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Il Lugano non farà ricorso, ma esprime delusione e amarezza

LUGANO – L’Hockey Club Lugano ha analizzato approfonditamente in queste ore la sentenza del Giudice Unico della National League Reto Steinmann che ha squalificato per due giornate e inflitto una multa di 1’450 franchi all’attaccante Gregory Hofmann per essere entrato fisicamente in contatto con l’arbitro Andreas Fischer al 17esimo minuto della partita Lugano-Zugo dello scorso 27 febbraio 2016.

Sul piano strettamente giuridico, la società bianconera è arrivata alla conclusione di non inoltrare un ricorso al Verbandssportgericht della SIHF.

La giurisprudenza e i precedenti per questo tipo di episodio sono malauguratamente chiari. Il giocatore ha violato il principio generale assoluto dell’Art. 116 V IIHF “Don’t touch the ref”, seppure in modo riconosciuto da tutti come involontario ma, purtroppo, senza aver messo in atto tutto quanto sarebbe stato possibile per evitare lo scontro con l’arbitro.

L’incertezza sui tempi della decisione del Verbandssportgericht e l’incertezza sulla concessione dell’eventuale effetto sospensivo e pertanto su quando lo staff tecnico avrebbe avuto a disposizione Gregory Hofmann nei quarti di finale dei playoff sono pure stati elementi presi in considerazione per la decisione di rinunciare al ricorso.

Nello stesso tempo l’Hockey Club Lugano desidera esprimere la propria forte delusione e amarezza. Uno stato d’animo motivato essenzialmente da due ragioni.

La fattispecie in discussione si è verificata durante la partita di venerdì 27 febbraio 2016. La sentenza del Giudice Unico è stata notificata al Club nel tardo pomeriggio di ieri 2 marzo 2016, a cinque giorni di distanza (!) e questo nell’imminenza dell’inizio dei playoff. Una tempistica inaccettabile e che secondo l’HCL denota mancanza di rispetto e scarsa sensibilità sportiva.

Sia sul ghiaccio sia nei corridoi della Resega al termine della partita tutte le persone coinvolte nell’episodio (l’intero quartetto arbitrale in primis) avevano sportivamente archiviato l’episodio, accettando le ripetute scuse di un incredulo Hofmann e qualificando l’accaduto come “Everythig ok, it’s part of the game”.

Un atteggiamento professionale e improntato al buon senso. Mal si comprende allora per quale motivo il “Referee in Chief” della National League Brent Reiber abbia invece chiesto al Giudice Unico l’apertura di un procedimento.

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