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Lugano

Il Lugano è padrone in casa propria, Zugo battuto e vantaggio di 2-0

LUGANO – ZUGO

4-2

(1-1, 2-1, 1-0)

Reti: 15’19 Schlumpf (Martschini, Suri) 0-1, 18’38 Martensson (Klasen, Pettersson) 1-1, 22’30 Brunner (Bertaggia) 2-1, 30’50 Bouchard (Martschini, Immonen) 2-2, 34’07 Martensson (Lapierre, Pettersson) 3-2, 52’17 Kienzle (rigore) 4-2

Note: Resega, 6’746 spettatori. Arbitri Vinnerborg, Wehrli; Fluri, Tscherrig
Penalità: Lugano 5×2′, Zugo 4×2′ + 1xrigore (Schlumpf)

LUGANO – Meglio di così non si poteva chiedere. Sfruttato il primo match casalingo e serie portata sul 2-0 partendo dalla Bossard Arena. Certo, il 2-0 nei playoff non garantisce ancora nulla, ma è un segnale forte e nello stesso tempo figlio di un Lugano che in questi quarti di finale si sente protagonista, si sente forte ed è sicuro di se anche nelle difficoltà.

Ancora una volta i bianconeri festeggiano la vittoria  dopo una partita in cui lo Zugo ha manovrato di più, ma lo ha fatto senza concludere nei momenti buoni, con un attacco tarpato da un Merzlikins di nuovo formato regale e da una difesa (ma quella formata da tutti) in grado di sacrificarsi, di prendere botte e, come Walker insegna, stendersi sul ghiaccio per bloccare i terribili “one timer” di Martschini e Sondell.

Uno Zugo sceso alla Resega sempre convinto, veloce e automatico, ma che ancora una volta si è trovato davanti un Lugano che sa soffrire, sa incassare cambi interi senza vedere il disco, ma che sa anche sfruttare i suoi momenti buoni e che di nuovo si è mostrato capace di mandare in crisi il power play avversario. Bouchard ancora una volta ha dimostrato di essere l’anima della squadra di Kreis, ma si è scontrato con un sistema difensivo efficiente e determinato, che ha costretto il topscorer e MVP della regular season a girare al largo dallo slot più di una volta, come un’ape che non sapeva trovare il pertugio buono per pungere.

La quantità di gioco del Lugano non è stata eccelsa, ma è stata gestita in maniera intelligente e furba (finalmente) e quando vedi un Kienzle dare colpi di lame come se fosse l’ultima pattinata della sua carriera e segnare con freddezza il suo rigore, capisci che questa squadra ai playoff ci è arrivata con l’attitudine e la mentalità giusta. Perché in fondo, se lo Zugo avesse vinto questa partita non avrebbe rubato granché, ma sta qui la chiave di lettura di queste prime due partite del Lugano, ossia essere in grado di fare il proprio match senza andare minimamente nel panico quando lo Zugo manovrava e di riuscire a colpire con altrettanta freddezza di quando difendeva con un box play di nuovo eccellente.

E stavolta possiamo finalmente parlare di un power play che da segnali di “resurrezione”, con le reti di Martensson e Brunner (anche se quella del numero 98 non è arrivata con una vera impostazione da power play) dimostra di avere ancora – per fortuna – la sua utilità, giocando in maniera differente e con maggior mobilità.

Ed è pure un bel sollievo vedere Martensson segnare due reti mettendosi sempre più fisso su Stephan, un Lapierre che vince una quantità industriale di ingaggi oltre a un lavoro dispendiosissimo ma intelligente e i due “gemelli” Klasen e Pettersson pattinare moltissimo, sbagliare pure, ma in grado di portare pericoli a ogni cambio.

C’erano giuste preoccupazioni dopo un finale di regular season un po’ così, ma un grande merito di Shedden è proprio quello di aver inculcato la mentalità da playoff ai suoi ragazzi tanto da fargliela tirare fuori in un click, senza che nessuno si risparmi e con tutti al loro posto con le idee chiare sul da farsi, solo così il Lugano poteva pensare di lottare con lo Zugo in maniera degna come sta facendo.

Per i bianconeri ogni passo da fare diventa sempre quello più difficile, per ripetersi e per mettere un altro mattoncino sopra l’altro in questa serie. Una serie che rimane equilibrata, nonostante lo 0-2 in favore di Hirschi e compagni, ma che in ogni partita regala emozioni e momenti vibranti tra due squadre che interpretano la sfida in maniere magari diverse ma entrambe estremamente competitive.

Sicuro della sua squadra e più “vorace” Kreis, che manda in avanti l’artiglieria pesante appena ne ha l’occasione, più freddo e calcolatore Shedden, che sfrutta il meglio dei suoi uomini per gestire e poi colpire. Quel che è certo è che questo duello è forse il più bello e selettivo di tutti i quarti di finale.

fattore2

COLPIRE CON FREDDEZZA: Martensson al posto giusto nel momento giusto, Brunner con il mirino e Kienzle con le mani di Clint Eastwood.

Le reti del Lugano sono cadute tutte in momenti pesanti della partita e sono state trovate con freddezza e capacità di leggere il momento buono. Lo Zugo in quei momenti sembrava in grado di colpire, ma la difesa bianconera lo faceva girare al largo e dopo aver lavorato ai fianchi, la determinazione ha fatto il resto.

Una gara intelligente e di grande lotta, premiata da delle mani che non hanno tremato nonostante la pressione.

highlights

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