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Interviste

Johnston: “A Lugano posso sfruttare le mie doti, gioco con serenità”

Il difensore canadese ha commentato la vittoria contro il Davos :“Grande partita in un grande ambiente, playoff lanciati”. Nel suo futuro c’è ancora la Svezia, ma non chiude la porta alla LN

LUGANO – Ryan Johnston è uno di quei personaggi positivi che non faticano ad entrare nelle grazie delle altre persone, e l’intervista si trasforma ben presto in una chiacchierata molto rilassata. Sorriso a 32 denti, cappellino girato all’indietro, maglietta e pantaloncini, il difensore si presenta in zona mista a piedi nudi. “Sono appena uscito dalla doccia e non trovavo le ciabatte”.

Subito un paio di battute e il pensiero va alla sua prima partita in maglia bianconera: “È stato grandioso, amo questo tipo di gioco, offensivo, veloce e molto intenso. Ho giocato una sola partita ma ho già potuto constatare di quanti giocatori ricchi di talento offensivo ci siano, insomma è l’hockey che fa per me. E che ambiente in pista, veramente qualcosa di speciale!”.

Ryan Johnston, nonostante fosse la tua prima partita in questo campionato hai già mostrato una buona fiducia e una bella intesa con i compagni…
“Mi ci sono voluti un paio di cambi per entrare nel ritmo e negli schemi di gioco, ma poi credo sia andata abbastanza bene. Ho ricevuto molto sostegno dai compagni e in panchina continuavano a darmi indicazioni utili, il coach mi ha chiesto di fare quello che so fare, di dare impulsi offensivi di fare ripartire velocemente l’azione e poi ho potuto giocare anche in power play. Devo dire che mi sono divertito molto, è stata una gran serata e spero possa andare sempre meglio”.

Una vittoria come questa è il modo migliore per terminare la regular season, volevate finalmente dare un bel segnale per lanciare i playoff?
“Il coach era stato chiaro, tra sabato e lunedì dovevamo entrare definitivamente nella mentalità da playoff e dimostrare di essere pronti, perché ora non c’è più tempo. A Davos, dopo quei terrbili infortuni credo che i miei compagni sentissero comprensibilmente un po’ di timore e non abbiamo dato tutto fino in fondo. Lunedì invece abbiamo messo tutto il fisico sia in difesa che in attacco, protetto lo slot difensivo e lottato su ogni disco. Insomma sì, dovevamo dare un segnale e lo abbiamo dato, siamo pronti”.

I playoff possono essere una bella maniera per rilanciarti, vedi la Svizzera come una possibilità nel tuo futuro?
“Certamente può essere una possibilità per il futuro, ora io sono in prestito e sotto contrato con il Lulea, ma ho già potuto constatare di come questo hockey sia adatto alle mie caratteristiche. Vedremo, non so come andranno le cose e ora sono concentrato pienamente sul Lugano, ma cercherò di fare sempre del mio meglio per mettermi in mostra e meritare dello spazio”.

A partire da metà gennaio non hai più trovato spazio al Lulea, cos’è successo in quelle settimane?
“In Svezia si gioca molto difensivamente, si punta tutto sulla disciplina in retrovia e sul backcheck a tutti i costi. Credo di avere delle caratteristiche anche fisiche che non mi permettono di essere efficente in quel tipo di gioco e lo staff non era soddisfatto di quello che proponevo sul ghiaccio rispetto a ciò che mi chiedeva. Semplicemente quel tipo di gioco non era adatto alle mie caratteristiche e ho perso il posto a favore di bravi difensori più completi di me, ma non ho mai cercato alcun conflitto, so quello che posso dare e ho sempre cercato di impegnarmi al massimo, attendendo l’occasione giusta per rilanciarmi e crescere ancora, e poi tornerò a lottare per un posto”.

A Lugano hai trovato anche qualche giocatore nordamericano, questo ti è stato utile per inserirti al meglio in squadra?
“Tutta la squadra mi ha accolto alla grande, avevo qualche timore per la lingua ma tutti sanno parlare l’inglese, al contrario di me che non so una parola di italiano, ne di francese o tedesco, e nemmeno sapevo si parlassero tutte queste lingue qui! (Ride, ndr). Certo però che trovare dei nordamericani fa sempre piacere, mi hanno aiutato ad inserirmi al meglio e a farmi sentire un po’ di più a casa. Sono qui da poco ma ho ritrovato serenità, mi sento veramente bene.”

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