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I Top e Flop al termine della regular season NLA 2020/21: giocatori stranieri

PostFinance/KEYSTONE/Alessandro della Valle

Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season da parte degli stranieri.


I TOP STRANIERI DI HSHS

Henrik Tömmernes (Ginevra Servette): Il difensore svedese è oramai da anni tra i migliori giocatori del nostro campionato, e la stagione appena passata è stata per lui addirittura la migliore con 37 punti (13 gol) in 44 partite. Per il Ginevra è un leader irrinunciabile con un minutaggio che supera i 25 minuti a partita, e le sue prestazioni sono talmente costanti che lo staff non cambia mai il suo compagno (Jacquemet) per l’intera stagione. Ha inoltre un’efficacia al tiro impressionante dell’11.21%, cifra superata solamente dal bianconero Heed (11.29) tra chi ha scagliato almeno 50 tiri in porta. Le sue prestazioni vanno però oltre le fredde statistiche e vederlo guidare la squadra in pista è sempre uno spettacolo.

Tim Heed (Lugano): Ci ha messo comprensibilmente un po’ ad adattarsi nuovamente all’hockey europeo, ed inizialmente le sue prestazioni erano promettenti ma nascondevano anche un potenziale rimasto inespresso per la prima parte di stagione. Heed con il passare degli incontri ha però rivelato quanto completo possa essere il suo gioco, ed anche se difensivamente il suo stile gli impone di sacrificare qualcosa, il Lugano ha finalmente trovato quel leader della difesa che cercava da tantissimo tempo. Ha chiuso la regular season con 34 punti e soprattutto 14 gol, cifra che solamente Nygren ha pareggiato tra i difensori (giocando però un match in più), ed inoltre è stato il giocatore più decisivo dell’intera lega – attaccanti compresi – con 6 game winning goal. Pelletier si affida a Heed per quasi 26 minuti ad incontro, e lui ripaga la fiducia trascinando il reparto.

Linus Omark (Ginevra Servette): Considerato da molti come il giocatore più spettacolare in Europa, lo svedese non ha deluso e alla sua prima stagione di ritorno in Svizzera è stato assolutamente eccezionale. Artista dalla tecnica stratosferica, Omark ha messo a referto ben 61 punti (22 gol) in 49 partite, risultando così il top scorer dell’intero campionato in termini di punti ad incontro (1.24). Il suo estro lo porta ad essere ogni tanto “lunatico”, ma la sua costanza di rendimento è impressionante e sono appena 14 le partite in cui gli avversari sono riusciti a tenerlo lontano dal tabellino. Quando ha il disco sul bastone ha sempre pronto un nuovo gioco di prestigio con cui stupire avversari e pubblico, che sperano dal prossimo anno di tornare a vederlo dal vivo.

Jan Kovar (Zugo): La prima stagione che aveva giocato a Zugo era stata buona, ma quella appena conclusasi è stata davvero eccezionale. Kovar ha aumentato il suo bottino dello scorso anno di ben 18 punti, issandosi a top scorer della lega con 63 punti (16 gol) in 52 partite. Le sue spiccate abilità di playmaker gli hanno permesso di fornire addirittura 35 assist di prima (il secondo è Corvi, ma staccato a 24), ed il suo totale di 48 punti primari è il massimo ottenuto in Svizzera da diversi anni a questa parte… Ad avvicinarsi maggiormente era stato Kubalik nel 2018/19 con 46. Del suo gioco brillante ha beneficiato anche Simion, autore pure lui di una stagione eccellente, ed è impressionante constatare come Kovar sia stato assente dal tabellino solamente 9 volte da fine ottobre ad oggi.

Roman Cervenka (Rapperswil): È la vera anima del Rapperswil, ed è probabilmente il giocatore che più di tutti riesce ad elevare il livello di un’intera squadra con la sua sola presenza. Con 51 punti (16 gol) in 49 partite ha pareggiato il suo record personale in Svizzera che aveva stabilito nel 2016/17 a Friborgo, e quando scende sul ghiaccio ha una capacità di creare spazi e leggere il gioco che appartengono ad una categoria superiore. Ha messo il suo tocco in oltre un terzo dei gol del Rapperswil, con un’eleganza che alle nostre latitudini è ancora senza pari ed una capacità di dettare i ritmi che fa girare l’intera squadra. Per la prima volta da diversi anni è inoltre riuscito a giocare tutta la stagione senza infortuni, e questo è un aspetto da non sottovalutare.

Menzioni speciali

Mark Arcobello (Lugano): La sua costanza da quando è arrivato in Svizzera ha dell’impressionante (251 punti in 247 partite), ed anche in bianconero si è confermato tra i centri migliori del campionato. Con le sue abilità di playmaking e la capacità di dettare i ritmi è stato uno dei veri motori del Lugano.

Ryan Gunderson (Friborgo): L’americano ha migliorato addirittura la sua miglior stagione in Svizzera, chiudendo con 45 punti in 51 partite ed un bilancio di +11. Grande leader sul ghiaccio e giocatore molto corretto (appena 8 minuti di penalità), è stato il difensore più produttivo del campionato con l’impressionante media di 0.88 punti ad incontro.

Magnus Nygren (Davos): Aveva saltato parte della passata stagione per un grave infortunio, ma quest’anno l’ha vissuto appieno ed ha disputato la miglior annata da quando è nei Grigioni. Per lui addirittura 14 gol (come Heed) ed un totale di 35 punti, il tutto da giocatore più impiegato dell’intero campionato (26’31” di media).


I FLOP STRANIERI DI HSHS

Tomi Karhunen (Berna): La stagione del portiere finlandese è stata discreta, ma se si pensa che il Berna si era affidato a lui con una licenza straniera, ecco che quest’ultima non è stata giustificata dalle sue prestazioni. Ha vissuto alcune buone serate intervallate però da troppe prestazioni mediocri o addirittura insufficienti, basti pensare che per la metà delle partite disputate non ha nemmeno superato il 90% di parate. Qualcosa si è inoltre rotto tra giocatore e club nel corso della stagione, con Karhunen che voleva partire già a febbraio, e per il futuro il Berna tornerà a puntare su una coppia svizzera tra i pali. È comunque riuscito a portare la squadra nei playoff, facendosi perdonare tante serate opache con quella prestazione da 53 parate nella sfida decisiva dei pre-playoff.

Maxim Noreau (ZSC Lions): Quello del canadese è un flop molto “leggero”, perché in fondo l’ex biancoblù ha pur sempre ottenuto 36 punti (ma solo cinque gol) in 50 partite. Noreau è però stato meno protagonista del solito, con diversi assist ottenuti in seconda e dei lunghi periodi in cui sul ghiaccio le sue prestazioni sono finite addirittura in secondo piano. Ha passato quattro mesi senza trovare il gol, oltre al periodo da inizio gennaio a febbraio (11 partite) caratterizzato da appena due assist. Le sue qualità non si discutono ma, forse complice il contesto da pandemia, è finito troppo spesso lontano dai riflettori.

Petteri Lindbohm (Bienne): È chiaro che da parte del finlandese non si attendono valanghe di punti ed un particolare impatto offensivo, ma tre gol (più uno a porta vuota) e solo quattro assist primari sono un po’ pochino per lo straniero del Bienne. A livello di minutaggio è stato il difensore d’importazione meno impiegato della lega con meno di 20 minuti ad incontro, ed anche quando nei pre-playoff gli è stato chiesto qualcosa in più non ha saputo alzare il suo livello in maniera significativa. La sua resta una presenza importante, ma lontana dall’essere determinante.

Teemu Turunen (Davos): In termini di aspettative ha un po’ pagato l’etichetta di “ingaggio dei sogni” che gli ha affibbiato Raffainer, così come il compito di sostituire un elemento importante come Tedenby. Il suo impatto è stato però molto tiepido, e nelle prime 20 partite riesce a segnare appena quattro reti. Vive il suo miglior momento a gennaio, ma le prestazioni sono sempre altalenanti e molto raramente (appena quattro volte) riesce a finire sul tabellino per due partite consecutive. Coach Wohlwend cerca di stimolarlo come può, cambiando una miriade di volte i compagni con cui scende in pista, ma non arriva mai una vera svolta.

Brian Flynn (Ambrì Piotta): È sempre prezioso agli ingaggi, esercizio in cui è tra i migliori della lega con il 56.6% di efficacia, ma per tutta la stagione ha fatto fatica ad imporsi in termini di personalità e concretezza. Ha un ruolo importante negli special teams, ma chiude la stagione con il bilancio peggiore di lega tra gli attaccanti (-25) e spesso è apparso troppo molle nelle sue azioni, sia in copertura che quando si è ritrovato sul bastone occasioni importanti. Complessivamente da un primo centro straniero l’Ambrì ha bisogno di prestazioni più costanti e di spessore maggiore, questo in tutte le zone della pista.

Ted Brithen (Berna): La stagione del Berna è stata caratterizzata da diversi incidenti di percorso, ed il centro svedese è sicuramente uno di questi. Sulla carta l’ingaggio di Brithen era di quelli di spessore, e gli orsi contavano di ricostruire i propri equilibri proprio attorno a quello che era considerato come uno dei giocatori più completi della SHL. Il caos venutosi a creare nella Capitale ha però portato alla rescissione del suo contratto già a febbraio, dopo appena 13 punti in 22 partite e troppe prestazioni senza quella personalità che invece il suo curriculum lasciava intendere.

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