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Lugano

Il Lugano vive, i Lions crollano sotto il 4-0 della Resega

Grande reazione dei bianconeri che scongiurano la vittoria del titolo da parte degli zurighesi. Secondo shutout per Merzlikins in finale, torna al gol Fazzini

Il Lugano vive, i Lions crollano sotto il 4-0 della Resega

LUGANO – ZSC LIONS

4-0

(1-0, 0-0, 3-0)

Reti: 00’27 Hofmann (Lapierre) 1-0, 42’25 Hofmann (Morini) 2-0, 43’44 Furrer (Fazzini) 3-0, 57’28 Fazzini (Lapierre) 4-0

Note: Resega, 7’200 spettatori. Arbitri Stricker, Urban; Obwegeser, Wüst
Penalità: Lugano 1×2′, ZSC Lions 1×2′

LUGANO – Sarebbe bello, ma non lo sapremo mai ed è giusto così, poter essere presenti nello spogliatoio quei due minuti prima dell’entrata in pista, ad ascoltare le ultime parole di Greg Ireland per i suoi ragazzi.

Che poi in fondo, ne siamo sicuri, di parole ne hanno bisogno ben poche, dato che questa squadra, il Lugano, è abituato a guadagnarsi credito con i fatti. Fatti che anche stavolta in Gara 5 hanno dato ragione ai bianconeri e a chi redarguiva una parte di zurighesi, tifosi e non, sul fatto che di questo Lugano occorre diffidare sempre e comunque, anche quando sembra steso al tappeto.

La determinazione, la concentrazione e la voglia di dimostrare che “non è finita finché non è finita” (le parole di Cunti, aggiuntosi agli assenti, pronunciate sul 2-0 per il Bienne in semifinale) sono state le armi di un Lugano che dopo 27” era già in vantaggio, grazie all’intelligenza di Lapierre e all’opportunismo di Hofmann.

Un gol, inutile dirlo, che in qualche maniera aveva già spaccato la partita, non tanto in favore del Lugano, che prudentemente non si è fatto prendere dalla foga, ma invece ha subito “allarmato” le difese di entrambe le squadre.

In un primo tempo con alcuni pericoli sia per Flüeler (Lajunen, Bertaggia) che per Merzlikins (asta di Wick), si è visto però più ordine che in tutta Gara 4, e questo ha fatto pensare che la partita si sarebbe giocata come tra due pugili che si studiano per vari round prima di piazzare i colpi che fanno male.

E il Lugano ha avuto la pazienza degli atleti più scafati, resistendo all’unico momento di vera pressione dei Lions, nemmeno così asfissiante come in altri episodi, e continuando sui propri punti di forza: forecheck, fisico in zona neutra e nessuna paura di andare là dove fa male.

Resistito all’unico power play dei Lions – gli arbitri hanno adottato una linea molto permissiva, com’è giusto che sia in questi contesti – i bianconeri hanno così affondato i colpi in maniera cinica e micidiale, con l’aiuto anche di un Flüeler imperfetto sul tiro di Morini per il raddoppio, ma quello che si sono costruiti Hofmann e compagni in un terzo periodo a dir poco quasi perfetto è tutto merito loro.

Merito della determinazione conservata dall’inizio, della concentrazione e del coraggio di affrontare la partita con personalità e quel pizzico di pazzia che anche ragazzi come Vedova e Zorin portano in pista, quel coraggio che ai due Rockets permette di fare quello che sanno fare anche in un ambiente come quello di una Resega infuocata.

L’apporto dei due ragazzi biaschesi non è casuale (soprattutto dello sgusciante numero 72, applaudito un paio di volte per il suo lavoro di disturbo), in un contesto simile di solo pochi anni fa pensare che due ragazzi come loro potessero avere quello spazio e meritarselo era quasi utopia, ma qui c’è la mano delicata e ferma di Greg Ireland, un coach che crede nei suoi uomini, in quelli che sanno fare la cosa giusta per la squadra.

Le cose non erano precipitate prima e non sono ancora raddrizzate adesso, scommettiamo tutto sul pensiero del coach, ma è indubbio che questo Lugano non è battuto finché non è battuto, ed è incredibile vedere come molti giocatori siano disposti e in grado di giocare al massimo e persino oltre le loro possibilità.

Se la sconfitta in overtime di mercoledì poteva essere una mazzata, stavolta questa vittoria può essere un’iniezione di fiducia mica da ridere, per un Lugano che in questa finale, sottolineiamolo, ha subito solo una rete in casa in tre partite. Anche qui i Lions ci trovano poco da ridere.


IL PROTAGONISTA

Maxim LapierrePartita magistrale del topscorer bianconero. La prima rete di Hofmann è merito suo, per la capacità di leggere l’errore dei Lions e di vedere il numero 15 sbucare dal nulla, e anche l’assist per il 4-0 di Fazzini è una piccola perla.

Tra i due passaggi che hanno provocato le reti di apertura e di chiusura tanto lavoro intelligente e di sacrificio, una capacità di lettura del gioco impressionante e una nuova sfida nella sfida vinta contro l’altro casco fiammante, l’abulico e snervante (per i suoi) Fredrik Pettersson.


GALLERIA FOTOGRAFICA


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HIGHLIGHTS



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