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Lugano

Il Lugano affonda in due minuti, rimonta incompiuta sul Davos

I bianconeri, mai in vantaggio, subiscono tre gol in pochissimi minuti e non si risvegliano fino ai minuti finali. Davos e Zugo si avvicinano al secondo posto

Il Lugano affonda in due minuti, rimonta incompiuta sul Davos

LUGANO – DAVOS

3-4

(1-1, 0-3, 2-0)

Reti: 1’13 Jung (Little, Nygren) 0-1, 15’31 Cunti (Hofmann, Merzlikins) 1-1, 22’36 Corvi 1-2, 23’42 Dino Wieser (Portmann) 1-3, 25’03 Little (Nygren, Johansson) 1-4, 54’39 Walker (Klasen, Sannitz) 2-4, 55’38 Hofmann 3-4

Note: Resega, 5’379 spettatori. Arbitri Dipietro, Stricker; Kovacs, Obwegeser
Penalità: Lugano 2×2′, Davos 4×2′

LUGANO – A volte basta così poco per mandare tutto all’aria, quel “tutto” che altri non era un temporaneo pareggio per raddrizzare una baracca che sembrava si potesse prendere in mano. Al Lugano, per mandare la baracca all’aria nemmeno fosse la casa in paglia della fiaba dei Tre Porcellini è bastato pochissimo, precisamente 2’27.

In quello stretto lasso di tempo, il lupo delle favole in maglia gialloblù ha colpito tre volte come nel racconto di Joseph Jacobs le tre casette dei porcellini, abbattendo pure quella di mattoni e, a differenza del libro, è proprio l’antagonista ad avere la meglio.

Da quell’incrocio dei pali clamoroso colpito da Bürgler ancora sull’1-1, al ribaltamento di fronte che ha portato al vantaggio di Corvi (con Merzlikins non esente da colpe) e in pochissimo tempo i bianconeri hanno perso idee, disciplina e concentrazione sotto i colpi micidiali, cinici e in parte anche fortunati dei ragazzi di Del Curto.

Lì è iniziata sostanzialmente un’altra partita, perché il Lugano del primo tempo che aveva saputo reagire al vantaggio di Jung con la bella rete di Cunti (l’unico assieme a Hofmann veramente ispirato) stava iniziando a mostrare segni di autorevolezza, con dei power play ficcanti seppur improduttivi e buone discese verso un attento Senn dopo la prima pausa.

Poi, come detto, il tracollo e una nuova partita, con un Davos non certo trascendentale, che ha basato molto le sue ripartenze tipiche sulla “casualità” e sulle forze individuali, ma altresì con un Lugano da mani nei capelli. Errori di piazzamento clamorosi, una miriade di passaggi sbagliati e fuori tempo, continui tentativi di andare per vie centrali con il Davos pronto a sfruttare i numerosi turn over in zona neutra.

Insomma in quelle fasi fino al 40′ (e un pezzo oltre) i bianconeri hanno sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare, andando decisamente al largo da Senn, mancando di mordente e profondità.

Inutile dire che quelle tre reti in sequenza abbiano colpito il Lugano più profondamente di quello che si pensava, soprattutto a livello psicologico, e allora anche da parte di Greg Ireland ci si sarebbe potuti aspettare un time out che rimettesse le idee in chiaro a suoi ragazzi, completamente allo sbando.

Si è dovuto attendere fino al 50′ per rivedere un Lugano capace di nuovo di farsi pericoloso sul serio, con Walker a suonare la carica e Hofmann a seguirlo poco dopo con il 3-4, ma queste reti hanno portato una speranza rimasta vana, il rush finale, pur volenteroso che sia stato aveva ancora addosso troppe tossine di quel brutto periodo centrale per riuscire a completare la rimonta.

Il Lugano ha pagato dazio in una serata in cui tutto è andato storto, ma nella quale non è riuscito a fare molto per cercare di raddrizzare quello che era sicuramente alla portata. Troppe le distrazioni, troppi i vuoti di gioco e aggressività, troppe le mancanze da uomini chiave.

Se Sanguinetti ultimamente ci sta abituando a una non indifferente massa di errori di partita in partita, c’è un Klasen che sta rasentando l’insofferenza. Troppo pochi i suoi spunti, troppe le rinunce a lottare per quel centimetro in più, troppi i dischi smistati ai compagni quando c’è da prendersi l’ultima responsabilità, tutto eccessivo per pensare che questo calo dello svedese sia solo fisiologico.

Il Lugano deve assolutamente ritrovare il vero Klasen, e fare in modo che lui voglia tornare il vero Klasen, perché a lungo andare, in una squadra che è diventata squadra, sembra scivolare sempre più fuori dal coro.

Il Lugano può quindi solo guardarsi allo specchio dopo questa sconfitta, arrivata in una maniera che ultimamente sembra troppo familiare ai tifosi della Resega, nonostante un paio di acuti, e il rendimento altalenante di questo intenso mese di dicembre sta facendo avvicinare un po’ troppo gli inseguitori, tanto che il secondo posto non è più così comodissimo…


IL PROTAGONISTA

Broc Little: Quando si nota il suo casco giallo nello slot sembra già troppo tardi. Così elusivo che sembra venga teletrasportato nelle zone calde e a manovrare e farsi trovare libero davanti alla porta portando fuori posizione i difensori è un mago assoluto.

Ha fatto impazzire la retroguardia bianconera portando mille pericoli e trovando con grande visione di gioco il game winning gol già al 25′, una rete da opportunista e attaccante dotato di rarissimo fiuto del gol.


GALLERIA FOTOGRAFICA


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HIGHLIGHTS

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