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Lugano

La frittata è tutta del Lugano, il Losanna passa senza strafare

I bianconeri perdono una partita che poteva essere tranquillamente nelle loro mani. A tradire disattenzioni e impazienza, sfumata una grossa occasione

La frittata è tutta del Lugano, il Losanna passa senza strafare

LUGANO – LOSANNA

1-2

(1-0, 0-0, 0-2)

Reti: 11’41 Loeffel (Klasen) 1-0, 48’24 Jeffrey (Herren) 1-1, 51’02 Emmerton (Moy) 1-2

Note: Corner Arena, 6’145 spettatori. Arbitri Eichmann, Urban; Castelli, Progin
Penalità: Lugano 2×2′, Losanna 0×2′

LUGANO – Alla terza sirena, con i canti dell’indomita curva, c’è invece il silenzio assoluto sulle tribune. Un silenzio che sapeva quasi di incredulità e perplessità per come il Lugano è riuscito a perdere una partita che non poteva perdere.

Non poteva perdere questa partita non tanto (o solo) per la situazione di classifica, anche se l’evolversi della giornata di NL non fa altri danni gravi, ma per la consistenza dell’avversario visto in pista alla Cornèr Arena.

Sul ghiaccio luganese è infatti sceso in pista un Losanna la cui consistenza sull’arco del match è stato quasi pari al nulla, basti pensare che nel terzo periodo ai biancorossi sono bastati quattro tiri per andare a segno due volte e ribaltare il match. E non si pensi di accollare una qualsiasi colpa a Elvis Merzlikins per questa media realizzativa degli uomini di Peltonen, perché tra un powerplay regalato e una disattenzione difensiva ci sono state un bel po’ di occasioni da rete mancate sul fronte bianconero, sia prima che dopo i gol ospiti.

In fondo, al Lugano – che ha rivisto in pista Cunti dopo mesi di assenza, pure in ottima forma – sarebbe bastata un po’ di concentrazione e lucidità in più per far sua una partita iniziata bene con la rocambolesca rete di Loeffel e proseguita su ritmi blandi e piuttosto noiosa.

Anche nel secondo periodo, quando i bianconeri hanno mandato un po’ troppo indietro i motori, si era capito che il Losanna era poca cosa a livello di consistenza e resistenza. Questo avrebbe dovuto far capire che la sola foga e la voglia di far bene non sarebbero bastate, anzi alla fine si sono rivelate controproducenti, quando invece il Lugano avrebbe dovuto usare la lucidità e la pazienza, in qualche modo la cassaforte di Zurkirchen sarebbe saltata.

Infatti la squadra di Ireland, pur non facendo chissà quali azioni da fuochi d’artificio (eufemismo), ha comunque messo in luce le gravi difficoltà di un avversario fragile difensivamente e distratto nel proprio slot, per questo occorre ribadire che è un peccato. Perché con il giusto piglio di pazienza e lavoro i bianconeri sarebbero potuti uscire vincitori da questa sfida con diversi minuti d’anticipo sulla terza sirena.

Troppo slegati quando occorreva compattarsi, poco pazienti al tiro (quanti dischi sono finiti sul corpo dei vodesi senza che questi accennassero neppure al tentativo di blocco?), persino poco attenti sui movimenti senza disco, insomma Chiesa e compagni hanno fatto un passo indietro rispetto alla rassicurante trasferta di Bienne di martedì.

Il passo indietro non è solo quello matematico dei punti sfumati, ma lo è soprattutto sul piano della prestazione e della concentrazione, quasi che i padroni di casa avessero “paura” di tentare di ripetere quello che di buono era stato costruito in precedenza. E non c’entrano molto formazione o schemi di gioco, gli errori erano soprattutto individuali e d’intesa, poche linee hanno giocato in scioltezza e con sicurezza, questo è quello che l’evidente linguaggio del corpo ha fatto trasparire.

Intanto, in una giornata di NL che aveva avvicinato le avversarie dirette che stanno sopra i bianconeri, proprio quest’ultimi vedono sfumare l’occasione dell’agognato aggancio al treno veloce per i playoff. La linea rimane a portata di mano ed tutto fuorché impossibile raggiungerla da parte del Lugano, ma da ora in poi questi black out sono da eliminare, perché più il tempo passa più si assottiglia il diritto all’errore, che oggi raggiunge lo spessore di una punta di spillo.

A proposito di punte, di spilli e di punture: continua la preoccupante carestia sul fronte delle reti da parte degli attaccanti stranieri. Lajunen non segna dal 23 dicembre, Klasen (che comunque qualche assist lo piazza e bisogna tener conto del turn over) dal 23 novembre, Haapala (infortunato in questo inizio anno, ma comunque…) dal 30 dello stesso mese.

L’unica rete di un attaccante straniero del Lugano in questo 2019 è quella di Lapierre a Ginevra del 5 gennaio, peraltro inutile ai fini del risultato. Ci sarà pur da riflettere su qualcosa, no?


IL PROTAGONISTA

Cory EmmertonSarà una provocazione, ma per quanto sia semplice l’hockey a volte le soluzioni sono quelle che ci sembrano fin troppo evidenti.

L’ex centro dell’Ambrì Piotta ha rischiato di regalare il 2-0 al Lugano in shorthand ed ha girovagato per la pista con poco costrutto per gran parte della partita, ma alla fine il game winning gol lo ha piazzato lui.

In una partita del genere il minimo indispensabile conta come un macigno, il suo gol è pesantissimo aldilà di tutto, che abbia giocato bene oppure male. Di altri protagonisti del match non ce ne sono, se non in negativo.


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HIGHLIGHTS

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