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Lugano

Il Lugano pareggia la serie vincendo una vera battaglia

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LUGANO – Lo si era detto, e anche questa partita lo può confermare, che la sfida tra Zugo e Lugano potrebbe andare per le lunghe e essere la più emozionante dei quarti di finale. Nella prima alla Resega le due squadre hanno dato vita ad un incontro di playoff vero, fatto di intensità, occasioni da rete – persino troppe, per questo tipo di incontri – colpi più o meno proibiti e emozioni sino all’ultimo secondo, insomma una vera e propria battaglia giocata sui dettagli.

A spuntarla in questa lotta è stato il Lugano, vittorioso per la prima volta da quattro anni in casa in una sfida di playoff – l’ultima volta c’era ancora Patrick Thoresen, per intenderci… – che l’ha spuntata con pieno merito sugli svizzero-centrali. Il merito dei bianconeri è stato quello di aver cambiato il gioco offensivo, ossia di essere stati in grado di creare molte più occasioni da rete rispetto alla prima sfida, grazie a un gioco più lineare e diretto e ad una maggiore presenza fisica nello slot davanti a Markkanen. Un po’ di questo merito se lo prende anche il rientrante Pavel Rosa, che ha ridato velocità e fantasia al primo blocco, ridando a Metropolit quello slancio che nelle ultime sfide era venuto a mancare.

DSC_3316(© A. Branca)

La partita si è sviluppata in due fasi sostanzialmente diverse, e se nella prima metà dell’incontro si è assistito a veloci ribaltamenti di fronte e difese piuttosto ampie, nella seconda parte le squadre hanno attuato un gioco più fisico e cattivo, dove a farne le spese è stato però lo Zugo. Questo perché se da una parte gli ospiti contano in squadra giocatori dalla vocazione fisica come Chiesa e Helbling, dall’altra devono fare i conti con i nervi decisamente poco saldi dei due, cosa questa che è costata diverse penalità a favore del Lugano.

Ma se il power play continua ad avere le polveri bagnate – nonostante abbia fatto una figura migliore almeno nell’impostazione – il punto forte di questo Lugano ė tornato ad essere il reparto difensivo. Sorretti da un ottimo Flückiger – diremmo perfetto, non fosse per quella rete subita un po’ così – Vauclair e compagni hanno impedito allo Zugo di arrivare per le vie centrali verso il proprio portiere, attuando un ottimo forechecking e giocando un box play praticamente perfetto, ad immagine degli ultimi incredibili quattro minuti dell’incontro, giocati anche in doppia inferiorità numerica.

Un altro atout di questa squadra è stato il grande carattere nel reagire a quel pareggio caduto a pochi secondi dalla seconda sirena, e la rete di Ulmer, pienamente meritata ha rimesso immediatamente la sfida sui binari giusti, permettendo al Lugano di esprimersi ancora ottimamente.

DSC_1306(© A. Branca)

Tra i protagonisti di questa vittoria c’è quel tanto discusso Morant, che schierato direttamente contro Linus Omark e Martschini è uscito vincitore da una sfida messa sul fisico, sui polmoni e l’intelligenza, quella che gli ha permesso di non perdere la calma a differenza di alcuni suoi avversari. L’immagine del suo match è da rivedere in un tremendo check su Omark alle balaustre che ha impedito un pericoloso contropiede e costretto lo svedese a trascinarsi in panchina claudicante.

Non è stato da meno il suo compagno di reparto Vauclair, finalmente tornato a livelli più consoni ala sua fama, ottimo in copertura e molto attivo nello scuotere i suoi in fase di attacco, avesse segnato il terzo gol con quella grossa occasione sarebbe stato perfetto. In avanti, come detto, Rosa ha ridato brillantezza al primo blocco, anche se la mira è da aggiustare.

A chi dice che il Lugano è Metropolit dipendente io rispondo “ben venga” perché è appunto dai tempi del 2006 che si attende di avere in squadra un trascinatore del genere, ma va anche constatato che oltre alla rete del vantaggio, la linea di Kamber e Reuille ha creato moltissimo, pur trascinandosi uno Steiner irritante per 58′ minuti – che ha salvato la sua partita con un assist e un salvataggio in box play nel finale – rimanendo attiva anche in fase di fore checking.

DSC_3706(© A. Branca)

Un passo in avanti è stato fatto, il prossimo sarà quello di mantenere certi standard di gioco per 60′ e non solo a sprazzi e di sfruttare al meglio le numerose occasioni da rete create, per non arrivare sempre col fiatone alla sirena finale. Migliorasse anche la produttività del power play non sarebbe male, ma qui si attende ancora il miglior Heikkinen, tornato a tirare ma molto insicuro col disco sul bastone.

Il Lugano ha dimostrato di poter giocare meglio dello Zugo e soprattutto di poterlo sopraffare grazie ad un impianto difensivo di nuovo collaudato, a patto che gli attaccanti tornino a segnare. Operare il sorpasso alla Bossard Arena è fattibilissimo, e sarebbe forse la spallata giusta per prendere velocità.

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