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Lugano

Il Lugano di Shedden trova la prima vittoria, ma ha poco altro da salvare

LUGANO – LANGNAU

4-2

(1-2, 0-0, 3-0)

Reti: 4’46 Lindemann (Haas) 0-1, 7’18 Klasen (Filppula, Furrer) 1-1, 11’58 Nüssli (Chiriaev, Ronchetti) 1-2, 40’38 Klasen (Petterson, Filppula) 2-2, 43’48 Sannitz 3-2, 59’59 Sannitz (Filppula) 4-2

Note: Resega, 5’227 spettatori. Arbitri Prugger, Wiegand; Espinoza, Huggenberger
Penalità: Lugano 4×2′, Langnau 5×2′

LUGANO – Dal 13 settembre 2013 sono passati 2 anni, 1 mese e 17 giorni. Il tempo che è trascorso dalla prima partita dell’era Patrick Fischer a quella della “new era” targata Doug Shedden, che ha esordito in casa contro il Langnau di Benoit Laporte, anche lui di ritorno in Svizzera dopo la poco esaltante avventura leventinese.

Il neo coach bianconero ha potuto contare sui rientri di Brunner e Walker, ma la notizia che ha fatto più piacere nell’ambiente dell’hockey luganese – e non solo – è il rientro alle competizioni di Viktor Oestlund, ripresosi dal brutto male che lo aveva colpito lo scorso anno e presentatosi alla Resega come riserva di Merzlikins. Ovviamente Doug Shedden ha già operato i primi cambiamenti ai blocchi bianconeri, con in particolare il ritorno di Filppula al centro di Klasen e Pettersson, e lo spostamento di Martensson al centro di Hofmann e Brunner.

Di certo nessuno si sarebbe mai aspettato che il Langnau sarebbe arrivato alla Resega più in salute dei bianconeri a fine ottobre, ma è così, oltretutto con il Lugano incapace in casa propria di dettare almeno una legge territoriale.

Pur nel suo limite tecnico ma con la buona organizzazione donatagli da Laporte, la squadra dell’Emmenthal ha subito approfittato delle praterie concesse da una difesa bianconera a tratti inguardabile – 18 tiri a 15 per i Tigers nel solo primo tempo… – non riuscendo ad aumentare il vantaggio ancora nei primi 20’ anche a causa di Merzlikins.

Il Lugano ha provato a mettere sul ghiaccio i primi dettami di Shedden, cercando di arrivare in porta con pochi passaggi, ma a mancare è stata soprattutto la copertura in back checking, e davanti a Merzlikins il panico si è sviluppato come il fuoco in un fienile. Solo la splendida rete di Klasen ha rotto gli schemi in un primo periodo giocato sul filo da equilibrista per lui e i suoi compagni.

Era chiaramente impensabile che Shedden potesse usare una bacchetta magica, e anche lui si è forse reso conto che applicare i suoi ideali sarà molto difficile con i problemi che attanagliano la squadra bianconera. Problemi mostratisi in tutta la loro disarmante grandezza nel secondo tempo, probabilmente il peggiore sin qui giocato dai bianconeri, nel quale Vauclair (uno dei peggiori assieme ad un irritante Martensson) hanno litigato col disco e mostrato la totale assenza di idee.

Dopo i timidi tentativi del primo tempo, nel quale i bianconeri hanno perlomeno cercato di provare gli schemi impartiti da Shedden, è caduto il buio più totale, e il Langnau si è trasformato in uno spauracchio con il viso di Chris DiDomenico, onnipresente e irrefrenabile.

Con la Curva Nord a invocare un’uscita degli attributi, il Lugano ha avuto il merito di trovare perlomeno lo sforzo giusto a girare la contesa nei primi minuti del periodo finale, chiuso comunque in barricata per sventare gli assalti dei tigrotti. Tanta confusione, paura di sbagliare, momenti di panico e poche cose belle nel match dei bianconeri.

Una prima timida impronta di Shedden la si è notata soprattutto nel primo tempo, grazie ad alcune veloci azioni dirette sulla porta, ma a cui ha sempre fatto seguito il puntuale contropiede in superiorità numerica di Nüssli e compagni.

Da salvare in una prestazione sconcertante rimane la vittoria, un Klasen ritrovato e la nuova grande prestazione di Merzlikins. Per il resto si confermano le impressioni della vigilia, che davano il Lugano depresso, a pezzi e completamente da ricostruire, a livello strutturale partendo dalla difesa, a livello tattico e caratteriale.

A far capire però che fossero i giocatori stessi a dover dare i primi segnali ci sono voluti 40’, quando finalmente si è vista una reazione perlomeno sotto il lato caratteriale, quella che ha dato la spinta necessaria a battere gli uomini di Laporte.

Oltre al lavoro in allenamento è innegabile ora che a questa squadra manchino delle pedine, e se non si vuole operare in difesa è sotto gli occhi di tutti il fatto che ben difficilmente Martensson possa togliersi dall’anonimato puro in cui è rimasto dal suo arrivo.

Ciò continua a privare il Lugano del centro principale, con un Filppula bravo ed elegante ma poco continuo e non in grado – per tipologia, non certo per impegno – di dare un aiuto sul piano fisico.

Auguri e buon lavoro Doug.

fattore2

ELVIS MERZLIKINS: Raramente citiamo un giocatore come fattore decisivo per una partita, ma se Klasen ha piazzato una doppietta decisiva, il portiere bianconero ha tenuto in piedi la baracca nel primo tempo, quando il passivo a favore del Langnau poteva essere ben più pesante.

Il buon Elvis ha tenuto a galla i suoi, permettendogli di fare finalmente lo sforzo verso la vittoria in un terzo tempo che senza di lui poteva essere di pura accademia.

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