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Lugano

È un Lugano che cambia, enorme lavoro per battere il Kloten 3-2

LUGANO – KLOTEN

3-2

(1-1, 1-0, 1-1)

Reti: 12’03 Leone (Obrist, Liniger) 0-1, 16’48 Chiesa ( Klasen) 1-1, 31’52 Martensson (Brunner, Klasen) 2-1, 50’39 Klasen (Brunner) 3-1, 54’05 Guggisberg (Stoop) 3-2

Note: Resega, 5’426 spettatori. Arbitri Massy, Mollar; Abegglen, Borga
Penalità: Lugano 4×2′, Kloten 6×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Sheppard)

LUGANO – Mai guardarsi indietro, ma solo look forward, come ha detto Doug Shedden dopo la vittoria in quel di Losanna, e allora sotto con il Kloten per continuare sulla strada intrapresa e migliorare i nuovi concetti. Vero che i bianconeri ultimamente in casa sono tornati efficaci, ma i progressi da fare sono quelli sul piano del gioco, come dimostrato soprattutto nei secondi 40’ della Malley.

Per farlo, Shedden ha potuto contare su una rosa quasi al completo, ad eccetto di Steinmann e Ulmer, e ha così riproposto le stesse linee della trasferta vodese con l’aggiunta di Vauclair.

Ed è effettivamente un Lugano che guarda avanti, quello che ha affrontato il Kloten, che piano piano – ma neanche troppo – comincia a mettere in pratica gli efficaci schemi di Doug Shedden, che mette in pista grande grinta e che si dimostra solido e in grado di crescere. Una crescita palesata non solo di partita in partita ma anche durante il match, perché, come già successo a Losanna, i bianconeri il loro meglio lo hanno dato a partire dal secondo tempo.

Non che quella vista nel primo tempo fosse una brutta squadra, ma Brunner e compagni non sono stati in grado di prendere subito il controllo delle operazioni, permettendo al Kloten non solo di andare in vantaggio per primo – prima del pareggio di Chiesa – ma anche di mantenere la sfida su binari equilibrati e aperta a qualsiasi risultato.

Il vero cambiamento di nuovo lo si è visto dopo la prima pausa, con un Lugano diretto, veloce e intenso, capace di mettere sotto scacco la difesa del Kloten e produrre una serie di occasioni che solo il miglior Gerber ha potuto far fronte. Sì, perché la sola rete di Martensson in un tempo correlato da ben 21 tiri in porta non può essere assolutamente sufficiente ad una squadra che aveva in mano completamente la partita.

Il merito del Lugano è stato quello di continuare a lavorare, a metterci intensità e sudore, continuando a operare un grande fore checking e applicando il famoso filtro a centropista – anche se ogni tanto il terzo uomo tendeva a perdere la posizione – costringendo spesso e volentieri il Kloten a errori in uscita e a commettere falli.

Il power play bianconero ha potuto colpire però al momento giusto, quando dopo quasi 4’ di vera e propria sassaiola verso Gerber, Klasen ha approfittato del primo errore i “Tinu” per operare l’allungo decisivo, prima che Guggisberg mettesse un po’ d’ansia nei minuti finali fissando il risultato sul 3 a 2.

Un Lugano andato ancora in crescendo, che cambia e sa cambiare, che ha il carattere necessario per farlo, trascinato da un Brunner in formato di lusso, e con qualche altro leader – o presunto tale – che  mostra seppur timidi segnali di presenza. Un Lugano che sa essere veloce e fa ballare il disco, ma che sa vincere anche con le reti “sporche”, come quella di Walker e che ha più coraggio a prendere colpi davanti a entrambe le porte, ma anche un Lugano che deve migliorare la percentuale di reti segnate, di fronte a una mole di gioco sproporzionata rispetto ai gol.

Ma è anche un Lugano che deve concedere meno spazio alle ripartenze avversarie, limitate sì nel numero ma non nella loro pericolosità e che deve imparare a mettere quell’intensità già a partire dall’ingaggio d’inizio.

Tutte cose su cui continuare a lavorare, ma i risultati, il tempo e la crescita mostrati sono tutti dalla parte bianconera. “Look forward”.

fattore2

LE RETI “SPORCHE”: Troppe volte durante questa stagione, si era evidenziato come fosse facilmente arginabile l’attacco bianconero, sempre alla ricerca della finezza o della rete spettacolare.

Con il sistema di Shedden sono invece molti di più i dischi che arrivano sul portiere, a cercare deviazioni e disturbo di chi a turno va a prendersi le botte davanti alla gabbia. La rete di Chiesa ne è l’esempio perfetto, ma molte altre azioni contro il Kloten sono state rese pericolose da questo gioco semplice: disco sul portiere e via di muscoli.

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