenze sul fronte biancoblù di Fora e Horansky – entrambi acciaccati ma che riprenderanno a lavorare in settimana – e Nättinen, che già da programma avrebbe potuto giocare solamente uno degli impegni del weekend.

Una differenza tecnica che il Lugano ha creato soprattutto e logicamente nella costruzione di gioco, sulla velocità d’esecuzione e sulla capacità di crearsi occasioni a getto costante con tre blocchi su quattro.

L’Ambrì ha avuto invece le occasioni migliori quando ha saputo spaccare il gioco avversario grazie al profondo forecheck (vedasi il 2-2 di Novotny con l’ottimo lavoro di Rohrbach dietro alla porta) ma privo di uno straniero difensivo e pure di Fora, le difficoltà a costruire partendo dalle retrovie sono risultate importanti ed è un punto di domanda su cui forse vale la pena chinarsi.

Difficile che i leventinesi possano trovare continuità puntando solo sul forecheck e sul pattinaggio, perché rischiano di perdere costantemente la zona neutra a causa della mancanza di uomini che sappiano saltare l’uomo in rilancio e creare l’azione in velocità. In questo caso urgono soluzioni che permettano di avere delle alternative in retrovia, sempre che l’esperimento con Dal Pian in difesa non sia già stato accantonato.

Sul fronte bianconero, aldilà di una vittoria che conta (perché il derby è sempre il derby, anche e soprattutto per chi li gioca) ma che conta meno di altri fattori, Serge Pelletier può rallegrarsi di vedere una squadra che mostra automatismi invidiabili pur con una decina di nuovi interpreti nel line up, e anche gli ultimi arrivati hanno mostrato subito le loro qualità.

Prova è che i bianconeri avrebbero anche potuto fare la differenza già nel primo periodo, peccando con la mira e scontrandosi anche con l’ottima copertura dello slot basso attuata dall’Ambrì, ma la quantità e la regolarità delle occasioni create in alcuni frangenti dal Lugano era impressionante.

In questo senso però Arcobello e compagni dovranno lavorare maggiormente sulla sostanza, perché lo spettacolo che propongono certe linee è sicuramente brillante, ma occorre tramutarlo più spesso in materia prima. Uno che potrà sicuramente regalare sostanza è il già citato Daniel Carr, autore di una doppietta e del gol decisivo ma soprattutto di una prestazione che ha impressionato per il grande lavoro e la capacità di adattamento a qualsiasi situazione, un giocatore tutto fare dall’alta qualità.

Il derby ha sostanzialmente riconfortato di più Cereda per aver ritrovato il suo miglior Ambrì nello spirito e nell’attitudine di andare sul ghiaccio, ma anche Pelletier può sorridere, il suo Lugano cresce a vista d’occhio e promette spettacolo.


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