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Il Lugano non si fa sorprendere e piazza il break a Friborgo

I bianconeri resistono al forcing e vincono con autorità, serie sul 2-0. Protagonisti Lapierre, Lajunen e Merzlikins. Ireland vince ancora il duello tattico con French

Il Lugano non si fa sorprendere e piazza il break a Friborgo

FRIBORGO – LUGANO

2-5

(0-2, 1-1, 1-2)

Reti: 4’17 Sannitz (Furrer) 0-1, 18’56 Lapierre (Hofmann, Lajunen) 0-2, 21’29 Marchon 1-2, 39’20 Lapierre (Lajunen) 1-3, 46’04 Johnston (Lajunen, Cunti) 1-4, 49’44 Birner (Sprunger, Cervenka) 2-4, 58’43 Ulmer (Sannitz, Lapierre) 2-5

Note: BCF Arena, 6’336 spettatori. Arbitri Stricker, Urban; Progin, Wüst
Penalità: Friborgo 3×2′, Lugano 4×2′

FRIBORGO – Pazienza, fame, esperienza, furbizia. In quattro parole sono riassunte le qualità che occorrono per fare strada nei playoff, le stesse qualità che, di nuovo, il Lugano ha messo in pista per avere la meglio su un Gottéron volenteroso ma anche confusionario e meno scafato dei bianconeri.

La pazienza il Lugano l’ha messa in pista nel primo tempo, contenendo l’attesa sfuriata dei dragoni – meno impetuosa di ciò che ci si sarebbe potuto aspettare – per poi andare a colpire nelle prime e migliori occasioni, con cinismo ed una cattiveria direttamente collegate alla grande fiducia che regna tra i giocatori di Ireland.

La scioltezza con cui Sannitz e Lapierre hanno portato sul 2-0 gli ospiti aveva quasi del disarmante per il pubblico di casa, ammutolito dopo quelle due coltellate a freddo, con gli ospiti intenti giocare e contenere gli attacchi confusi di Cervenka e compagni.

Praticamente dei primi venti minuti usciti dal forno in una maniera per cui Ireland ci avrebbe messo la firma, senza aver subito oltremodo la furia dei Dragoni e dopo aver trovato due reti ancora una volta prima degli avversari.

Semmai i timori potevano di nuovo venire dal secondo periodo, il vero cruccio del Lugano non solo di questi playoff ma di una stagione intera, ed infatti a partire dal 20′ il protagonista aveva sulla schiena il nome di Merzlikins. Il Friborgo ha aumentato subito il ritmo dei cambi, imponendo ancora una volta i doppi turni a Cervenka e Birner, costringendo i bianconeri ad una gestione del risultato più problematica, a causa appunto dei cambi a ritmo più alto imposti dai padroni di casa uniti alla posizione della panchina stavolta distante dal proprio terzo di difesa.

La rete fortunosa anche se meritata da parte di Marchon avrebbe potuto avere effetti nefasti sui bianconeri, ma in quel momento è uscita l’esperienza della squadra, aiutata da un Merzlikins a dir poco stratosferico. L’intervento su Mottet a porta largamente sguarnita e senza il bastone ha dell’incredibile e, alla luce dello svolgimento del match, è stato probabilmente uno dei due episodi decisivi.

Due episodi, esattamente, perché se la parata del numero 30 valeva quanto una rete, a metterci il numero nel tabellino è stato Lapierre a 40 secondi dalla seconda sirena, con una rete di furbizia che ha ribadito ancora una volta come il Lugano stesse vincendo anche sul piano delle individualità, tra Merzlikins e Brust, tra Lapierre e… Il vuoto.

Il canadese, di nuovo capitano di serata, è stato ancora una volta tra i protagonisti, dimostrando di sguazzare nella comoda piscina dei playoff come nessun altro, non trovando oltretutto nessuno tra il Friborgo in grado di contrastarlo nel suo gioco fatto di tecnica, astuzia e provocazioni che hanno mandato in crisi gli agitati avversari, privi del “gemello” Slater.

Non solo Lapierre ha mandato in crisi i burgundi, ma anche un certo Lajunen, il quale ha probabilmente disputato la miglior partita da quando veste bianconero. Il centro finnico ha fatto il bello e il cattivo tempo in ogni zona della pista, ha distribuito assist squisiti allo stesso numero 25 e a Johnston (prima rete in maglia luganese) e poi è tornato a dominare la gara con i muscoli e il cervello.

Una gara gestita bene dal Lugano anche nel terzo tempo, ancora una volta più freschi dei loro avversari, e nemmeno il 2-4 di Birner ha sfiorato le certezze degli ospiti, mentre sull’altro fronte la convinzione nei propri mezzi è cominciata a scemare, basti vedere la reazione friborghese a quella rete con ancora 10′ di gioco a disposizione.

Mettendo assieme episodi, soluzioni tattiche – chiedere a French dell’attaccante del Lugano piazzato tra slot e linea blu offensiva che ha mandato in crisi le sue ripartenze – e individui ne esce un quadro che riassume alla perfezione il 2-0 del Lugano nella serie.

Un Lugano che ha più uomini da playoff, un bottom six più forte fisicamente e qualitativamente e un coach che sta vincendo anche con le proprie mosse. Insomma, ne esce la descrizione di due squadre diverse, una volenterosa, veloce ma con poche soluzioni tattiche e un portiere insicuro, dall’altra una squadra che dei playoff fa il suo nutrimento, senza aggiungere altro.

Lo dice anche il linguaggio del corpo, con i bianconeri sempre decisi, compatti e pieni di fiducia, ma anche pazienti e mai lasciatisi andare a emozioni eccessive, cosa invece capitata più volte ai ragazzi di French, sia nel bene che nel male.

Il break non garantisce nulla, però è ovvio a tutti che il Friborgo sta cominciando a sbattere contro un muro molto solido, una squadra alla quale bastano poche mosse per avere la meglio sull’avversario. Una squadra messa in pista ottimamente, camaleontica e affamata, una squadra con molti più leader, quelli che alzano l’asticella quando conta e che delle assenze se ne infischia, anzi, ne esce apparentemente più forte.


IL PROTAGONISTA

Jani LajunenNon ce ne voglia Elvis Merzlikins, che ha disputato una partita fantastica, tipicamente da Merzlikins formato playoff, e nemmeno l’incontenibile Lapierre.

Però quello che ha messo sul ghiaccio della BCF Arena Jani Lajunen è stato qualcosa di incredibile, per resistenza fisica, intelligenza e sacrificio, vincendo ogni duello per il disco e dominando i due slot.

E i due assist per Lapierre e Johnston sono delle vere perle per la qualità del lavoro di preparazione. Un altro animale da playoff.


HIGHLIGHTS

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