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Ambrì Piotta

Il derby va al Lugano, ma stavolta tutto il Ticino vola ai playoff

garage

Hcap

AMBRÌ – LUGANO

1-2 ds

(1-1, 0-0, 0-0; 0-1)

lugano
Reti: 6’16 Walker (Micflikier, Sannitz) 0-1, 14’30 Giroux (Pestoni, Williams) 1-1, 63’50 Sannitz (Hirschi, Pettersson) 1-2

Note: Valascia, 6’282 spettatori. Arbitri: Reiber, Wiegand; Kaderli, Wüst

Penalità: Ambrì 2×2′, Lugano 7×2′ + 1×10′ (Manzato)

AMBRÌ – L’ultimo derby di regular season di questa stagione prometteva tante emozioni e, dopo oltre 60 minuti di gioco, non si può che ritenersi soddisfatti per una partita che ha saputo divertire nonostante il contenuto punteggio di 2-1.

Ambrì Piotta e Lugano si sono dimostrate due formazioni che evidenziano ancora diversi aspetti che andranno corretti in vista dell’imminente inizio dei playoff, ma che nel frattempo hanno entrambe ottenuto alla Valascia la certezza matematica di poter accedere ai giochi che contano.

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I biancoblù stanno cercando in tutti i modi di ritrovare una certa lucidità nel loro gioco e, dopo aver ributtato nella mischia Mieville – per l’occasione al centro della linea completata da Lhotak e Steiner – l’imminente ritorno alle competizioni di Park dovrebbe permettere alla squadra di Pelletier di ritrovare degli automatismi che appaiono oggi arrugginiti.

Sull’altro fronte il Lugano si avvicina al post season completamente recuperato dal punto di vista fisico, con addirittura Conne che alla Valascia ha potuto riassaporare una partita vera dopo aver passato dei mesi difficili. Pettersson è apparso pimpante come al solito, anche se gli ci vorrà un po’ per trovare la massima incisività.

Davanti a 6’283 spettatori, alla Valascia è andato in scena un derby in cui ha vinto la squadra che ha saputo sfruttare maggiormente gli errori dell’avversaria, ovvero un Lugano capace di imporre il suo gioco in alcuni frangenti, e di limitare i danni nel momento in cui commetteva degli evidenti errori, leggasi le troppe superiorità numeriche concesse ai leventinesi.

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Proprio il powerplay è stata la chiave di volta del derby, con l’Ambrì Piotta che non è stato in grado di cogliere una vittoria che in alcuni momenti sembrava essere vicinissima. Le fasi in superiorità numerica dei leventinesi non hanno invece portato ad alcun risultato concreto, questo nonostante nel finale i padroni di casa abbiano potuto giostrare per ben 1’20 in 5 contro 3.

Gli uomini di Pelletier in alcune occasioni hanno a dire il vero impostato bene la superiorità ed hanno fatto girare abilmente il disco – specialmente nel finale di periodo centrale – ma Giroux e compagni sono andati troppo raramente al tiro per poter sperare di mantenere alta la pressione su un bravo Manzato.

L’altra faccia della medaglia ha visto un Lugano che ha saputo evidenziare una buona solidità difensiva, anche se non sono mandati alcuni “vuoti” che hanno permesso all’Ambrì di costruirsi delle limpide occasioni da rete.

A trovare per primi il gol sono però stati i bianconeri, autori di un primo tempo “razzo” durante il quale hanno saputo mettere sotto a livello di rimo ed intensità i padroni di casa, questo nonostante l’Ambrì avesse già nelle gambe una partita dopo la pausa olimpica. Logica conseguenza è stato l’1-0 dell’ex Julian Walker dopo soli 6 minuti, ben imbeccato da Micflikier e che ha superato un incolpevole Zurkirchen.

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I primi 20 minuti di gara sono stati indubbiamente i migliori del Lugano che poi, con il proseguire della partita, ha visto la sua intensità calare ed il ritmo del suo gioco continuamente spezzato dai troppi falli commessi. L’Ambrì è riuscito ad arginare bene i danni, pareggiando al 14’30 con un violento slapshot di Giroux, servito alla perfezione da Pestoni.

Il top scorer biancoblù ha fornito venerdì sera una prova di sostanza, con la sua presenza che si è sempre sentita sul ghiaccio. Sempre tra il “male” e il “così così” invece Jason Williams, schierato comunque in una posizione non sua e che solamente a tratti lascia intendere quelle capacità che la passata stagione abbiamo potuto ammirare in lui. Alcune giocate di valore il numero 29 le riesce a fare, ma in generale il suo impatto sulla partita è ancora ben lontano dalla sufficienza. Presumibilmente sarà lui a lasciare spazio a Park al centro del primo blocco.

Con il match che è proseguito sui binari di un generale equilibrio, sul fronte bianconero si è potuto vedere all’opera per la prima volta Mikko Lehtonen, schierato in compagnia di McLean e Murray ma apparso ancora un po’ estraneo al sistema di gioco attuato dalla squadra. La sua sola presenza fisica è però bastata in alcuni frangenti a creare spazi importanti, mentre bisognerà aspettare i prossimi incontri per avere un giudizio più completo su di lui.

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A salire in cattedra nel periodo centrale sono però stati i due portieri, con Manzato e Zurkirchen autori di una prova quasi perfetta e che si sono dimostrati più bravi degli attaccanti avversari.

Ad avere le opportunità maggiori per sbloccare il risultato sono stati da metà partita in avanti i biancoblù, che nel terzo tempo hanno avuto a disposizione tre superiorità numeriche – di cui una a 5 contro 3 – per far pendere l’ago della bilancia in loro favore. All’Ambrì Piotta al momento pare però mancare qualcosa, con il rientro di Park che probabilmente permetterà alla squadra di ritrovare alcuni equilibri che al momento mancano. Con la qualificazione ai playoff la tensione probabilmente si è un po’ abbassata, e la sensazione “’d’urgenza” quando si scende sul ghiaccio non è ancora ai livelli su cui dovrà essere tra una decina di giorni.

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Il Lugano è invece sembrato più determinato nell’ottenere la vittoria, badando maggiormente alla concretezza e – una volta lasciatosi alle spalle l’erroraccio che aveva portato ad una penalità per scambio scorretto che sarebbe potuta risultare fatale – è andato a segnare il gol della vittoria con Raffaele Sannitz, che ha deviato un puck scagliato dalla blu da Hirschi.

Festa dunque per il Lugano, che supera i cugini in classifica e si trova ora in un ottimo quarto posto. Sorrisi anche sul fronte biancoblù perché, nonostante la sconfitta, c’è da festeggiare una qualificazione ai playoff che mancava addirittura dal 2006.

Il bello, però, deve ancora arrivare, dunque bisognerà scacciare tutte le sensazioni di appagamento che in questo periodo si presentano particolarmente attraenti, così da essere pronti per la battaglia dei playoff.

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