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Ambrì Piotta

Il Lugano vince con maturità alla Valascia, Ambrì battuto 4-1

I bianconeri tornano alla vittoria dopo due sconfitte, sull’altro fronte l’Ambrì cede di nuovo alla distanza e paga i soliti errori

Il Lugano vince con maturità alla Valascia, Ambrì battuto 4-1

AMBRÌ – LUGANO

1-4

(1-1, 0-2, 0-1)

Reti: 12’37 Fazzini (Lapierre, Hofmann) 1-0, 17’33 Kostner (Berthon) 1-1, 29’17 Hofmann (Fazzini, Sanguinetti) 1-2, 35’26 Lajunen 1-3, 59’45 Lapierre (Lajunen) 1-4

Note: Valascia, 6’500 spettatori (esaurito). Arbitri Koch, Stricker; Kaderli, Wüst
Penalità: Ambrì 2×2′, Lugano 2×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Walker)

AMBRÌ – Il derby numero 217 della storia ha consegnato agli archivi la vittoria del Lugano ma, seppur con un peso minore siccome siamo solo all’inizio del campionato, la sfida della Valascia aveva già in mano qualcosa in più da consegnare a vincitori e vinti.

L’Ambrì, reduce dalle sconfitte contro ZSC Lions e Davos, con in particolare il brutto terzo tempo nei Grigioni, doveva dimostrare che nonostante tutto la filosofia di continua lotta e di entusiasmo non deve andare a scemare magari memore dei tempi passati, e qui il lavoro di Cereda diventa di fondamentale importanza.

Dall’altra parte del fiume il Lugano era reduce pure lui da due partite perse, con lo scotto di quella in casa contro lo Zugo, e in questo caso il compito di Greg Ireland era quello di riportare alla vittoria la propria squadra in un contesto difficile come quello del derby, per scongiurare una “microcrisi” di risultati e per tenere la squadra agganciata ai piani alti.

Missione compiuta per il Lugano, solo in parte per l’Ambrì Piotta. Se da un lato i bianconeri hanno tirato fuori una prova di compattezza e intelligente sul piano tattico per espugnare la pista leventinese, sull’altro fronte l’Ambrì ha fatto l’Ambrì, pur uscendo sconfitto di nuovo anche per colpa dei propri errori.

Un limite “naturale” quello con cui ha a che fare lo staff tecnico biancoblù, che ha visto di nuovo i propri giocatori scendere sul ghiaccio con in testa i dettami del giovane coach, ma oltre a mancare del talento offensivo di cui dispone Ireland, deve purtroppo fare fronte agli errori banali che tanto avevano già fatto male.

Un primo tempo in cui il Lugano è partito fortissimo, con il controllo del terzo biancoblù per diversi minuti, per poi equilibrarsi mano a mano e diventare intenso e divertente, con i padroni di casa capaci di replicare la pressione subita e di pareggiare con Kostner la rete di Fazzini. Un tipo di gioco, quello biancoblù, in grado di mettere in difficoltà chiunque grazie al ritmo infernale e al forecheck asfisssiante, ma l’altro lato della medaglia del sistema di Cereda si chiama stanchezza.

Già perché gestire 60′ all’intensità voluta da Cereda permette ai biancoblù di rimanere agganciati all’avversario, ma in più di un caso le gambe hanno già tradito Fora e compagni se il risultato acquisito non è positivo.

Nella serata di venerdì questo stile è stato messo in discussione anche dai bianconeri, capaci di trovare con calma, pazienza e cinismo il doppio vantaggio di 3-1 nei primi 40′ e poi di controllare abbastanza agevolmente il match nel periodo conclusivo, con i leventinesi incapaci di alzare il proprio ritmo e sconfitti nella maggior parte dei duelli uomo contro uomo.

È stato bravo il Lugano a dimostrare maturità e fare suo questo match, affrontandolo già dal primo cambio con grandi intensità, proprio come fatto dall’Ambrì nel primo derby della Resega. Col passare dei minuti e con la partita in assestamento, i bianconeri sono stati bravi a gestire il secondo periodo, con qualche sofferenza sugli attacchi di Zwerger e D’Agostini, mettendo in pista intelligenza e rigore tattico.

L’Ambrì deve riprendere la propria strada, soprattutto per quanto riguarda giocatori che non riescono ancora ad emergere se non dal “bottom six” e con gli spunti individuali di D’Agostini, ancora troppo poco per una squadra come quella leventinese.

Deve sicuramente far riflettere il calo che l’Ambrì ha di nuovo mostrato nel terzo periodo, di forza e lucidità, per capire se questa squadra può applicare il sistema di gioco e l’intensità con continuità senza pagarne pegno già a corto periodo, o se è in grado di trovare improvvisamente il cinismo da abbinare all’intensità, che senza reti diventa fine a se stessa.

Un cinismo che è da cercare non solo negli Zwerger o nei D’D’Agostini, in questo caso le prove di Taffe e Emmerton sono chiamate a crescere di qualità e quantità, pur tenendo conto dei mezzi generali di questa squadra.

Sull’altro fronte il Lugano ha messo in pista una prova di squadra, compatta e dedita al lavoro, non senza sbavature, a 5 contro 5 soprattutto in uscita dal terzo, con i difensori bianconeri presi in contro tempo dal forecheck avversario e con un power play ancora disastroso. Grande prova della linea di HofmannLapierreFazzini, match winner del derby, ma una buona partita collettiva in generale, con Lajunen e lo stesso numero 25 veri leader a tutta pista.

Non si disperi l’Ambrì, non voli troppo alto il Lugano, ma senza dubbio questo derby ha già dato indicazioni piuttosto importanti sia su un fronte che sull’altro.


IL PROTAGONISTA

Greg Ireland: Il coach canadese del Lugano non ha lasciato che la squadra si scomponesse dopo due sconfitte e nella “calura” del derby.

Partita gestita tatticamente bene, con un inizio a tutta per sorprendere l’Ambrì Piotta, seguito dal cinismo del secondo tempo e la maturità con cui si è controllato il match nel terzo.


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