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Lugano

Il Lugano inciampa alla Resega, il Friborgo si fa sotto nella serie

I dragoni vincono all’overtime dopo aver rimontato il 3-1 del primo tempo. Stavolta al Lugano non bastano le parate di Merzlikins per gestire il risultato

Il Lugano inciampa alla Resega, il Friborgo si fa sotto nella serie

LUGANO – FRIBORGO

3-4

(14-12, 6-14, 10-9; 12-15)

Reti: 2’46 Cunti (Sanguinetti, Fazzini) 1-0, 7’43 Reuille (Ulmer, Sannitz) 2-0, 12’12 Vauclair (Neuenschwander, Meunier) 2-1, 16’31 Lajunen (Cunti, Sanguinetti) 3-1, 40’31 Birner (Bykov, Sprunger) 3-2, 52’45 Cervenka (Schmutz, Sprunger) 3-3, 75’13 Mottet (Birner, Chavaillaz) 3-4

Note: Resega, 6’662 spettatori. Arbitri Eichmann, Stricker; Kovacs, Obwegeser
Penalità: Lugano 7×2′ + 1×10′, Friborgo 8×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Vauclair)

LUGANO – Basta poco per insinuare dubbi e trovare nuove certezze, magari un’inferiorità numerica superata con fortuna, o un gol appena dopo l’ingaggio d’inizio di un tempo. Ed è proprio così che il Friborgo, quatto quatto dopo aver subito il 2-0 nella serie in casa propria, è sceso alla Resega per insinuare qualche tarlo nella testa dei bianconeri.

Dapprima un secondo periodo in cui il Lugano ha pensato troppo a giochicchiare invece che cercare di chiuderla con forza – con quei 4 minuti e mezzo di power play scialacquati scelleratamente – poi la convinzione di poter rientrare proprio in power play in favore dei dragoni, con la rete del 3-2 di Birner.

Quel gol è stato un chiodo piantato nella schiena del Lugano, incapace poi di gestire il vantaggio di una rete e di chiudere la contesa con alcune buone occasioni di fronte a un Brust completamente cambiato da un tempo all’altro. Il 3-3 di Cervenka ha poi definitivamente messo le ali agli uomini di French, sul ghiaccio con tutta un’altra fiducia rispetto alle prime due sfide (e ai primi 40′ di questa).

È sembrato quasi che Kienzle e compagni volessero cambiare il vento di questa sfida, ed un primo passo potrebbe essere fatto riuscendo ad espugnare la Resega dopo una rimonta nel terzo periodo.

Troppo sicuri di sé i ragazzi di Ireland dopo il 3-1 del primo tempo? Un’impressione maliziosa che può avere del vero, anche per come quel risultato illusorio era nato. Dai disastri di Brust, penalità e gol evitabili, alle scenate di un Tristan Vauclair letteralmente “esploso” su Hofmann, si è passati a una squadra, quella di casa che probabilmente ha pensato ad un Friborgo ormai troppo disastrato per essere pericoloso.

La difesa ha cominciato a pasticciare in uscita, con tocchi troppo leggeri, il box play si è chiuso su se stesso favorendo la superiorità numerica del Friborgo, e nello spazio di 20′ le parti si sono quasi invertite.

Il Lugano non può permettersi, senza una vera seconda linea, di giocare troppo con il fuoco e di cercare le accelerazioni “fiorettistiche”, ma deve altresì riprendere quell’indole operaia e muscolare, emozionale pure, che lo aveva contraddistinto finora. Il Lugano sembra sempre in grado di riprendere in mano la situazione, ma ora dovrà essere consapevole che sabato sera alla BCF Arena potrebbe essere un inferno vero, soprattutto il primo tempo.

Lapierre, sempre encomiabile per apporto “totale” deve tornare a fare Lapierre senza perdersi in pericolosi fraseggi col disco che non lo concernono, Sanguinetti deve tornare a tirare fuori un po’ di quella bella personalità che aveva mostrato sul finire della regular season e tutti dovranno pensare immediatamente a come avevano avuto la meglio in Gara 1 e 2.

Intendiamoci, non è che ora il Friborgo sia diventato tutto a un tratto uno spauracchio, ma la nuova verve dei burgundi potrebbe mettere sul ghiaccio nuovi equilibri e scenari diversi.

Per questi scenari diversi potrebbero venire anche ad Ireland dei pensieri di aria nuova e, tenendo conto di un Johnston anche un po’ insicuro e di un Fazzini che esige fiducia e reti, chissà che sabato sera non potrebbe essere il momento di Linus Klasen, per cambiare quelle carte in tavola che nei playoff cambiano spesso e per sgravare qualcuno da compiti che esulano da corde un po’ ruvide.

Tornare umili e lavoratori coraggiosi, ma con qualcuno davanti che trovi nuovi sbocchi e gli assi nelle maniche. E che asso potrebbe essere lo svedese.


IL PROTAGONISTA

Michal BirnerQualcuno pensava potesse essere il sacrificato per fare spazio a Holos, invece in Gara 3 è diventato il protagonista.

Tanto lavoro sporco e innumerevoli dischi giocati con ordine e classe per aggirare la difesa bianconera, poi la freddezza di infilare il disco del 3-2 che ha cambiato le coordinate della sfida. E chissà, magari qualcosa anche nella serie.


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HIGHLIGHTS

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