Social Media HSHS

Lugano

Il Lugano non trema, ZSC Lions domati e bianconeri in semifinale

LUGANO – ZSC LIONS

2-1

(2-0, 0-1, 0-0)

Reti: 12’02 Bürgler (Zackrisson, Klasen) 1-0, 12’40 Vauclair (Sannitz, Bertaggia) 2-0, 22’52 Thoresen (Wick, Geering) 2-1

Note: Resega, 7’373 spettatori. Arbitri Mollard, Vinnerborg; Castelli, Wüst
Penalità: Lugano 7×2′, ZSC Lions 7×2′

LUGANO – Greg Ireland, impassibile e solenne come di sua abitudine lo aveva detto: “Questa serie sarà vinta dalla squadra che saprà sacrificarsi di più”. Perché lui lo sapeva che i Lions, nonostante il roster di altissimo livello, qualche pecca l’avevano, e tra queste c’era ciò che ha tradito di più la squadra di Walsson, ossia l’incapacità di andare oltre e lottare come se ogni partita fosse una finale, quello che invece hanno fatto i bianconeri.

Ogni partita come una finale, e anche in Gara 6 Chiesa e compagni non hanno tradito le attese del loro coach e dei tifosi, impartendo una lezione di sacrificio e lotta alla follia contro uno squadrone dipendente dalle folate di Wick, Thoresen, Suter e poco più.

Questo non va a scalfire di un millimetro i meriti del Lugano, perché se i Lions si sono “ridotti” (si fa per dire) a una “bella senz’anima” è senz’altro anche merito suo, dimostrando che dalle difficoltà si può uscire sempre vivi senza affondare nel panico.

Quei momenti di panico il Lugano li ha vissuti anche alla Resega, già dopo praticamente 5 secondi, quando Chiesa ha perso il controllo del puck sul primo ingaggio permettendo a Wick di involarsi verso Merzlikins. Questo ha denotato una certa contrattura iniziale da parte dei bianconeri che, attendendosi giustamente uno ZSC subito arrembante ha peccato di difensivismo, uscendo dal proprio slot difensivo con regolarità solo dopo almeno 7-8 minuti.

Il tempo quindi di riprendere le misure ai Lions e la convinzione maggiore dei padroni di casa fa secco Schlegel per due volte nello spazio di pochissimo, grazie a Bürgler su un bellissimo movimento di Zackrisson e all’opportunismo dell’ormai solito Vauclair.

Reti pesanti, delle quali i Lions hanno probabilmente pagato il prezzo a livello mentale, dato che nemmeno il 2-1 trovato in doppia superiorità numerica in entrata di periodo centrale ha cambiato le sorti del match. In fondo i bianconeri sono andati avanti sul loro game plan, con estrema protezione davanti a un Merzlikins in forma stellare, ripartenze con massimo un centro e un’ala più profondi, e rapidissimi ritorni in backcheck, con diversi primi passaggi dei Lions nel loro slot alto intercettati prima che raggiungessero la zona neutra.

Uno stile di gioco di sicuro non sempre piacevole, ma quel che importa è che sia redditizio, e Ireland lo sa bene che con alcune delle star in forma precaria, solo questo stile incentrato molto sui giocatori più fisici poteva abbattere i leziosi Lions.

Gioco fisico e sacrificio, tiri bloccati e tanto traffico in entrata dello slot difensivo, ma il sistema degli ospiti ha permesso spesso di installarsi nel loro consueto “power play” a 5 contro 5, anche se poi la maggior parte degli appoggi non è arrivata in porta ma ha cozzato sulle gambe di Hirschi e compagni.

Con gli ultimi 20 minuti interminabili i bianconeri hanno sofferto, sempre con intelligenza e senza sprecare energie inutili, anche speculando rischiosamente, ma consapevoli di ciò che stavano facendo, fino a quella tremenda spaccata di Merzlikins nei minuti finali a dire di no per l’ultima volta a Thoresen e compagni.

Resega inviolata, 4 reti concesse alla squadra di Walsson nelle ultime 3 gare, passaggio del turno in 6 partite, meglio di così non si poteva chiedere. E poco importa se i Lions sono rimasti orfani di Nilsson e poi pure di Thoresen, ha vinto il Lugano perché è stato più squadra, perché nei playoff occorre cambiare marcia senza stare a rimirarsi nello specchio, perché per fare strada quando conta occorre gettarsi dove fa male.

E ora sotto con il Berna, la musica non cambierà di molto, i bianconeri sanno ciò che li aspetta.

fattore2“SIAMO UOMINI O CAPORALI?”: La celebre battuta di Totò nacque da un’esperienza di gioventù dell’attore napoletano, che provava “disprezzo” per i sottufficiali dopo essere stato vittima di angherie da parte di uno di questi durante il servizio di leva.

Caporale che a suo dire faceva il duro quando gli conveniva, ma nei momenti in cui doveva dimostrarsi uomo faccia a faccia con la recluta dimostrava tutta la sua inadeguatezza.

In fondo può essere una metafora per descrivere anche la sfida tra gli ZSC Lions, belli e irraggiungibili tecnicamente in regular season, piatti e poco dediti al sacrificio nei quarti contro un Lugano insicuro per mesi ma determinato nei playoff. Se in questa serie ci sono stati un caporale di Totò e un uomo, non risulta difficile distinguerli.

galleria

(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)

highlights

Click to comment

Altri articoli in Lugano