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Lugano

Il Lugano si rialza a Davos, battuta la capolista dopo i rigori

DAVOS – LUGANO

3-4

(2-0, 0-3, 1-0)

Reti: 7’44 Hofmann (Jörg) 1-0, 14’24 Wieser (Reto Von Arx, Schneeberger) 2-0, 29’40 Klasen (Pettersson, Maurer) 2-1, 32’28 Pettersson (Klasen, Sannitz) 2-2, 38’11 McLean (Kienzle, Reuille) 2-3, 52’56 Du Bois (Reto Von Arx) 3-3

Rigori: Koistinen, Klasen, Pettersson, Filppula

Note: Vaillant Arena, 6’800 spettatori. Arbitri Koch, Kurmann, Kaderli, Kovacs
Penalità: Davos 5×2′, Lugano 4×2′

DAVOS – Ripartire dopo 5 sconfitte consecutive e cercare la vittoria in casa della capolista Davos in una Vaillant Arena praticamente tutta esaurita, già in fibrillazione per l’attesa Coppa Spengler. Questo compito era più facile a dirsi che a farsi, non proibitivo ma sicuramente, visto il contesto, estremamente difficoltoso.

Poi però, dalla carta alla realtà, subentrano altri fattori, quelli che in un amen possono cambiare coordinate di una partita – e chissà, magari anche del cammino in campionato – fattori che si chiamano fiducia, sicurezza e coraggio, uniti alla voglia di lottare che al Lugano non ha mai fatto difetto, ma che se non mescolata agli altri punti sopra elencati, ritrovare reti e vittorie diventa estremamente difficile.

Mettiamoci pure che in pista c’era l’attesissimo Brunner, e che Fischer ha potuto recuperare Maurer e Kostner, fatto sta che quella rete di Klasen – di nuovo in gol dopo un digiuno di un mese – ha cambiato la partita ma ha cambiato anche il Lugano, che ha rivisto l’interruttore della luce.

Non che avessero cominciato malissimo la partita i bianconeri, ma dopo alcune ottime occasioni e un power play sprecato, la rete di Hofmann ha lanciato il Davos in un primo tempo terminato in apnea da Pettersson e compagni, sempre ultimi sul disco, lenti nella lettura del gioco e poco propensi alla protezione di Manzato. Il portiere bianconero ha dovuto superarsi per fare in modo che i contropiedi brucianti dei grigionesi non fruttassero più di due reti a favore degli uomini di Del Curto.

Troppi gli spazi in zona neutra, troppi gli errori in impostazione e i dischi persi, e per una squadra come quella gialloblù, che fa del contropiede una vera arte, stare al gioco è stata una gioia.

Immaginiamo solamente le parole di Fischer negli spogliatoi, perché un certo miglioramento lo si è visto già in entrata di secondo periodo, con i ticinesi più ordinati, attenti e più presenti nel filtro di centro pista e soprattutto più veloci sui pattini. Niente di trascendentale, ma aver calmato gli animi grigionesi è sembrato già un mezzo successo, prima che la citata rete di Klasen e le susseguenti di Pettersson e Mclean – poco importante, ma tre reti di pregevolissima fattura – nello spazio di 8’ girassero una frittata in maniera a dir poco clamorosa.

Buona l’impostazione del terzo tempo, con il pallino più in mano al Davos, ma il Lugano deve recriminare per l’ennesima volta di un power play inguardabile – solo il 10° fuori casa – , che andava sfruttato per chiudere l’incontro. Power play che invece è servito a Du Bois per rimettere la sfida in parità a 8’ dal termine, ma l’esito ai rigori ha perlomeno sorriso agli ospiti, grazie alla freddezza di KlasenPettersson e Filppula.

Non è stato certo un Lugano completamente guarito, ma sapersi rialzare in casa della capolista mettendo sul ghiaccio una rapida rimonta come quella del terzo tempo è sintomo che le tossine stanno piano piano evacuando, grazie alla forma in ripresa dei due svedesi, a uno spirito di squadra per la verità mai scemato e soprattutto grazie a una fiducia ritrovata.

Nonostante ciò la mancanza di Vauclair, Hirschi e Steinmann continua a farsi sentire, sia per le fasi di costruzione dalle retrovie, così come per il back checking, spesso lento e mal coordinato, come dimostrano i molteplici contropiedi in 3 contro 2 o in 2 contro 1 concessi a Paulsson e banda.

Soprattutto l’assenza dei due difensori è estremamente pesante, vista la difficoltà di giocatori come Ulmer e Kienzle, irriconoscibili rispetto a tempi piuttosto recenti. Bravo Manzato, soprattutto sulla sassaiola del primo periodo e nei tiri di rigore, e conferma di essere sempre pronto e affidabile anche in momenti difficili.

Il più atteso di tutti era comunque un altro, che di nome fa Damien Brunner. L’ex Devils ha provato qualche sua accelerazione e un paio di tiri in porta, ma è evidente che deve ancora assimilare gli schemi di squadra, ed esordire in quel di Davos non è certo il battesimo più facile che ci si possa aspettare, ma chissà che già contro il Rapperswil non possa già mostrare dei progressi.

La sfida della Resega contro i Lakers di Eldebrink è un’occasione anche per tutto il Lugano, troppo grande per farsela scappare, in quanto ci sono in palio altri punti che permetterebbero di non allontanarsi troppo dalla vetta, ma che soprattutto farebbero dormire sonni natalizi decisamente più tranquilli alla truppa bianconera.

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