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Ambrì Piotta

Il Lugano macina gioco, strappa applausi e vince il secondo derby

Boedker e compagni fanno loro anche la rivincita mostrando un gioco fluido e spettacolare. L’Ambrì attende gli stranieri e i rientri di Fora e Horansky

Il Lugano macina gioco, strappa applausi e vince il secondo derby

LUGANO – AMBRÌ

5-3

(2-1, 2-1, 1-1)

Reti: 1’33 Kurashev (Carr, Wellinger) 1-0, 8’31 Goi (Bianchi) 1-1, 14’16 Heed (Bertaggia) 2-1, 25’58 Zwerger 2-2, 32’00 Bürgler 3-2, 36’51 Fazzini (Arcobello) 4-2, 48’28 Rohrbach (Kneubuehler) 4-3, 50’42 Kurashev (Heed, Fazzini) 5-3

Penalità: Lugano 2×2′, Ambrì 4×2′

Note: Corner Arena, 1’000 spettatori
Arbitri: Dipietro, Hungerbühler; Suber, Steenstra

LUGANO – Due derby per alzare i giri in vista dell’inizio del campionato, due derby per testare il polso a due squadre che stanno vivendo l’avvicinamento all’imminente debutto in maniera diversa. Due derby che in fila hanno dato delle risposte che da subito sembravano piuttosto vicine alla realtà, confermate poi dalla seconda sfida disputatasi sabato sera alla Cornèr Arena.

Dal primo derby giocato a Biasca si era capito infatti che il Lugano era molto avanti nella ricerca della propria identità e nell’esecuzione di gioco, oltre che nella costruzione di un line up che sembrava già ben delineato. Certo, la classe dei nuovi innesti (Kurashev su tutti) ha aiutato questo processo, ma senza una base solida dietro non sarebbe possibile vedere questi automatismi in una squadra che deve inserire ben dieci nuovi interpreti.

Nel 5-3 con cui la squadra di Pelletier si è imposta sull’Ambrì Piotta c’è tutto questo, da un gioco collaudato, fluido e spesso spettacolare (a volte fin troppo, dimenticando un po’ la sostanza) ad alcune piccole amnesie come sulla rete di Rohrbach a sottolineare come comunque i bianconeri siano già compatti ma non cementificati.

Sul fronte leventinese occorre ancora fare i conti con le assenze di Fora e Horansky, e questo crea dei grattacapi a Luca Cereda non solo sul piano del gioco – già detto dei problemi in uscita di zona – ma anche su quello della composizione del line up, che a pochi giorni dalla trasferta di Berna presenta ancora alcuni nodi da sciogliere.

Sostanzialmente i biancoblù hanno interpretato la partita nella stessa maniera con cui hanno affrontato quella di Biasca, lasciando più il pallino del gioco al Lugano crescendo di intensità nel secondo periodo, quando il forecheck ha tolto spazio e tempo ai bianconeri, divenuti più imprecisi e un po’ pasticcioni.

D’altro canto però Müller e compagni hanno trovato più difficoltà nel coprire gli spazi quando il Lugano operava in velocità, lasciando troppo spazio tra i difensori e i reparti nel quale Kurashev e compagni si sono infilati con facilità più volte.

Per l’Ambrì è stato molto difficile prendere anche solo una fetta di ghiaccio in zona neutra, vuoi per le difficoltà proprie di transizione, vuoi per i meriti del Lugano nel togliere riferimenti ai difensori, facendo saltare la difesa “a uomo” con veloci scambi di posizione.

Va anche detto che se il Lugano presenta diversi giocatori già in ottima forma a partire dagli stranieri, i giocatori d’importazione dei leventinesi non riescono ancora ad incidere sul gioco, con un Nättinen che sta ancora cercando i giusti movimenti in un nuovo stile di hockey.

A pochi giorni dal debutto nel nuovo campionato, per ora ha risposte migliori Serge Pelletier rispetto a Luca Cereda, con una squadra praticamente al gran completo e che ha quindi potuto trovare il giusto assetto da qualche settimana inserendo al meglio i nuovi pezzi del puzzle.

Per il coach leventinese invece restano alcuni grattacapi causati dalle assenze di uomini chiave per il gioco e per la composizione del line up, ma sul piano del carattere e dell’attitudine l’Ambrì Piotta è quello giusto, e questa è la base più importante da cui iniziare.


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