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Lugano

Il Lugano strappa con i denti un difficile punto a Zugo

ZUGO – LUGANO

3-2

(1-0, 1-1, 0-1; 1-0)

Reti: 12’26 Martschini (Suri, Holden), 37’40 Suri (Ramholt), 37’53 Brunner (Reuille), 45’30 Hofmann (Fazzini, Bertaggia), 61’41 Immonen (Alatalo, Grossmann)

Note: Bossard Arena, 6’687 spettatori. Arbitri Eichmann, Koch; Kaderli, Stuber
Penalità: Zugo 3×2’, Lugano 6×2′

ZUGO – Dopo tutto può andare bene così. Anzi, il Lugano quel punto deve tenerselo stretto, anche se si sa che nell’overtime, le possibilità si parificano per entrambe le contendenti, e prima della rete di Immonen, erano stati i bianconeri a manovrare meglio.

La rete del fuoriclasse finnico ha in fondo suggellato una superiorità dei padroni casa palesatasi per gran parte del match, nel quale i bianconeri hanno resistito fino all’ultimo aggrappandosi con le unghie e con i denti.

Se la tattica di Doug Shedden era quella – condivisibile – di contenere la forza dei padroni di casa soprattutto nel primo tempo, alla fine ci si è accorti che il Lugano ha interpretato bene la sfida per ciò che riguarda la prudenza offensiva, ma là dietro, dalle parti di Merzlikins sono stati commessi un po’ troppi errori. Guai a perdere il disco nel terzo difensivo con certi demoni nei paraggi, e soprattutto un po’ ingenuo prendere certe penalità evitabili sapendo della capacità dello Zugo in power play.

In questo esercizio, va detto, il Lugano ha speso molte energie, ma ha saputo difendersi bene di fronte alle trame strette e veloci dei padroni di casa, annullando una delle loro armi principali. Paradossalmente, la mossa di lasciare a riposo Martensson rispolverando Filppula tra Klasen e Pettersson si potrebbe definire controproducente a una tattica e un gameplan che prevedeva una buona dose di contenimento e gioco fisico, soprattutto pensando alle caratteristiche di Martensson, capace di poche cose spettacolari ma di molta sostanza e equilibrio.

Il Lugano, per intenderci, non è rimasto con le mani in mano, ha colpito con meno frequenza dei padroni di casa, ma ogni qualvolta è riuscito ad insinuarsi dalle parti di Tobias Stephan, qualche dubbio ai padroni di casa è venuto. E in fondo facevano bene a farselo venire, perché tutto quel tempo passato in attacco da Martschini e compagni non ha mai prodotto un vantaggio che andasse oltre al 2-0 durato soli 13”.

Proprio su quella rete, arrivata immediatamente dopo il raddoppio di Suri su un errore di Merzlikins a 2’ dal 40’ si è capito che il Lugano era in pista con la testa e con il cuore. Dopo aver resistito così a lungo, sofferto e combattuto, con lo stesso Merzlikins autore di qualche intervento straordinario, quella rete a poco dalla pausa e nata un po’ dal nulla avrebbe potuto annientare i bianconeri.

Invece no, perché Brunner, forse rinvigorito dai fischi dei suoi ex tifosi, ha cavato dal cilindro l’azione buona, annullando di fatto il doppio vantaggio e guadagnando entusiasmo per i suoi compagni.

In fondo quella rete ha aiutato la squadra a rispettare il game plan, anche se un po’ in ritardo, ma la conferma è arrivata da un Lugano in costante crescendo e convinto dei propri mezzi, con il merito dello staff tecnico di far ruotare regolarmente tutti i quattro blocchi.

La rete di Gregory Hofmann – peraltro splendida con un tiro fulmineo in spazio ristretto – è stata meritata, forse non per quello che si è visto sull’arco dell’incontro, ma per la reazione messa in atto da Hirschi e compagni.

La rete di Immonen nell’overtime – non prima di alcuni enormi rischi a fil di sirena – ha dato il giusto premio allo Zugo, sia chiaro, ma è stato bravo il Lugano ad impedirgli di prendere la posta piena. Questa partita conferma un nuovo volto del Lugano targato Shedden: meno spavaldo e ingenuo, più furbo e razionale, un Lugano in grado di trasformarsi in squadra operaia e di soffrire e portare via un punto che è sempre un punto (ricordate le trasferte tra settembre e ottobre, delle Waterloo annunciate).

La squadra di Shedden non è una macchina a pieno regime, ci sono errori individuali da limare e un power play da ricostruire – il vero cruccio di questa squadra – a fronte comunque di un maggior equilibrio tra i blocchi e un box play ad altissimo rendimento.

Normalmente le sconfitte, anche se all’overtime, lasciano l’amaro in bocca, ma in fondo quella reazione ha fatto capire che il Lugano è presente, lucido e sa mantenere il sangue freddo. Insomma, vista anche la situazione piuttosto rosea di classifica, ci si può addolcire un pochino la pillola, no?

fattore2

REAZIONE IMMEDIATA: La rete del 2-0 di Suri, presa in un momento un po’ spento del match e a pochi minuti dalla seconda pausa ha rischiato di mandare all’aria i piani del Lugano, deciso a rimanere attaccato allo Zugo per poi tentare la rimonta.

Brunner ha riportato sotto il Lugano soli 13” dopo, e quella rete ha permesso ai suoi compagni di tornare nel terzo tempo con il morale più alto e le probabilità di rimonta intatte. Un fattore che non ha influito sulla vittoria finale, ma  fondamentale riguardo allo svolgimento di una partita difficilissima e di alto livello in cui il Lugano è riuscito a rientrare con cuore e intelligenza.

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