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National League

I Top e Flop della regular season NLA 2019/20: giocatori stranieri

Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season.


I TOP STRANIERI DI HSHS

Tomi Karhunen (Berna): Dopo che le cose con l’attuale bianconero Niklas Schlegel non erano funzionate, il Berna ha deciso di puntare su un portiere straniero ingaggiando l’ex biancoblù Karhunen, il quale nella Capitale si è ritrovato confrontato con una situazione tutt’altro che semplice. Dal suo arrivo a fine novembre ha giocato ogni singola partita di campionato disputata dal Berna (!) – tra cui dunque tutti gli 11 back-to-back in calendario – e nessun altro portiere ha dovuto fronteggiare più tiri di lui (803 in totale). Non è stato sempre perfetto, ma anche considerando la pressione della situazione ed il gran carico di lavoro, ha fatto registrare dei numeri egregi. Mai richiamato in panchina, ha chiuso la stagione con la miglior percentuale di parate della lega (92.53%) e la seconda miglior media di reti incassate (2.20).

Maxim Noreau (ZSC Lions): Il canadese ha vissuto una stagione eccezionale, migliorando le sue prestazioni in biancoblù del 2012/13 ed ottenendo il miglior bottino in carriera con 39 punti (dieci gol) in 45 partite, numeri che lo hanno reso anche il difensore più produttivo del campionato. Ha unito un’impressionate media di 0.87 punti a incontro ad un bilancio di +22, il migliore della lega, ed inoltre è stato il difensore ad aver tirato maggiormente in porta con 141 conclusioni. È stato uno dei motori dello Zurigo di Grönborg, garantendo ritmo, impulsi e dinamismo, il tutto limitando al minimo le penalità e mostrando una grande regolarità sull’arco di tutta la regular season. Se i playoff potranno effettivamente iniziare, sarà uno dei giocatori fondamentali nella rincorsa al titolo.

Ryan Gunderson (Friborgo): È stato il primo difensore dai tempi di Maxim Noreau all’Ambrì Piotta nel 2011/12 a chiudere la regular season come Top Scorer della propria squadra (35 punti in 50 partite), e già questo basterebbe a far capire quanto importante sia stato l’apporto dello statunitense per il Gotteron. I burgundi hanno trovato in lui quella spinta dalle retrovie che andavano cercando, tanto che in termini di punti primari nemmeno Noreau è riuscito a tenere il suo passo (22 contro i 19 del canadese). Ha garantito leadership e dinamismo nel gestire il gioco, il tutto unito al fatto di essere stato in assoluto il giocatore che ha passato più minuti sul ghiaccio nell’intero campionato (1’167 in totale, oltre 23 a partita).

Garrett Roe (ZSC Lions): Nei due anni a Zugo ci aveva già mostrato tutto il suo potenziale, ma nella sua prima stagione all’Hallenstadion lo statunitense ha elevato ulteriormente il suo livello mettendo la firma su 48 punti in 44 incontri (1.09 a partita, solo Cervenka ha fatto meglio). È stato il giocatore ad aver fornito il maggior numero di assist di prima (24), ed ha inoltre garantito un’eccezionale efficacia agli ingaggi con un totale di 539 vinti con il 57.2% di riuscita. Ha vissuto una fase atipica tra fine dicembre e inizio gennaio (cinque partite senza punti), ma per il resto la sua regolarità di rendimento è stata eccezionale.

Roman Cervenka (Rapperswil): Ha potuto giocare solamente 32 incontri, ma quando lo si è visto in pista ha letteralmente trasformato il Rapperswil grazie alla sua classe che è la più cristallina dell’intera lega. Eccezionale playmaker per la sua visione di gioco, precisione nei passaggi e capacità di dettare i ritmi, Cervenka è un vero piacere da ammirare ed ha saputo ottenere ben 41 punti, di cui 14 gol. In termini di punti a partita la sua media di 1.28 ha spazzato via la concorrenza (lo rincorre Roe, distaccato a 1.09), ed anche in termini di punti primari (0.88 ad incontro) nessuno ha saputo raggiungere il suo livello. Ha avuto grandissima costanza andando a punti in 23 partite diverse, e solamente in un’occasione ha mancato l’appuntamento con il tabellino per due uscite filate… Non avesse saltato oltre un mese e mezzo di competizioni in autunno, staremmo probabilmente parlando di uno dei top scorer del campionato.

Matt D’Agostini (Ambrì Piotta): Con 42 punti in 46 partite il canadese ha vissuto la sua miglior stagione in Svizzera, distinguendosi per tutto il campionato come il giocatore più importante dell’Ambrì Piotta. Rimasto in Ticino sin dalla preparazione estiva, D’Agostini ha vissuto una stagione eccezionale, ed in particolare nei primi mesi – difficili per la squadra, confrontata con infortuni e un’identità balbettante – ha mostrato la via facendo sempre le cose giuste. Dalla sua ci sono gol e assist con regolarità, ma anche una leadership dentro e fuori dal ghiaccio che per il gruppo sono state fondamentali. Dopo mesi ad alti livelli ha vissuto un comprensibile calo con l’arrivo del nuovo anno, ma si è ripreso velocemente e nel finale di stagione è tornato a garantire l’apporto a cui ci aveva abituati.


I FLOP STRANIERI DI HSHS

Miika Koivisto (Berna): Il discorso relativo ai difensori stranieri è stato delicato anche quest’anno nella Capitale, e dalla scelta di lasciar partire Maxim Noreau al termine del campionato 2017/18 sono stati commessi diversi passi falsi. Partito Almquist dopo la passata stagione, il Berna ha puntato tutto sul finlandese Miika Koivisto, arrivato agli orsi da campione del mondo e con la promessa di essere quel difensore completo che il club tanto cercava. Le cose non sono però andate come previsto, sin dall’inizio il giocatore non si è trovato a suo agio nonostante uno staff tecnico completamente finlandese, e ad inizio novembre è già arrivata la rottura contrattuale.

Taylor Chorney (Lugano): È probabile che in molti abbiano sperato che una seconda stagione in bianconero potesse regalare un giocatore diverso da quello visto nella sua prima annata a Lugano. Il problema è che se Taylor Chorney è stato un giocatore diverso lo è stato in peggio, ed ancora si è avuta la prova che come straniero non è adeguato a quello che richiede il campionato di National League. In una rosa, quella del Lugano, privata di talento rispetto allo scorso torneo, l’ex Washington Capitals ha dimostrato di non avere le qualità necessarie per alzare il livello ed essere decisivo come richiesto ai giocatori d’importazione, che nel 90% dei casi sono quelli che fanno la differenza nel nostro campionato. Solo una rete e 12 assist (di cui solo 3 diretti) e un bilancio di -8 le cifre di Chorney, in generale – seppur sia un grande professionista – solo un buon compitino correlato spesso da errori banali e diversi limiti tecnici, soprattutto nei passaggi in movimento e nei tiri, esercizio in cui fa veramente fatica rispetto alla media della National League. Un giocatore che non ha mai saputo portare un impulso di categoria superiore.

Robert Sabolic (Ambrì Piotta): Con il senno di poi è chiaro che lo sloveno non sia il giocatore di cui aveva bisogno l’Ambrì Piotta, anche e soprattutto in termini di personalità. Al netto di alcune caratteristiche comunque interessanti – ma che nel contesto della NLA ha faticato ad esprimere – Sabolic non si è mai realmente integrato nel gruppo, e questo blocco in una squadra come quella biancoblù ha rappresentato un ostacolo che una volta diventato evidente è stato difficile da superare. È stato condizionato da un inizio sfortunato, con diversi pali colpiti ed il primo gol arrivato solamente in ottobre, ed in seguito quell’infortunio in Coppa Svizzera ha complicato ulteriormente il suo percorso. Naturalmente da lui l’Ambrì si aspettava di più, ma la sua non si è rivelata essere la personalità giusta per trarre il meglio da una realtà particolare come quella leventinese. Ha ottenuto appena cinque gol e un totale di 13 punti, risultando l’attaccante straniero meno produttivo dell’intera lega tra chi ha giocato almeno 27 partite (quelle da lui disputate).

Erik Thorell (Zugo): La prima stagione a Zugo dell’attaccante svedese è stata di minor impatto rispetto a quanto non ci si potesse attendere, questo soprattutto dopo dei numeri che lo avevano visto imporsi come uno dei migliori marcatori della Liiga finlandese. A metà ottobre si è rotto un braccio cadendo in bicicletta e la conseguente assenza non lo hanno aiutato, ma dal suo rientro due mesi dopo non ha mai davvero trovato il suo ritmo, segnando appena cinque gol in 22 partite (e soli nove punti primari in totale). Coach Tangnes ha cercato di garantirgli continuità schierandolo praticamente per l’intera stagione con Lindberg e Martschini, ma per ora è mancato quel “click” che avrebbe potuto rendere la linea offensivamente esplosiva. Dalla prossima stagione ci si attenderà sicuramente un impatto più marcato e costante.

Viktor Stalberg (Friborgo): Le premesse per credere che lo svedese potesse essere dominante come durante il suo periodo a Zugo c’erano tutte ma, nonostante il discreto bottino di 14 gol e 17 assist, Stalberg non è stato quel trascinatore che speravano i burgundi. Nella prima metà di stagione si era distinto per alcune fasi su ottimi ritmi, ma con l’arrivo di dicembre si è completamente spento ed ha vissuto addirittura 17 partite consecutive senza trovare il gol! Nel finale ha ritrovato un po’ di vita – ma solo un punto nelle ultime cinque partite – ed in generale a Friborgo ci si attendeva da lui delle prestazioni più “trascinanti”, tant’è che spesso e volentieri i suoi compagni di linea sono cambiati nel corso della stagione per cercare di sbloccarlo.

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