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Ambrì Piotta

Il Lugano ha cambiato marcia, vittoria per 6-2 sull’Ambrì Piotta

capital

LUGANO – AMBRÌ

6-2

(2-0, 1-1, 3-1)

Reti: 9’29 Furrer (Bürgler) 1-0, 18’37 Hirschi (Zackrisson) 2-0, 21’00 Emmerton (Monnet, Zgraggen) 2-1, 26’29 Hofmann (Zackrisson, Wilson) 3-1, 44’43 Zackrisson (Sartori, Hofmann) 4-1, 48’21 Martensson (Klasen) 5-1, 53’36 Monnet (Pesonen) 5-2, 54’01 Martensson (Wilson) 6-2

Note: Resega, 7’488 spettatori. Arbitri Eichmann, Fischer; Obwegeser, Wüst
Penalità: Lugano 2×2′, Ambrì Piotta 5×2′

LUGANO – E sono 4 le vittorie consecutive del Lugano, fatto che non accedeva dalla scorsa stagione, 6 le reti rifilate all’Ambrì Piotta che è la seconda squadra a subire più di 5 reti dai bianconeri in questo autunno, 5 le reti subite da Merzlikins e compagni negli ultimi 4 incontri.

Cifre significative di un derby che stanno a sottolineare il bivio a cui si sono approcciate le due squadre in questa settimana, con l’inversione di tendenza (ora netta) da parte del Lugano, e quella dell’Ambrì, che subisce la seconda sconfitta consecutiva dopo le vittorie su Bienne, Losanna e Berna.

A livello di classifica questa partita ha sicuramente un impatto maggiore su quella del Lugano, che va all’inseguimento di Bienne e Losanna con la linea comunque ancora pericolosamente vicina, mentre i biancoblù, rimangono adagiati sul fondo della graduatoria a 12 punti dalla frontiera dei playoff.

È stato un derby che ribadisce il fattore casalingo nelle stracantonali di questa stagione, ma stavolta con un Lugano che l’ha spuntata in maniera più netta, sia nel risultato che nel gioco.

A livello tattico non è stata una prestazione decisamente irreprensibile sui due fronti, soprattutto per quella zona neutra che per alcuni frangenti, soprattutto nella prima metà di confronto, è sembrata una zona di frontiera del selvaggio West, con linee di demarcazione del territorio praticamente inesistenti.

Pian piano il Lugano ha saputo prenderne possesso con alzando il baricentro del proprio forecheck, mettendo in ansia la retroguardia dei leventinesi, spesso presi in velocità a causa di un atteggiamento propositivo ma fin troppo spregiudicato in transizione.

La differenza maggiore nel gioco delle due squadre si è vista in queste situazioni, con il Lugano che ha sfruttato gli spazi per mettere pressione su Descloux con l’ottimo lavoro dei centri, mentre l’Ambrì Piotta ha cercato soprattuto l’azione lineare per aggirare la difesa di casa. Solo raramente però gli uomini di Kossmann hanno saputo mettere in grave difficoltà Merzlikins, protetto nello slot con i muscoli dalla propria difesa, costringendo gli attaccanti avversari ai tiri da distante con la visuale libera.

In generale i pericoli maggiori corsi dal Lugano sono arrivati per mano della linea di Emmerton, Pesonen e Monnet, l’unica in grado di pungere e manovrare con una velocità sufficiente per cercare qualche corridoio, ma ciò non è bastato per garantire continuità agli attacchi dei biancoblù.

Nemmeno quando Kossmann, già dal secondo periodo, ha cercato di aumentare il ritmo giostrando a tre blocchi, l’Ambrì ha saputo darsi una scrollata, il Lugano ha mantenuto invece più salde le mani sull’incontro. Il primo gol dei leventinesi che ha dimezzato lo scarto, caduto ancora in uno di quei momenti “disgraziati” del Lugano, stavolta non ha saputo dare picconata alcuna al morale di Wilson e banda, apparsi persino più freschi dei loro avversari.

E questo è un punto che deve far pensare in casa leventinese: il Lugano veniva dalla difficile e intensa trasferta di Davos, mentre l’Ambrì ha saltato il turno del venerdì e pur giocando per mezza partita a tre blocchi offensivi non ha saputo cambiare marcia e “sorpassare” col ritmo i bianconeri schierati regolarmente a quattro linee.

Problemi di grinta e di tenuta per l’Ambrì, che mostra nuovi limiti caratteriali e tecnici (?) in una serata dove ancora una volta a portare la croce è stato Emmerton, aiutato da un grintoso Pesonen, mentre dal secondo al terzo blocco vi è un grave problema di resa.

Fatto simbolico quando Emmerton è stato costretto ad uscire per una discata al piede, e Kossmann lo ha sostituito nel primo blocco con Kamber, a dir poco non in grado di ricoprire quel ruolo nemmeno per i movimenti basilari. Questo ha messo ancora più in luce uno dei limiti tecnici di una squadra che ha gravi lacune nei propri centri, dove il solo Emmerton, per quanto intelligente e indomito, ha il livello sufficiente per fare da perno al gioco.

Nella serata migliore di Zackrisson, il Lugano da par suo mostra continui progressi, dalla difesa sorretta dai solidissimi Wilson e Furrer, a un attacco in grado di portare pericoli regolari con quattro blocchi, giocando con sicurezza, disciplina e semplicità.

Shedden ritrova il gioco dei suoi leader, i margini di miglioramento sono ancora ampi, e sarà da valutare quanto la pausa cada nel momento propizio. Ma soprattutto il Lugano mostra un ritrovato fuoco sacro, che in un derby (ma anche sempre, è meglio) non può venire meno a nessuno e soprattutto a chi, come l’Ambrì Piotta, faceva della grinta e dell’animo invincibile il proprio marchio di fabbrica.

fattore2SUPERIORITÀ GENERALE: In un derby migliore degli ultimi per qualità, anche se non eccelso, ci mancherebbe, il Lugano ha sfruttato la sua maggior completezza per vincere e gestire un incontro che ha fatto suo gradatamente, crescendo col passare del tempo.

Quattro blocchi in grado di pungere, uomini come Martensson e Zackrisson finalmente decisivi nei loro esercizi tipici e un ritmo migliore dell’Ambrì sorretto da una buona condizione fisica.

Con questi mezzi il Lugano ha macinato più gioco alla distanza, piegando i biancoblù con gioco semplice e disciplina. Dal canto suo l’Ambrì ha avuto argomenti validi solo nel primo blocco, perdendo i confronti diretti anche col bottom six del Lugano e soprattutto dei difensori, con un Wilson di nuovo sugli scudi che ha messo in ombra il suo omologo Mäenpää, confuso e parecchio nervoso.

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