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I top e flop dei quarti di finale dei playoff secondo HSHS

(© Berend Stettler)

Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi proporrà la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione basata sui quarti di finale dei playoff.


I TOP DI HSHS

Elvis Merzlikins (Lugano – 93.65 SV%, 2.02 GAA): Dopo una buona, ma non eccezionale, regular season ecco il vero Merzlikins. Non ha la miglior percentuale di parate dei quarti di finale e nemmeno la  media più bassa di reti subite, ma è anche quello che ha giocato più partite nel primo turno di playoff. Di sicuro il lettone è quello che ha subito più tiri e che, guardando le varie sfide contro gli ZSC Lions, ha dovuto tirare fuori gli interventi più difficili. A partire da Gara 2, nei minuti (e secondi) finali di ogni partita ha compiuto interventi straordinari che hanno permesso al Lugano di vincere tutte le sfide casalinghe e di fare il break in Gara 5… E quando queste partite finiscono con uno scarto di una sola rete, ben si capisce quanto sia stato fondamentale. Oppure per la controprova si potrebbe chiedere a Thoresen e Künzle cosa ne pensano di quelle sue incredibili spaccate che hanno salvato due gol praticamente fatti.

Julien Vauclair (Lugano – 3 partite, 4 gol, +2): L’arrivo sulla panchina del Lugano di Greg Ireland ha rinvigorito diversi giocatori, ma probabilmente “Julio” è quello che più di tutti ha giovato del cambio in panchina. Molti minuti di ghiaccio, tante responsabilità e una riconosciuta leadership per un giocatore che sta attraversando il suo miglior momento delle ultime stagioni. Già sul finale di regular season si è capito quanto avrebbe potuto dare nel momento decisivo della stagione, e sin da Gara 1 a Zurigo aveva messo la sua firma sul provvisorio 1-1. Peccato che quell’intervento su Pestoni lo abbia tolto dai giochi per tre partite, ma al suo rientro ha ripreso in mano la squadra, segnando la doppietta decisiva per il break in Gara 5 e pure il game winning gol nella partita successiva alla Resega, decisiva per il passaggio del turno. Imprescindibile come ai vecchi tempi.

Raphael Diaz (Zugo – 4 partite, 2 gol, 3 assist, +1): Dopo che Josh Holden è stato messo KO in Gara 2, la “C” di capitano è stata consegnata all’ex difensore dei Rangers, che con un mix letale di esperienza, visione di gioco e grandi capacità tecniche ha guidato lo Zugo dalle retrovie al secco 4-0 contro il Ginevra. Diaz sul tabellino ci è finito in tutte e quattro le sfide dei quarti con un bottino di due gol e tre assist, che si aggiungono a quelli ottenuti nelle ultime precedenti per un eccezionale bilancio di 15 punti ottenuti nelle ultime 17 partite. In passato nei playoff lo Zugo era alla disperata ricerca di un leader, e Diaz con quasi 24 minuti a partita ha risposto presente… Saprà confermarsi contro il Davos?

Dino Wieser (Davos – 4 partite, 4 gol, 1 assist, +2): Non è certo stata un’annata semplice per Dino Wieser, iniziata con quell’infortunio al ginocchio che lo aveva costretto a restare fuori per oltre un mese, da fine settembre fino a metà novembre. Il ritmo però lui non lo ha mai perso, e già nel finale di regular season aveva dimostrato di essere “in palla”, ma con quattro gol in altrettante partite è stato uno di quelli che al Losanna ha saputo infliggere dei colpi da cui è difficile riprendersi. Basti pensare al suo primo gol nella serie, quel 3-2 che aveva fatto dubitare i vodesi dopo un parziale di 3-0, per poi ripetersi in Gara 2 e 4. Il suo contributo è stato costante, la sua energia ai massimi livelli stagionali proprio al momento giusto… Anche lo Zugo è avvisato!

David McIntyre (Zugo – 4 partite, 6 gol, 1 assist, +4): Verso Natale, forse solo per pungolare i propri giocatori, il direttore sportivo dello Zugo, Reto Kläy, aveva dichiarato di essere sul mercato per cercare uno straniero da playoff, per evitare il tracollo dei suoi  nei quarti di finale come avvenuto la scorsa stagione. Quella provocazione (semmai di ciò si trattasse) ha dato i suoi frutti, dato che già Klingberg ha alzato il suo livello, ma soprattutto McIntyre si è trasformato in uno scorer di razza. Contro il malcapitato Ginevra, il canadese giunto dalla Finlandia ha messo a segno ben 6 reti e un assist nelle 4 partite dei quarti contro la squadra di McSorley (con una incredibile percentuale realizzativa del 46,2%!) restando sempre nel vivo dell’azione. Dotato di innata leadership, il canadese ha mostrato la via da seguire nei playoff ai suoi compagni, rivelandosi da subito quello straniero da post season che il suo direttore sportivo sembrava volesse cercare altrove.

Andrew Ebbett (Berna – 5 partite, 5 gol, 3 assist, +3): D’accordo la vena realizzativa irrefrenabile di Arcobello in regular season, ma se c’è un giocatore che “sente” il profumo dei playoff come pochi altri, questi è Andrew Ebbett. Come già nella trionfale cavalcata della scorsa stagione, il canadese ha acceso l’interruttore quando i giochi si sono fatti duri, trasformandosi di nuovo nell’uomo in più del Berna. Già ben 5 reti e 3 assist in 4 partite dei quarti di finale (un game winning gol) ma soprattutto un’intelligenza di gioco fuori dal comune che lo porta ad essere sempre nel posto giusto al momento giusto, che sia per segnare gol pesanti, smistare assist o “ripulire” dischi nelle zone calde di difesa. Un giocatore completo che ancora una volta mostra la testa “da playoff”, nel momento in cui conta di più.


I FLOP DI HSHS

Robert Mayer (Ginevra Servette – 87.60 SV%, 5.24 GAA): Portiere di media affidabilità in regular season e dotato di ottima tecnica di base, il cruccio di Robert Mayer è sempre stato quel suo stato mentale un po’ “artistico” che lo ha spesso tradito nei momenti che contano. Aldilà della peggior media di parate dei playoff con uno scarso 87,6% nonostante i soli 106 tiri incassati, il portiere ginevrino ancora una volta si dimostra parecchio inaffidabile per certe sue decisioni a dir poco affrettate, che sono diventate ormai un suo marchio di fabbrica. Alcune sue uscite in rilancio del disco sono parecchio in uso tra i portieri moderni che si aggiungono all’azione in costruzione, ma con Mayer il pericolo è che un disco su due finisca sui bastoni avversari, come capitato di nuovo contro lo Zugo. Per fare strada nei playoff occorrono grandi portieri, in un Ginevra crollato sul più bello, Mayer è stato il primo a farsi risucchiare.

Romain Loeffel (Ginevra Servette – 4 partite, 1 gol, -2): Dopo essere stato il difensore svizzero più produttivo dell’intero campionato (36 punti in 50 partite), il Ginevra contava su di lui per cercare di logorare tiro dopo tiro Tobias Stephan e lo Zugo, ma l’apporto del terzino è venuto a mancare. Autore di un solo gol – per giunta inutile, arrivato sul 4-0 – Loeffel ci ha provato, ma come tutta la squadra di McSorley è collassata al termine di una stagione contraddistinta da alcune ombre. Ai granata sono mancati i leader e la loro personalità, e Loeffel viste le ultime stagioni è sempre uno di quelli a cui si guarda quando ci si aspetta una reazione… Reazione che però non è arrivata.

Jonas Junland (Losanna – 4 partite, nessun punto, -6): Il Losanna è arrivato scarico ai playoff, e dopo aver visto spazzato via un vantaggio di 3-0 nella prima partita, tutte le energie sono venute a mancare, ad immagine di un Jonas Junlad ad “impatto zero” dopo una regular season strepitosa. Lo svedese – che in 47 partite aveva ottenuto 39 punti – nella sfida con il Davos proprio non si è visto, tant’è che gli unici numeri che ha fatto registrare sono un -6 complessivo ed un totale di appena nove tiri in porta. Come lui, tutto il Losanna ha sicuramente tratto un insegnamento da questo campionato, da far tesoro visto le ambizioni future.

Nathan Gerbe (Ginevra Servette – 4 partite, 2 assist, -3): Il folletto arrivato a Ginevra dopo un tryout senza fortuna ai Rangers ci aveva messo un po’ a ingranare, ma nel finale di regular season aveva iniziato finalmente a “girare” sul serio, con quel bottino di otto gol e 18 punti complessivi nelle ultime 11 partite che lasciavano davvero ben sperare per i playoff. L’attaccante statunitense però non ha potuto evitare la disfatta al suo Ginevra, e contro lo Zugo non ha saputo lasciare il segno, se non in negativo con alcune occasioni mancate ed un -5 nelle ultime due uscite. Dai suoi messaggi sui social media sembra che non tornerà a Ginevra, e se così sarà verrà ricordato come un giocatore dal buon potenziale che è rimasto in parte inespresso.

Dustin Jeffrey (Losanna – 4 partite, 1 assist, -4): Il canadese era arrivato in NLA un po’ in punta di piedi, ma aveva saputo distinguersi disputando un’ottima stagione e presentando una costanza di rendimento davvero eccezionale (solo in una circostanza è stato assente dal tabellino per più di due match di fila). La sua verve offensiva nei playoff ha però fatto difetto, dopo che in regular season si era dimostrato un cecchino micidiale con oltre il 16% di efficacia al tiro… E proprio i tiri da parte sua sono mancati, con sole sei conclusioni sull’arco di quattro partite ed un eloquente -3 fatto registrare nell’ultima sfida dei playoff.

Roman Wick (ZSC Lions – 6 partite, 1 gol, 2 assist, -1): La seconda eliminazione consecutiva ai quarti di finale degli ZSC Lions ha creato non poche discussioni sulle capacità “mentali” e di squadra degli zurighesi, e Roman Wick è uno dei giocatori finiti maggiormente sotto accusa. In assenza dell’infortunatio Nilsson e parzialmente dello squalificato Thoresen, molte aspettative erano sulle spalle del figlio d’arte, ma il 30enne ha saputo dare una scossa solo in Gara 5, peraltro vinta dal Lugano. Poca leadership, tante giocate belle ma fini a loro stesse e una “impermeabilità” al gioco fisico (peraltro già nota) che lo ha mandato in crisi contro i bianconeri, e dalle 20 reti e 19 assist della regular season (+24…), Wick è passato via come uno dei giocatori meno incisivi nonostante le attese, autore di una sola rete e chiudendo con un bilancio di -1. L’esempio perfetto per descrivere le differenze tra una lunga e dolce regular season e dei playoff in cui occorre dimostrare di saper alzare il livello di sacrificio.

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