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Fasel e lo spettro del lockout: “Le Olimpiadi non sono un ristorante”

A tenere banco nel mondo dell’hockey nella giornata di martedì è naturalmente la decisione della NHL di non prendere parte alle prossime Olimpiadi. La lega nordamericana ha comunicato la sua posizione – spacciata come definitiva – provocando una normale serie di reazioni dalle altre parti in gioco.

Una delle prese di posizione più interessanti l’ha fornita il presidente della IIHF, Rene Fasel, in un’ampia intervista pubblicata sul portale russo Sport Express.

“La NHL non può trattare le Olimpiadi come fossero un ristorante, decidendo di partecipare solamente a quelle che piacciono a loro. È chiara la loro volontà di essere presenti nel 2022 in Cina, perché quello è un mercato che a loro interessa, ma nel 2026 i Giochi potrebbero essere in Austria, ed in quel caso probabilmente per loro la prospettiva non sarebbe altrettanto allettante. Non condivido questo approccio, le discussioni per una partecipazione alle Olimpiadi cinesi saranno ben diverse”, ha spiegato Fasel.

La dura presa di posizione dei giocatori, rappresentati da NHLPA, potrebbe poi avere una ricaduta ben più ampia rispetto ai “soli” Giochi Olimpici.

“Sono sicuro che l’associazione userà le opzioni a disposizione per porre fine all’attuale CBA in anticipo a settembre 2019, rendendo necessarie delle nuove negoziazioni nel 2020. A quel punto per i giocatori la possibilità di partecipare alle Olimpiadi sicuramente sarà un elemento chiave, su cui la NHL non cederà facilmente”, ha spiegato Fasel, rendendo immediatamente concreto lo spettro di un nuovo lockout.

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