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I nuovi volti della NLA 2020/21: lo svedese Ted Brithen

La ricostruzione al centro passa dal 29enne, considerato uno dei giocatori più completi della SHL. Ha lasciato il suo Rögle per un’opportunità irrinunciabile

© SHL.se | Mathilda Ahlberg

I nuovi volti della NLA 2020/21: lo svedese Ted Brithen

TED BRITHEN


Età: 29
Posizione: C
Altezza: 186 cm
Peso: 86kg
Tiro: left

Nazionalità: 🇸🇪

Provenienza: Rögle BK (SHL)
Draft:
Contratto: due anni

© HD.se | Avdo Bilkanovic

Il rilancio parte dal centro

Dopo le delusioni della passata stagione sono parecchi i cambiamenti con cui il Berna si è dovuto confrontare negli ultimi mesi, e tra questi c’è la questione di una squadra che al centro ha avuto bisogno di essere quasi rifondata.

Con la partenza dei vari Arcobello, Ebbett e Mursak, e con l’amara certezza di non poter contare sul ritorno di Gaetan Haas, gli orsi nel mezzo si sono ritrovati con delle pedine fondamentali da sostituire. Una prima risposta è rappresentata da Dustin Jeffrey, ma il profilo che sembra destinato a guidare il Berna nel prossimo futuro è quello dello svedese Ted Brithen, che ha lasciato il suo Rögle per cogliere quella che lui ha definito “un’opportunità che non potevo rifiutare”.

Il giocatore è una delle eredità lasciate dalla precedente gestione sportiva targata Alex Chatelain, e la sua firma era arrivata ben prima dell’annuncio ufficiale di fine marzo. Per raggiungere la Capitale il 29enne ha fatto uso di una clausola d’uscita presente nel suo precedente contratto, che gli ha permesso di accettare un’offerta proveniente al di fuori della SHL.

Al Rögle era considerato una vera stella, ma il club sul mercato ha dovuto arrendersi alle conseguenze del suo stesso successo. Dopo la miglior stagione della propria storia – terzo posto in classifica – la squadra di Ängelholm ha infatti visto partire alcuni dei suoi giocatori migliori, tra cui lo stesso Brithen ed i vari Dominik Bokk, Daniel Bertov, Kodie Curran e Roman Will.

Il nuovo straniero degli orsi è considerato in patria uno dei centri più completi ed intelligenti della lega. Ha tra le sue caratteristiche un gioco two-way e delle eccellenti doti da playmaker, sa gestire sia il powerplay che le fasi di boxplay, e nelle ultime due stagioni ha evidenziato un bilancio di 75 punti in 79 partite di SHL.

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Figlio d’arte, famiglia storica

La passione per l’hockey ha delle radici molto profonde nella famiglia Brithen, che ha giocato un ruolo fondamentale nella storia del Rögle. Il nonno di Ted, Hilmer Brithen, è stato infatti presidente del club negli anni Cinquanta, mentre il padre Jim fu uno dei giocatori fondamentali che riportò una certa identità alla squadra a partire dagli anni Settanta.

Il piccolo Ted è così cresciuto respirando hockey sin dalla tenera età, osservando il padre nelle vesti di allenatore di varie squadre svedesi ed anche della Nazionale danese. “Quando ero un bambino mi piaceva curiosare negli spogliatoi, specialmente quando vivevamo a Linköping. Mi ricordo di giocatori come Mike Helberg, Magnus Johansson oppure Ulf Söderström… Una volta sul ghiaccio mi sembravano enormi e ricordo ancora l’emozione del primo ‘fist bump’ con loro a bordo pista”, aveva raccontato in un’intervista.

In uno dei tanti spogliatoi in cui Ted Brithen ha passato l’infanzia è così nato il sogno di diventare un giocatore di hockey, sfruttando anche gli insegnamenti di un padre che non perdeva mai l’occasione di dare qualche consiglio utile ai figli. Anche il fratello Tim – di 12 anni più grande – aveva preso la strada dell’hockey, ma smise abbastanza velocemente di giocare per dedicarsi alla carriera di allenatore.

© SkaneSport.se

Un percorso partito dal basso

I primi anni nel mondo dell’hockey non furono tra i più facili per Ted Brithen, che nel suo percorso giovanile era fisicamente spesso in svantaggio rispetto ai suoi coetanei. Tecnicamente non aveva particolari acuti e la sua presenza sul ghiaccio raramente catturava l’attenzione, tant’è che nessuna selezione nazionale giovanile l’ha mai convocato.

Con tanto lavoro Brithen si è però costruito le sue chance, e dopo delle buone prestazioni a livello U20 – e una breve avventura oltre oceano in OHL – ha avuto l’opportunità di debuttare nella massima serie con il Rögle. Il vero inizio in prima squadra è però coinciso con il campionato 2010/11, quello della ripartenza per un club che pochi mesi prima era stato relegato in Allsvenskan.

In quelle due prime annate nella lega cadetta risulta essere tra i migliori marcatori della squadra e, sotto la guida di Björn Hellkvist, pone le fondamenta – soprattutto a livello fisico – che gli hanno permesso di diventare il giocatore attuale. Brithen contribuisce nel 2012 al ritorno del Rögle in SHL, ma due anni più tardi decide di partire per vestire la maglia del più quotato HV71, di cui dopo una sola stagione diventa il capitano all’età di 24 anni.

Per il giovane centro quel periodo ha rappresentato una sfida. La sua volontà di dare costantemente il buon esempio spingendo sempre al massimo in allenamento e partita va a scontrarsi con un fisico che non lo sorregge. “Avevamo una cultura ed un modo di allenarci ben preciso… Volevo porre l’asticella molto in alto e rappresentare l’esempio da seguire, ma per il mio corpo era semplicemente troppo”.

Brithen ha così vissuto il periodo all’HV71 tra alti e bassi, ma è riuscito comunque a vincere un titolo nel 2017. Quella per lui fu una buona stagione – senza la “C” sul petto, ma con 41 punti in 65 partite – ma una volta conclusi i festeggiamenti il suo più grande desiderio era quello di ritornare a casa e contribuire al successo del Rögle.

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La ripresa del Rögle e la grande chance di Berna

Nuovamente promosso in SHL nel 2015, il Rögle ha puntato sul ritorno a casa di alcuni giocatori – tra cui Brithen – per cercare di costruire una filosofia vincente, ma i risultati non arrivarono nell’immediato. Dopo il suo ritorno a Ängelholm la squadra inizia male il campionato 2017/18, tanto da portare ad un cambio della gestione sportiva. Coach Anders Eldebrink – ex Kloten e Rapperswil – viene licenziato ed il suo posto preso dal canadese Cam Abbott, mentre il fratello Chris eredita il ruolo di direttore sportivo.

Uno dei primi cambiamenti introdotti dal duo è quello di togliere il ruolo di capitano a Brithen. “L’ho subito percepita come una decisione sbagliata, ma l’ho accettata. Ho capito l’idea che volevano far passare, ovvero quella di essere delle persone in grado di portare cambiamenti importanti e prendere decisioni difficili”, aveva spiegato. “Ho guardato avanti, e penso di aver poi dimostrato di essere un leader”.

Nell’ultima stagione il nuovo centro del Berna è stato tra i migliori giocatori della squadra, formando una delle linee più pericolose dell’intera SHL con Leon Bristedt e Daniel Zaar. La sua stagione – la migliore in carriera – è stata caratterizzata da 37 punti (15 gol) in 33 partite, numero quest’ultimo più basso del solito a causa di un brutto infortunio patito a inizio torneo.

Nel match di debutto contro l’HV71 una discata in pieno volto gli ha infatti provocato la frattura della mascella, episodio che lo ha costretto ad operarsi due volte e a saltare complessivamente 19 partite.

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