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Lugano

Il Lugano non sa più essere cattivo, il Ginevra si rialza alla Resega

LUGANO – GINEVRA

1-6

(0-3, 1-1, 0-2)

Reti: 9’54  Slater (Mercier) 0-1, 12’16 Kast (Bezina) 0-2, 18’10 Romy (Riat, Loeffel) 0-3, 24’26 Reuille (Walker, Ulmer) 1-3, 31’40 Riat 1-4, 48’58 Loeffel (Pyatt, Kast) 1-5, 59’54 Kast 1-6

Note: Resega, 7’524 spettatori. Arbitri Vinnerborg, Wiegand; Kovacs, Tscherrig
Penalità: Lugano 8×2′ + 1×5′ + 3×10′ (Sannitz, Lapierre, Chiesa) + 2×20′ (Sannitz, Lapierre), Ginevra 11×2′ + 1 x rigore + 1×10 (Romy)

LUGANO – I playoff sono fatti di tante piccole storie, ogni storia racconta una partita e ogni partita ha una storia diversa. Tra Ginevra e Lugano queste storie sembrano infinite, e quando sembrano pure potersi accodare una all’altra cominciando a delineare una discesa per i bianconeri, questi vanno ad infangarsi in una partita nata male e finita pure peggio, con il Ginevra capace di pareggiare la serie.

La voce della curva nord a cantare “non mollare mai” come succedeva nei tempi addietro è meno convinta stavolta, perché Klasen e compagni hanno dato vita a una partita che ha di nuovo mostrato passi indietro sul piano caratteriale in casa propria – riprendendo il famoso “braccino” – in una Resega che non riesce più a vedere quel Lugano autoritario e schiacciante, divenuta fortino in regular season e oggi terra di conquista granata.

Anche stavolta i ragazzi di Shedden hanno poco da recriminare, nonostante il pessimo (eufemismo) arbitraggio, essendo loro stessi caduti in un vortice di errori davvero pesanti che hanno condizionato la gara sin dai primi minuti. Non è bastato un buon inizio, non brillantissimo ma almeno propositivo, perché dal clamoroso palo colpito su rigore da Klasen tutto è cominciato ad andare storto. Turn over in uscita dal terzo, incomprensioni tra difensori e portiere, capacità decisionali decisamente balbettanti, il terribile 0-3 del primo tempo è servito.

Pochi giocatori veramente in palla, come Klasen, l’unico capace di mostrare cose dall’inizio alla fine, e per il resto una squadra intimorita e con le mani tremolanti. Se poi la sicurezza viene già a mancare dal portiere, tutti gli altri non stanno di certo tranquilli. Già nel primo tempo Merzlikins ha mostrato segni di inquietudine con qualche rinvio e uscita dai pali un po’ avventate, il rinvio in mezzo allo slot su Riat che ha causato il quarto gol ospite ha però compromesso tutto.

Non che Manzato, alla sua prima partita vera, anche se solo a metà, da diverso tempo a questa parte non è stato irreprensibile, ma la sensazione era che proprio quel gol avesse ormai spezzato le gambe ai bianconeri.

La timida reazione che ha portato al gol Reuille non ha avuto un vero seguito, ma andare alla seconda pausa con due reti da recuperare sarebbe stato “meno peggio”, poi la partita si è trasformata in una sorta di campo di lotta Svizzera, con l’incapacità degli arbitri di tenerla a freno o di dare comunque segno di autorità.

I vari Lapierre, Sannitz e Chiesa hanno tentato di dare la svolta almeno caratteriale alla sfida, ma l’elettrocardiogramma non ha dato grossi segni, e il Servette con la sua buona partita ha gestito senza grossi problemi, abbellendo il risultato sin sul 6-1.

Di nuovo un Lugano troppo brutto per essere vero alla Resega – bruttissimo segnale – slegato tra i reparti e poco lucido nella lotta fisica, che ora dovrà ancora e per forza trovare una terza vittoria a Les Vernets. I bianconeri hanno vinto finora tutte le loro partite di playoff in trasferta, ma la sensazione generale è che questo 1-6 possa essere veramente pesante anche sul piano psicologico, inducendo a pensare che l’impresa sarà ancor di più impresa.

Un’impresa alla quale a questo punto ci si chiede se non debba farne parte pure Pettersson, forzando sì un infortunio di cui non si è ancora capito la vera entità, ma le mosse della disperazione a volte devono andare aldilà del dolore, come diceva qualcuno che anni fa giocò una finale con la mano fratturata.

La Curva Nord ha continuato a cantare il suo “non mollare mai” fino alla fine, ma purtroppo la mano del Lugano ha tremato di nuovo, e quel vecchio volpone di McSorley esce con il sorriso dalla Resega dopo un’altra impresa delle sue.

Certo è che questa rischia di fare veramente male.

fattore2

LA MENTALITÀ DEL PADRONE: Il Lugano è tornato squadra da playoff, ma alla Resega nelle ultime due partite ha dimostrato che gli manca ancora qualcosa.

Gli manca ancora la capacità di far fare alla serie la curva verso la strada che vuole, dopo aver battuto 4-0 lo Zugo nei quarti. Con il Ginevra è un’altra storia e i granata sanno risollevarsi dopo ogni caduta, ma il Lugano deve trovare la forza mentale di infliggere il colpo che lo farebbe andare sulle ginocchia, leggasi doppio vantaggio.

Forse è il braccino corto, forse è ancora nella mente il passato amaro contro Chris McSorley, fatto sta che i bianconeri una qualche paura contro delle aquile più battibili degli ani scorsi ce l’hanno ancora addosso.

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