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Lugano

Davos è ancora proibita per un ingenuo Lugano

I grigionesi infliggono la quarta sconfitta nei quattro scontri diretti al Lugano. I bianconeri pagano indisciplina ed errori individuali

(PPR/Juergen Staiger)

Davos è ancora proibita per un ingenuo Lugano

DAVOS – LUGANO

5-1

(1-1, 2-0, 2-0)

Reti: 4’24 Hischier (Lindgren) 1-0, 16’41 Klasen (McIntyre, Postma) 1-1, 20’34 Ambühl (Jung, Du Bois) 2-1, 24’25 Herzog (Ambühl) 3-1, 53’21 Kessler (Jung, Aeschlimann) 4-1, 56’44 Palushaj (Nygren, Corvi) 5-1

Note: Eisstadion Davos, 4’909 spettatori. Arbitri Lemelin, Dipietro; Kaderli, Progin
Penalità: Davos 5×2′, Lugano 7×2′

DAVOS – Andando così la rincorsa all’ottavo posto rischia di trasformarsi in un inseguimento ad elastico che pericolosamente non si avvicinerà mai abbastanza alle due estremità.

Certo che per il Lugano, dopo lo scorso vincente weekend, doversi giocare una bella fetta di stagione nel doppio scontro contro la sua bestia nerissima non era l’affare sicuramente ideale. Ma questo è, ed è la conseguenza dei danni fatti prima di Natale, inutile piangerci sopra.

Ad ogni modo ancora una volta il Davos ha confermato di essere ben più che indigesto ai bianconeri, tanto che l’impressione è che se Klasen e compagni dovessero giocare cinquanta partite come quella di sabato sera contro i grigionesi probabilmente ne vincerebbero pochissime se non nessuna.

(PPR/Juergen Staiger)

Al Lugano infatti non può bastare il fatto di avere una sola linea produttiva, quella di McIntyre, Klasen e Bertaggia, non può pretendere nemmeno di espugnare una pista così difficile regalando reti e penalità in maniera stupida come fatto da Loeffel o su cambi di linea scellerati e non può nemmeno permettersi di sprecare certe occasioni in maniera così brutta come con Bürgler (due volte) o chi si trovava a tirare al volo dallo slot.

Certo, i bianconeri non avranno la sicurezza di fare centro un tiro su due come capita ad alcuni attaccanti del Davos, ma se già ci sono queste difficoltà di produzione certi errori e la passività mostrata in occasione del 2-1 e del 3-1 – dove anche Zurkirchen per una volta non è esente da responsabilità – suonano come gravissimi.

Indecisioni, indisciplina e ingenuità imperdonabili in un appuntamento come quello dell’Eisstadion, tanto più che le possibilità per fare risultato c’erano tutte.

Ma come detto non si può fare affidamento solo sulle giocate di McIntyre e Klasen, in questo momento a Pelletier vengono a mancare gli impulsi di gente come Fazzini, Bürgler (che almeno qualche occasione la trova), Suri e pure Lammer sembra aver perso un certo smalto.

Il coach bianconero in questo momento si è pure affidato soprattutto al top six, anche comprensibilmente visto il momento e la resa generale del resto della squadra, ma forse alcuni elementi risentono della mancanza di minuti sul ghiaccio.

(PPR/Juergen Staiger)

Nei Grigioni questo si è trasformato anche in una certa mancanza di esplosività e lucidità nella seconda parte di gara, quando il Lugano non ha più saputo trovare spunti per cercare di rientrare da un non impossibile 3-1, ma è stato più che altro evidente che il piano di Chiesa e compagni (anche il capitano non ha certo brillato) era un altro e di non dover arrivare nel finale a cercare una dispendiosa rimonta.

Che sia stata una serata storta per molti – troppi – o ancora un certo trend che lascia una scia inevitabile anche in questo 2020, il Lugano non ha tempo per perdersi in disanime troppo profonde, occorrono punti e in fretta, anche perché – e mettiamo un po’ di mani avanti – se la rincorsa dovesse rivelarsi infruttuosa sarà comunque meglio che i bianconeri partano nella migliore posizione possibile a scanso di brutte sorprese.

E per fare del meglio in questo senso occorrerà che Pelletier trovi contromisure a prestazioni come quelle di sabato sera.


IL PROTAGONISTA

Andres Ambühl: La classe del grigionese rimane immutata anche con gli anni che passano. Si costruisce il gol decisivo, propizia il 3-1 e trova diverse maniere per mettere in difficoltà la difesa bianconera.

Quando non sono gli stranieri del Davos a fare la differenza per una volta ci pensa ancora il vecchio “Bühli”.


HIGHLIGHTS

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