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Ambrì Piotta

La filosofia dell’Ambrì non cambierà, ma ci vorrà più qualità per risolvere le criticità

Duca e Cereda hanno tratto le loro conclusioni ed individuato i punti da migliorare. Percentuale al tiro, penalità, killer instinct e gioco nello slot i punti chiave. Horansky non tornerà, D’Agostini attende ulteriori test medici

AMBRÌ – Con un’ultima conferenza stampa l’Ambrì Piotta ha mandato agli archivi la stagione terminata lo scorso lunedì, tracciando le conclusioni di quanto è stato ed individuando i punti cardine da migliorare in vista del primo campionato nella nuova pista.

“È stata una stagione avara di emozioniha debuttato il DS Paolo Ducacon poco contatto con il pubblico. Per una squadra come l’Ambrì, abituata a dinamiche familiari e a vivere le emozioni tutti assieme, questo ha pesato molto. Ci è mancata la spinta del pubblico e la forza degli applausi. C’erano inoltre tante preoccupazioni ed incertezze su futuro e salari. Alcuni giocatori avevano paure legate alla loro salute, abbiamo scoperto in squadra sensibilità diverse”.

In vista del trasferimento nella nuova pista il programma iniziale era quello di fare il “trasloco” sostenuti da un certo entusiasmo dettato dal trend positivo della squadra. “Ma la pandemia ha frenato questo passo – ha continuato Duca – e ci ha costretto a farne addirittura qualcuno indietro. Ma non possiamo controllare tutto. La strategia non cambia, ciò che viene toccata è solo la tempistica, ma non i suoi contenuti. Dopo una prima fase in cui abbiamo ritrovato i valori societari e cementato stile di gioco e abitudini di lavoro, ora dobbiamo consolidare i cambiamenti e poi costruire piano piano su delle fondamenta stabili”. Si arriverà dunque alla fase di costruzione un po’ più tardi del previsto.

Guardando invece alla stagione da mandare agli archivi “a luglio abbiamo ridefinito le priorità dal punto di vista societario, e ci siamo concentrati sulla sopravvivenza, con conseguenze sulle scelte sportive. Abbiamo rinunciato allo straniero in difesa e promosso Novotny, dando poi più chance ai nostri giovani, come Pezzullo. Abbiamo poi messo in condizione alcune scommesse di potersi realizzare, come Zaccheo Dotti, Horansky, e Rohrbach”.

Sul piano prettamente sportivo Luca Cereda ha evidenziato “le difficoltà di una pianificazione complicata, sia durante l’estate che in inverno. È stata toccata la quantità e la qualità degli allenamenti, questo ci ha frenato nella progressione del gruppo… Pensiamo a Cajka, c’è bisogno di lavoro – anche individuale – per farlo progredire, ma non si ha avuto occasione. Le nostre energie psicofisiche non sono inoltre state al massimo, e per rendere abbiamo bisogno di questo. È stata una stagione faticosa mentalmente, ora abbiamo bisogno di un reset”.

Da un contesto complicato l’Ambrì ha però potuto conoscere meglio se stesso, cercando nuova idee ed adottando anche nuovi mezzi tecnologici. Quest’ultimo aspetto verrà impiegato sempre di più anche per prevenire gli infortuni. “Cercheremo di essere all’avanguardia in questo senso – ha spiegato Duca e già dopo l’ultima quarantena abbiamo implementato un sistema di rilevamento delle prestazioni, così da poter ottimizzare e gestire meglio i carichi di lavoro”.

Il bilancio sportivo ha chiaramente presentato degli aspetti negativi. “Guardiamo a risultati e classifica non sufficienti, era fattibile arrivare decimi. Ci sono inoltre state anche singole partite che non sono andate, come le troppe sconfitte contro il Rapperswil – che hanno avuto un impatto molto diretto sulla classifica – e tutti i derby persi. Ci aggiungo inoltre anche l’ultima partita alla Valascia”, ha proseguito Cereda.

All’allenatore i punti da migliorare sono ben chiari: “Partiamo dalle penalità. Alcune sono necessarie ma altre stupide, e soprattutto nel finale ne abbiamo commesse troppe. La nostre percentuale al tiro è stata la peggiore della lega, questo è un dato che deve far pensare e va affrontato, e siamo anche stati i penultimi per tiri dallo slot. Abbiamo incassato dieci gol in powerplay, siamo riusciti a vincere solo 2 overtime su 8, e delle 35 partite che noi consideriamo essere tirate ne abbiamo vinte solo dieci. È mancata insomma freddezza, la giocata, la forza e la lucidità per decidere i match a nostro favore”.

I problemi realizzativi sono dunque stati palesi, con troppi pochi tiri da posizione pericolosa ed un powerplay che ha fatto passi indietro. “Sulla percentuale al tiro si può lavorare, ma è molto legata al talento”, ha spiegato Cereda. “Certo, i cecchini nascono tali e non lo diventano, ma per i tiri dallo slot è una questione di volontà. Ci concentreremo insomma sul migliorare i tiri dallo slot e il powerplay, per portare i gol fatti da una media di 2 ad almeno 2.5/3”.

La filosofia del “pic e pala” però non cambierà. “Ma attenzione, il pic e pala non è un sistema di gioco, ma un’attitudine. Quella necessaria per implementare qualsiasi sistema. Il nostro impianto di gioco funziona con squadre più o meno talentuose, basti pensare che in NHL c’è chi vince giocando così. Indipendentemente dai giocatori a disposizione il gioco non cambierà”.

L’Ambrì ha insomma individuato le criticità per migliorare: efficacia sotto porta, meno penalità, sviluppare un certo killer instinct, “e per farlo dobbiamo aumentare la qualità, negli allenamenti ma anche nel roster”, ha commentato Duca, ed in questo senso si può tirare anche un bilancio sulle scommesse fatte nella stagione appena passata.

“Siamo consapevoli che non tutte le scommesse che si fanno possono essere vinte”, ha affermato Cereda. “Zaccheo Dotti ha sorpreso tanti, mentre Horansky è da considerarsi una scommessa persa. Ha tanto talento, ma gli manca l’intensità per giocare l’hockey che vogliamo noi”. L’attaccante slovacco ha ancora un contratto valido, ma la prossima stagione non tornerà.

C’è poi stato chi, come Kneubuehler e Rohrbach, che è stato messo nelle condizioni di esprimere il proprio potenziale, con risultati però diversi. “Johnny non ha caratteristiche offensive e da scorerha spiegato il coach ma ne ha altre che per noi sono interessanti. Consideriamo la sua stagione positiva, soprattutto la seconda parte. Rohrbach ha invece un maggior naso per la fase offensiva, ma deve consolidare il suo gioco sia in Swiss League che nella massima lega. In pochi riescono ad essere determinanti in avanti già in giovane età, deve imparare a sfruttare i suoi istinti ad un livello più alto. Johnny invece ha portato tanta energia ed è riuscito a creare momentum”.

In attesa degli annunci di mercato che arriveranno solo in futuro, una pedina fondamentale sarà quello dello straniero in difesa. Trovare l’uomo giusto potrebbe dare una grande mano nel risolvere i problemi individuati, soprattutto considerando come l’Ambrì tiri molto da lontano con i difensori (e questo va ad impattare la S%) e la necessità di un difensore abile nel powerplay.

“Nell’hockey moderno i tiri dalla blu sono molto importanti, ed in questo c’è anche una parte di lavoro. In powerplay se non lavori e non vinci i duelli si fa fatica contro tutti, perché tutti i boxplay avversari oramai sono molto aggressivi per compensare la mancanza di un uomo. Diciamo che il difensore straniero sarà molto importante, ma non punteremo tutto su quello per risolvere i nuovi problemi”.

Il lavoro dunque non mancherà nell’andare a comporre la prossima squadra, in attesa di conoscere il destino di Matt D’Agostini.

Entro metà maggio il canadese avrà un nuovo consulto medico in merito al suo ginocchio, ed in questo momento c’è molta incertezza e nessuna indicazione definitiva sulle sue possibilità di tornare a giocare. Non è purtroppo da escludere che debba smettere, ma la speranza è che gli esami medici portino notizie positive.

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