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Lugano

Il Lugano ha agganciato la cima, ora vuole trovare la forza di restarci

Nelle ultime stagioni, nonostante i problemi in regular season, i bianconeri hanno raggiunto semifinale e finale. Ora dovranno dare continuità a questi risultati perché non restino isolati

L’inizio della stagione 2017/18 di NLA si sta avvicinando a grandi passi, ed anche quest’anno HSHS vi darà una completa panoramica di tutte le 12 squadre che compongono il massimo campionato svizzero.

Giorno dopo giorno troverete sulle nostre pagine commenti e analisi dei vari club, a cui abbiamo aggiunto un nostro pronostico di posizione in classifica al termine della regular season.


LUGANO

La rosa 2017/18

PORTIERI
Elvis Merzlikins, Daniel Manzato, Stefan Müller

DIFENSORI
Julien Vauclair, Massimo Ronchetti, Philippe Furrer, Colin Fontana, Stefan Ulmer, Alessandro Chiesa, Riccardo Sartori, Elia Riva, Bobby Sanguinetti (), Thomas Wellkinger, Clarence Kparghai

ATTACCANTI
Alessio Bertaggia, Luca Cunti, Gregory Hofmann, Luca Fazzini, Giovanni Morini, Jani Lajunen (), Maxim Lapierre (), Sebastien Reuille, Raffaele Sannitz, Matteo Romanenghi, Linus Klasen (), Dario Bürgler, Julian Walker, Damien Brunner


“Ecce Homo, come si diventa ciò che si è”. Scomodare Nietzsche addirittura nell’hockey su ghiaccio può sembrare alquanto ardito ma, in fondo, l’autobiografia del filosofo tedesco può anche descrivere il percorso fatto dal Lugano dall’anno dell’ultimo titolo fino ad oggi. Passando per i periodi dei bravi ragazzi operai, poi da quelli “culturalmente eccelsi” (semi cit.) fino ai primi veri tentativi realistici con Patrick Fischer, il club bianconero ha raggiunto la consapevolezza di oggi.

A Lugano si è capito cosa rappresenta il club, cosa vuole raggiungere e con quali mezzi, facendo finalmente chiari dei concetti per i quali tutti, dalla testa della società fino alla squadra, vogliono lottare e impegnarsi a fondo. Per arrivare a questi propositi sono state cambiate ideologie, progetti (oggi si vuole parlare più di strategia), uomini e mezzi, ed oggi la filosofia del club bianconero è una sola: tornare ai vertici e restarci.

Per restare nell’olimpo dei top team il Lugano ha bisogno che gli ultimi risultati raggiunti (finale e semifinale, entrambe perse contro i doppi campioni del Berna) non diventino episodi isolati, bensì la normalità.

Questo vuole dire costruire una squadra e una società che sappiano aprire un ciclo che gli permetta di continuare ad avere le risorse per restare nelle top 4-5 del campionato e poter sperare di avere la capacità del colpo di reni decisivo nelle occasioni giuste.

Questo ultimo aspetto significa rendersi conto di dove è collocato il Lugano in questi ultimi anni, ossia a ridosso delle migliori (pur con quelle regular season tribolate, ma anche il Berna ha vinto un titolo da ottavo) ma ancora uno scalino sotto. Stare più in basso di uno scalino non significa per forza non avere speranze di arrivare al titolo prima o dopo, ma richiede il massimo sforzo da parte di tutti ogni stagione, dei colpi di remi sempre regolari e nella stessa direzione e sperare che tutto funzioni alla perfezione in riva al Ceresio.

È indubbio che squadre come il Berna o gli ZSC Lions spendano sul mercato più del Lugano, usufruendo di budget enormi se paragonati alla media della LNA e di una visibilità internazionale non da poco, ma se la scelta dei bianconeri è quella di essere più mirati e parsimoniosi, occorre essere consapevoli di partire sempre leggermente più indietro.

Bisogna però anche convincersi che, raggiungendo una certa stabilità, il “colpaccio” può diventare un obiettivo alla portata, perché l’hockey svizzero, per fortuna a differenza del calcio, riserva sempre sorprese e difficoltà per tutti.


ARRIVI
Luca Cunti (C, ZSC Lions, via Kloten)
Thomas Wellinger (D, Bienne)
Jani Lajunen (C, Tappara)
Bobby Sanguinetti (D, Kloten)

PARTENZE
Tony Martensson (C, Linköping)
Patrik Zackrisson (C, Sibir Novosibirsk)
Steve Hirschi (D, ritiro)
Ryan Gardner (C/W, ???)
Ryan Wilson (D, ???)
Riccardo Sartori (D, prestito al Rovaniemi)

STRANIERI
Linus Klasen (LW, RW )
Maxim Lapierre (C, )
Jani Lajunen (C, )
Bobby Sanguinetti (D, )


Per poter attuare tutto questo, compito sempre più difficile e dispendioso nel panorama elvetico, il Lugano sta cercando di arrivare all’apice di una lavoro di ricostruzione iniziato quattro stagioni fa e, non senza difficoltà, sembra (si spera) possa aver trovato colui che farà quadrare il cerchio, tale Greg Ireland, che tra i nomi blasonati, quelli scritti e sognati dai tifosi a ogni maledetto cambio in panchina, ha probabilmente il profilo più umile, ma ciò non significa assolutamente il più scarso.

Il coach canadese ha come parola d’ordine il “gruppo”, ha lavorato immediatamente su questo aspetto al suo arrivo e ha continuato a farlo in questo preseason, discutendo molto individualmente e in squadra con i giocatori per trovare assieme le soluzioni migliori per il gioco e la strategia.

Comunicatore, “psicologo” e formatore, negli ultimi mesi della scorsa stagione l’ex coach dell’Adler Mannheim si è guadagnato la fiducia della società, dei tifosi e dei giocatori, i quali non hanno mai lesinato parole d’elogio per lui. Inutile girarci attorno, se viene a cadere il rapporto tra staff tecnico e giocatori le dichiarazioni del tipo “per noi giocatori non cambia nulla” sono solo di facciata, la serenità è l’unico vero collante.

Ireland ha portato il sereno e ora è chiamato a lavorare per mantenere la voglia di questo collettivo più grande che mai, ricevendo in cambio quei puntelli che mancavano a una squadra forte ma incompleta, competitiva ma fragile.

Fragile quanto il suo ex capitano, Steve Hirschi, il quale ha deciso per un doloroso quanto saggio addio all’hockey giocato, affaticato da ginocchia ormai logore, ma l’ex numero 8 rimarrà a Lugano, trasmettendo la sua esperienza ai più giovani.

A sostituire Hirschi è arrivato da Bienne Thomas Wellinger, snobbato un po’ da tutti per lo scarno palmarès, ma il numero 95 porta con sé ordine, solidità e un ottimo pattinaggio, per confermarsi molto più che un ripiego. Assieme a lui a completare la difesa ci sarà Bobby Sanguinetti, uno dei più veloci pattinatori della lega, nonché difensore dalle doti spiccatamente offensive.

L’ex Kloten non è semplicemente e unicamente un blue liner, ma è un giocatore che segna molti dei suoi punti aggiungendosi all’azione offensiva approfittando della sua velocità e del suo tiro. Sanguinetti dovrà essere ciò che non sono stati il timido Sondell e l’operaio Wilson, ossia il valore aggiunto di tutta la squadra e non solo del reparto difensivo, e finalmente anche l’alternativa right in power play.

La difesa, con l’innesto di Wellinger, Sanguinetti e la maturazione di Riva migliora sotto ogni punto di vista, e il graditissimo ritorno di Kparghai allungherà il reparto anche con la partenza per la Finlandia di Sartori.


Piuttosto, a essere già un po’ con l’acqua alla gola è l’attacco, senza Brunner per tre mesi, dopo che il numero 98 aveva fatto vedere grandi cose e voglia trascinante nel preseason, e inoltre bisognerà verificare anche l’evolversi della situazione di Hofmann, invitato al camp dai Carolina Hurricanes. In questo caso senza sottovalutare le possibilità dell’attaccante in una squadra di NHL in grande difficoltà di effettivi in attacco.

Dopo l’esperimento riuscito con Bürgler sarà invece Luca Cunti la nuova scommessa dei bianconeri, e se l’ex centro dei Lions saprà ripartire con umiltà e ritrovare le migliori sensazioni, alla Resega si potrà riavere un centro svizzero di grande talento come non accadeva dai tempi di Romy.

Gli occhi di tutti saranno puntati anche su un altro centro, quel Jani Lajunen sconosciuto ai più, ma che a 27 anni ha già collezionato tre titoli nazionali consecutivi tra Svezia e Finlandia e che dovrà essere il giusto complemento per un Klasen bisognoso di sgravarsi di molto lavoro e reduce da un’estate difficile a livello personale.

A ranghi completi il Lugano è una squadra da top-4, dotata di attaccanti svizzeri di una pericolosità seconda forse solo al Davos, di stranieri abbastanza complementari e di forte carattere come i nordamericani e il finnico. Infine, ma non per importanza, uno dei punti di forza rimane di sicuro la porta difesa da Merzlikins, ormai confermatosi tra i migliori portieri di LNA, e da un Manzato finalmente recuperato.

Sommando tutti i capitoli ne esce una squadra meno fragile, più completa e di grande talento, con un gruppo svizzero di grande qualità, stranieri lavoratori e “artisti”, ma con la coperta un po’ corta in attacco. Per sopperire a questo i bianconeri dovranno anche aggrapparsi alla fortuna, oltre che fare gruppo e avanzare sempre come un’unica entità, la definizione preferita da allenatore, direttore sportivo e presidente.

Che la consapevolezza raggiunta in questi periodi non lasci spazio a nessuna frenesia del passato.


MIGLIOR INNESTO

Bobby Sanguinetti: Sempre con un Nummelin nei ricordi, i tifosi bianconeri hanno visto transitare dalla Resega difensori stranieri mediocri, disastrosi o solo insufficienti, senza mai trovare chi facesse la differenza. Sanguinetti sembra l’uomo giusto al posto giusto per valorizzare finalmente una difesa bisognosa di talento.

ADDIO DOLOROSO

Steve Hirschi: Per 14 anni pilastro della difesa, capitano silenzioso ed esempio per giovani e meno giovani, senza dimenticare pure le grandi capacità tecniche. Rallentato da un fisico logorato dalle battaglie è una grande perdita per lo spogliatoio bianconero.

FATTORE X

La coperta corta: Con 14 attaccanti, il Lugano non è al riparo da brutte sorprese in caso di assenze. A ranghi completi i bianconeri possono competere con le migliori, ma già in questo inizio di stagione perderanno Brunner per tre mesi e Hofmann parteciperà al camp di Carolina, scoprendo i piedi infreddoliti della rosa.


La classifica di HSHS

1. BERNA
2. ZSC LIONS
3. ZUGO
4. LUGANO
5. DAVOS
6. GINEVRA
7. LOSANNA
8. FRIBORGO GOTTERON
9. BIENNE
10. KLOTEN
11. LANGNAU TIGERS
12. AMBRÌ PIOTTA

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