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Lugano

Il Lugano cambia pelle e mentalità, pazienza e lavoro le parole d’ordine

I bianconeri ripartono con obiettivi ridimensionati dal mercato e dalla rivoluzione dello staff tecnico e sportivo. La squadra è attrezzata per fare bene ma dovrà adattarsi al nuovo sistema e ai cambiamenti in rosa

L’inizio della stagione 2019/20 di NLA si sta avvicinando a grandi passi, ed anche quest’anno HSHS vi darà una completa panoramica di tutte le 12 squadre che compongono il massimo campionato svizzero.

Giorno dopo giorno troverete sulle nostre pagine commenti e analisi dei vari club, a cui abbiamo aggiunto un nostro pronostico di posizione in classifica al termine della regular season.


LUGANO

La rosa 2019/20

PORTIERI
Sandro Zurkirchen, Stefan Müller

DIFENSORI
Julien Vauclair, Massimo Ronchetti, Benoit Jecker, Taylor Chorney (🇨🇦), Alessandro Chiesa, Elia Riva, Atte Ohtamaa (🇫🇮), Romain Loeffel, Thomas Wellinger

ATTACCANTI
Reto Suri, Alessio Bertaggia, Dominic Lammer, Timo Haussener, Luca Fazzini, Mauro Jörg, Giovanni Morini, Jani Lajunen (🇫🇮), Raffaele Sannitz, Ryan Spooner (🇨🇦), Matteo Romanenghi, Linus Klasen (🇸🇪), Dario Bürgler, Julian Walker, Sandro Zangger


“Salpare verso nuovi orizzonti”. Il titolo della stagione del Lugano ha diversi risvolti, ma la volontà è chiara: staccarsi dal passato per cercare nuovi stimoli, nuove fondamenta e nuovi obiettivi dopo un’annata a dir poco esasperante un po’ per tutti.

Una stagione che ha scoperchiato problemi e confusioni che nelle sorridenti annate precedenti erano state coperte come la polvere sotto il tappeto da due finali per il titolo, con in particolare quello sfuggito in Gara 7 contro gli ZSC Lions.

Risultati “emozionali”, raggiunti con la forza del gruppo trainato dal furore agonistico e dalla classe di alcuni uomini. I problemi sono sorti quando le emozioni si sono scaricate nella negatività, la voglia di rivalsa è diventata “depressione” e l’incapacità di uno staff di ricomporre un gruppo le cui crepe cominciavano a scorgersi in superfice si è unita alla mancanza di un supporto da parte della società verso gli allenatori.

Di fatto l’uscita di scena con un secco 0-4 da parte dello Zugo nei quarti di finale è stato il colpo di lama definitivo, quella squadra, quel gruppo, non c’erano più, tutto si era scaricato ed esaurito come polvere al vento. Persi oltretutto i due principali attori delle cavalcate nei playoff, Gregory Hofmann e Elvis Merzlikins, era logico supporre che il Lugano avesse bisogno di un restyling, quella squadra non poteva più funzionare, tanto meno in mano a uno staff che aveva già mostrato i suoi limiti.

Quello che serviva era soprattutto il coraggio. Il coraggio di prendere decisioni pesanti ma doverose, più “facile” quella di cambiare guida tecnica, meno – per varie ragioni e opinioni in seno al club, vien da pensare – quella di separarsi da un direttore sportivo presente da ormai dieci anni.

Un direttore sportivo, Roland Habisreutinger, su cui è pesato soprattutto l’ultimo triennio, con la mancata programmazione del dopo-Merzlikins, l’incapacità di costruire una base per garantire abbastanza qualità da mettere sul piatto a chi aveva altre offerte importanti (Hofmann) e una gestione contrattuale di alcuni stranieri a dir poco incomprensibile, senza dimenticare la passività nel gestire questioni conflittuali nel rapporto tra staff tecnico e alcuni giocatori anche di primo piano.


ARRIVI
Reto Suri (F, Zugo)
Dominic Lammer (F, Zugo)
Sandro Zangger (F, Losanna)
Sandro Zurkirchen (G, Losanna)
Ryan Spooner (F, Vancouver Canucks)
Jan Bartko (D, Ocelari Trinec)
Atte Ohtamaa (D, Kärpät)

PARTENZE
Gregory Hofmann (F, Zugo)
Luca Cunti (F, Bienne)
Stefan Ulmer (D, Bienne)
Elvis Merzlikins (G, Columbus Blue Jackets)
Henrik Haapala (F, Jokerit Helsinki)
Riccardo Sartori (D, Olten)
Maxim Lapierre (F, Eisbären Berlino)

STRANIERI
Linus Klasen (F, 🇸🇪)
Jani Lajunen (F, 🇫🇮)
Taylor Chorney (D, 🇨🇦)
Ryan Spooner (F, 🇨🇦)
Atte Ohtamaa (D, 🇫🇮)
Jan Bartko (D, 🇨🇿)


Allora ecco il colpo di spugna, seguito dai freschi nomi di Sami Kapanen e Hnat Domenichelli. Il primo, il coach, è un nome altamente intrigante, ma rimane comunque una scommessa. E qui sta anche il coraggio di scegliere un allenatore emergente, con la consapevolezza che avrà bisogno di tutto il sostegno necessario.

Il finnico propone gioco offensivo, diretto e intenso, nel preseason ha già mostrato che i cambiamenti necessiteranno di pazienza e di sbagli, perché solo così il Lugano potrà crescere, ma le idee in testa all’ex Star di NHL sembrano chiarissime e il gruppo ha dato segnali di fiducia nel massacrante preseason.

Il sostegno verso di lui dovrà venire dal nuovo direttore sportivo, un’altra figura per certi versi “esaltante” già dopo le prime mosse in cui ha dimostrato proattività, grande capacità decisionale e feeling con lo staff tecnico.

Hnat Domenichelli in due mesi ha piazzato i colpi targati Ryan Spooner e Atte Ohtamaa che, aldilà del curriculum impressionante dei due, hanno già mostrato tutta la capacità dell’ex attaccante di muoversi con grande velocità in una fascia di mercato di altissimo livello, senza farsi troppi problemi nell’indirizzare all’estero un Maxim Lapierre che avrebbe mal digerito una rotazione tra stranieri. Un segnale forte, votato anche alla serenità del gruppo.

C’è un’altra figura nuova nel club, quella del CEO Marco Werder, la persona di fiducia del presidente Vicky Mantegazza a cui spetterà il compito per nulla semplice di supervisionare i dipartimenti del club, proponendosi in un ruolo di riferimento e decisionale che in passato è mancato alla Cornèr Arena.


Passando al roster bianconero, detto dei colpi Spooner e Ohtamaa, i nuovi volti sono rappresentati dagli ex Zugo Reto Suri e Dominic Lammer e dall’ex losannese Sandro Zangger.

Se i primi due sono due giocatori di sicuro affidamento, Zangger avrà da dimostrare di potersi ritagliare un posto importante come era riuscito a fare nei suoi primi tempi a Zugo.

Partito Gregory Hofmann, l’attacco del Lugano ha perso la sua bocca da fuoco principale, ma ci si aspetta anche che Linus Klasen ritorni a rendere e far rendere come un tempo, quando però, oltre ad essere risparmiato dalla sfortuna, veniva anche utilizzato e schierato secondo le sue caratteristiche, ma tanto dipenderà dalla sua capacità di adattamento.

Dalla vena dello svedese dipenderà quindi il rendimento di Luca Fazzini, deciso a riprendersi un posto importante dopo una stagione difficile. La sua capacità di arrivare potenzialmente a una ventina di reti stagionali è fondamentale per questo Lugano, così come sarà fondamentale che il Lugano ritrovi il vero Bürgler.

Importantissimo sarà che venga ritrovata efficacia anche nelle situazioni speciali, un esercizio in cui il Lugano era tra le peggiori del lotto nell’ultima annata, impensabile guardando un roster del genere che la squadra bianconera non possa avere un powerplay degno e un boxplay efficace almeno nella media.

In difesa infatti sono uscite le magagne più grandi in questo preseason, con il cambiamento di gioco a scoperchiare limiti difensivi e di mentalità di alcuni interpreti, l’ingaggio di Ohtamaa potrebbe essere un “upgrade” notevole se il finnico verrà rinnovato sulla scia delle prime ottime impressioni.

Il dolente punto dello straniero difensivo potrebbe quindi venire riparato con l’ingaggio dell’ex capitano del Kärpät, ma tutto il reparto difensivo dovrà fare un passo avanti nel gioco.

In porta è avvenuto l’altro grande avvicendamento, Zurkirchen è arrivato da una bella stagione con il Losanna a rimpiazzare Merzlikins e, anche se l’ex biancoblù in questo preseason ha mostrato qualche passaggio a vuoto, il 29enne ha tutto per garantire un buon rendimento. Ovviamente gli obiettivi calano pensando a ciò che è stato in grado di fare il suo predecessore, ma anche qui il discorso su una progettazione e prontezza nella sostituzione andrebbe per le lunghe.

Tutto sommato il Lugano si ritrova con una squadra dotata di notevole talento, una buona spina dorsale al centro e buona profondità soprattutto nel bottom six.

La volontà di Kapanen di costruire una squadra in grado di pungere con quattro blocchi può essere costruita su quei giocatori in grado di garantire lavoro intenso e anche buona produzione di punti, come i vari Zangger, Lammer, Sannitz e al suo rientro anche Morini, sperando che Bertaggia ritrovi la capacità di un tempo per andare a segno con più regolarità rispetto alle occasioni che si crea.

Nel top six la coperta risulta più corta alle ali, soprattutto quelle “pensanti”, ma c’è tutto perché il Lugano possa costruire un line up competitivo e discretamente in linea con le caratteristiche richieste dal nuovo coach.

Hnat Domenichelli ha posto l’asticella sulle prime 6 posizioni in regular season e l’obiettivo sembra consono a una squadra come quella bianconera, a patto che il sistema di gioco nuovo venga assorbito e renda come ci si attende, anche se le oscillazioni saranno inevitabili, magari su un lasso di tempo un po’ più lungo di quello che ci si possa attendere.

I tifosi hanno dimostrato di capire la situazione e di avere pazienza, ora sperano che possano essere ripagati con una ricostruzione vera e con un gioco attrattivo che non dipenda più dalla vena di due o tre giocatori su tutta la rosa.

A Kapanen spetta un lavoro enorme ma il finlandese non è certo uomo che si spaventa di fronte a certe sfide, altrimenti non sarebbe su quella panchina a guidare il gruppo verso i nuovi orizzonti.


MIGLIOR INNESTO

Ryan Spooner: È uno di quei giocatori che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile vedere sulle piste svizzere, ma le circostanze particolari dell’ultima stagione hanno fatto sì che il canadese potesse raggiungere Lugano.

Ha tecnica, pattinaggio e visione di gioco ben oltre la media, caratteristiche che potrebbero venire esaltate dallo stile di gioco della National League. Ma soprattutto porta una garanzia: Spooner stesso sa che questa è la sua ultima occasione per un rilancio vero in NHL e dovrà dare tutto per dimostrare di valere ancora come ai tempi d’oro dei Bruins. Una garanzia win-win.

ADDIO DOLOROSO

Gregory Hofmann: È stata dura scegliere tra l’attaccante ed Elvis Merzlikins, ma se del portiere si sapeva ormai da tempo di una sua imminente partenza e c’era il tempo per programmare il futuro, con Hofmann le cose sono andate un po’ più velocemente e un sostituto era impensabile trovarlo tra i giocatori svizzeri.

È pesata la mancanza di garanzie sul futuro della squadra bianconera, sulla quale ora graverà la mancanza della trentina abbondante di reti che la più forte ala svizzera del campionato garantisce sull’arco di una stagione.

FATTORE X

Diverse domande in attesa di risposta: Sono tanti gli interrogativi che pesano sulla squadra bianconera, dall’assorbimento del dopo-Merzlikins, dalla mancanza di uno scorer eccezionale come Hofmann, al rendimento di giocatori che la scorsa stagione non hanno brillato.

Ma soprattutto ci si aggrapperà al comandante Sami Kapanen: il suo gioco verrà assimilato? I giocatori si adatteranno alla nuova filosofia? In quanto tempo pagherà? La determinazione del finlandese sarà decisiva.


La classifica di HSHS

1. ZUGO
2. BERNA
3. LOSANNA
4. ZSC LIONS
5. BIENNE
6. LUGANO
7. FRIBORGO
8. LANGNAU TIGERS
9. AMBRÌ PIOTTA
10. GINEVRA SERVETTE
11. DAVOS
12. RAPPERSWIL

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