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I nuovi volti della NLA 2017/18: il canadese Mason Raymond

Durante la scorsa stagione ha giocato solamente quattro partite e la Coppa Spengler, ma il canadese ha i numeri per essere l’assoluto fuoriclasse della NLA

© Andrea Branca

I nuovi volti della NLA 2017/18: il canadese Mason Raymond

MASON RAYMOND


Età: 31
Posizione: LW/RW
Altezza: 185 cm
Peso: 81 kg
Tiro: left

Nazionalità:
Provenienza: Free agent
Palmarès: Coppa Spengler (2016)
Draft: 2005, Vancouver Canucks
Contratto: 1 anno

Un potenziale fuoriclasse

Lo scorso anno il Berna andò vicinissimo al portare in Svizzera un attaccante che, se effettivamente sceso in pista in NLA, sarebbe risultato essere un assoluto fuoriclasse e di gran lunga il giocatore più forte del torneo. Nonostante un contratto firmato, Kris Versteeg decise però di non giocare per gli orsi e di accettare l’invito al training camp degli Edmonton Oilers, per poi accordarsi con i Calgary Flames.

Ad un anno di distanza i campioni in carica hanno “in canna” un colpo molto simile, che questa volta non dovrebbe essere fermato da alcun imprevisto. Il canadese Mason Raymond ha infatti il potenziale per affermarsi in Svizzera come un’assoluta forza travolgente, questo nonostante nel recente passato abbia dovuto confrontarsi con alcuni problemi che ne hanno frenato una carriera NHL iniziata a gonfie vele.

Con il Berna il 31enne ha firmato un accordo valido per una sola stagione, e chissà che se tutto andrà per il meglio Raymond non possa avere una nuova opportunità oltre oceano. Per farlo dovrà però mostrare tutte le sue capacità alle nostre latitudini, e questa prospettiva potrebbe regalare alla NLA uno dei giocatori di maggior impatto degli ultimi anni.

Prime pattinate da MVP

Scoraggiato inizialmente dal poco interesse nei suoi confronti da parte delle squadre giovanili, Mason Raymond ha iniziato a pensare seriamente al professionismo durante il suo periodo in Alberta Junior Hockey League con la maglia dei Camrose Kodiaks, con cui si distingue grazie a 102 punti in 60 partite nel 2004/05, anno che termina portando a casa il premio di MVP della stagione.

Nel 2010 i Kodiaks ritirarono addirittura la sua maglia numero 9, come tributo ad un ragazzo che nel frattempo era riuscito ad imporsi nelle file dei Vancouver Canucks, che lo avevano draftato al secondo turno nel 2005.

Dopo il Draft Raymond scelse di giocare per due anni nel campionato universitario NCAA, ottenendo complessivamente 74 punti in 79 partite con i Minnesota-Duluth Bulldogs. Durante quel periodo riesce ad impressionate gli addetti ai lavori, ed i suoi 46 punti in 39 match gli permettono di laurearsi miglior marcatore dell’intera lega alla pari di un certo Jonathan Toews (autore però di 18 gol contro i suoi 14).

I successi sul ghiaccio lo convinsero a rinunciare alla possibilità di giocare altre due anni nel campionato NCAA per lanciarsi immediatamente nell’organizzazione dei Vancouver Canucks.

NHL, grandi numeri fermati dalla sfortuna

Raymond riesce a guadagnarsi un posto nella rosa dei Canucks grazie alle sue prestazioni durante il training camp 2007 e fa il suo debutto in NHL addirittura in prima linea, al fianco dei fratelli Henrik e Daniel Sedin.

Il primo anno per lui è però segnato da un sali-scendi tra il grande palcoscenico e le minors, e questo gli fa capire che la sua grande velocità di pattinaggio doveva essere supportata da una maggior forza fisica per potersi davvero imporre nel miglior campionato al mondo.

Detto, fatto. Per il resto della sua carriera Raymond non viene più rimandato in AHL – se non durante la controversa stagione 2015/16 a Calgary – e si impone definitivamente facendo registrare 53 punti in 82 partite nel 2009/10, quando gioca regolarmente nel secondo blocco di Vancouver con Ryan Kesler e Mikael Samuelsson. Il pubblico dei Canucks lo premia a fine stagione con il “Fred J. Hume Award”, riservato ogni anno al miglior giocatore tra quelli meno appariscenti.

Questi numeri lo portano a firmare il primo grande contratto della carriera, ovvero un accordo di due anni a 2.55 milioni a stagione. Vancouver nel frattempo vince il Presidents’ Trophy e raggiunge la finalissima contro i Boston Bruins, ma Raymond subisce un infortunio che segnerà tutto il resto della sua carriera.

Durante Gara 6 di finale incassa infatti un brutto colpo alla balaustra rifilatogli da Johnny Boychuk, che gli provoca un serio infortunio al coccige che lo costringe ad indossare un corsetto di plastica per sostenere il proprio corpo. La sua stagione naturalmente è finita – viene rimpiazzato in finale dal futuro giocatore di ZSC Lions e Friborgo, Jeff Tambellini – ed è costretto a rimanere praticamente immobile per i due mesi successivi.

Un’ultima fiammata in NHL, prima di un periodo difficile

Al rientro dall’infortunio Raymond vive due ulteriori stagioni di buon livello a Vancouver, ma il suo contratto non viene rinnovato. I Maple Leafs fiutano l’affare, e gli propongono un accordo di un anno che si traduce in 45 punti (19 gol) in 82 partite, in quella che è la sua prima stagione completa dal 2010.

Firma poi un triennale da 9.45 milioni di dollari con Calgary – la squadra di cui era tifoso da bambino – che contava su di lui per sostituire il partente Cammalleri. Inizia però da lì il suo declino, con i Flames che lo scaricano dopo due campionati tramite un buyout, a risultato di un torneo 2015/16 giocato tra NHL e AHL.

Totalmente da dimenticare invece la stagione passata. A inizio luglio firma con gli Anaheim Ducks al minimo salariale, ma con i californiani gioca solamente quattro partite prima di essere dirottato in AHL al farm team dei San Diego Gulls. Nonostante la prossimità geografica Raymond rifiuta il passaggio nelle minors per stare vicino alla moglie Megan, che soffriva della “malattia di Lyme”, una seria patologia infettiva provocata da un batterio.

Il contratto con i Ducks viene così rescisso e la sua unica altra apparizione durante lo scorso anno è avvenuta con il Team Canada nell’ambito della Coppa Spengler. Nonostante il periodo difficile, a Davos il canadese mostra grandi cose (cinque partite, tre gol e tre assist) e le offerte dalla NLA erano arrivate immediatamente.

La salute della moglie è però comprensibilmente restata la priorità numero uno di Raymond, che è tornato in Canada e rimasto inattivo sinora.

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