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Lugano

Contro lo Zugo è un Lugano trasformato, vittoria per 5-3

LUGANO – ZUGO

5-3

(2-0, 2-1, 1-2)

Reti: 7’52 Hofmann (Vauclair, Brunner) 1-0, 14’16 Walker (Vauclair) 2-0, 33’35 Vauclair (Lapierre, Brunner) 3-0, 37’02 Brunner (Fazzini) 4-0, 39’10 Zangger 4-1, 49’11 McIntyre (Holden, Diaz) 4-2, 56’17 McIntyre (Holden, Diaz) 4-3, 58’52 Brunner 5-3

Note: Resega, 6’549 spettatori. Arbitri Dipietro, Wiegand; Gnemmi, Obwegeser
Penalità: Lugano 4×2′, Zugo 6×2′

LUGANO – C’è sempre qualcosa da imparare per tutti, anche da un derby, anche da una squadra che lotta per staccarsi dall’ultimo posto in classifica. La sua lezione il Lugano sembra averla imparata dall’Ambrì Piotta nel bagno di umiltà del derby, precisamente su come presentarsi in pista a livello di mentalità e attitudine.

Anche Ireland qualcosa deve aver appreso in queste settimane e la sua impronta di gioco si sta pian piano rivelando, come delle scelte di line up che fanno trasparire la sua volontà di cambiare le cose. Il Lugano visto in pista dal primo ingaggio contro lo Zugo non era nemmeno lontano parente di quello del derby, grazie a una voglia e un orgoglio che hanno schiacciato lo Zugo davanti a Stephan in un primo tempo passato in apnea dagli uomini di Kreis, usciti con uno 0-2 sul groppone nel quale è pesata la frittata clamorosa di Stephan, ma che poteva anche essere ben più pesante.

Basterebbe dare un’occhiata alle statistiche per rendersi conto della convinzione avuta dai bianconeri: 23 tiri in porta, 14 fuori dallo specchio e 9 bloccati dai difensori ospiti, per un totale di 46 tentativi di buttare il disco in rete nel solo primo periodo. Cifre che in stagione il Lugano non ha mai visto se non nel tabellino degli avversari, ma che stavolta ha voluto finalmente dimostrare chi fosse.

Certo, i meccanismi non sono perfetti, ma contro uno Zugo che aldilà delle assenze in difesa è stato anche contenuto con decisione per il 90% del match, si è visto il Lugano che voleva Ireland, quello che si muove come un’unica entità da difesa ad attacco e viceversa, un Lugano che avesse capitalizzato le occasioni, a metà partita si sarebbe potuto ritrovare sul 6-0.

Fa ben sperare anche la maniera con cui è stato arginato lo sfuriare degli ospiti in entrata dei tempi, con un forecheck altissimo che ha limitato sul nascere le azioni di Martschini e compagni, con un indietreggiamento nella zona neutra di almeno due attaccanti a fare da filtro.

In tutto ciò a restare in fase di stallo è un power play ancora statico a tratti e un penalty killing che contro lo Zugo non ha retto fino in fondo anche a causa delle due penalità contemporanee di Wilson e Lapierre, costate il 4-3 nel finale, con una riuscita dell’20%.

Come detto in precedenza, le occasioni avute per chiudere il match un quarto d’ora prima ci sarebbero pure state, e questa rimane una lacuna “storica” del Lugano ma, pur nel poco tempo che resta, Ireland sta lavorando molto anche sui singoli, basti vedere un “nuovo” Brunner lavoratore e scorer (4 punti per il numero 98), Sartori che si prende responsabilità che fino a un mese fa nemmeno si sognava e altri come Klasen e Vauclair più sereni.

Lo svedese si è trovato al suo fianco Zackrisson, il quale non ha fatto una gara mostruosa, ma ha semplicemente fatto ciò che con Martensson era mancato, ossia recupero e “pulizia” dischi, lavoro a tutta pista e comunicazione con Klasen a velocità per lui più congeniali.

Tutti i giocatori sembrano giovare dai nuovi dettami di gioco, velocità e semplicità nell’uscita di zona, sovrapposizioni e percussioni centrali, basta “solo” applicarsi e prove come quelle di domenica pomeriggio non dovrebbe pro essere una novità alla 46esima giornata. È anche un Lugano ripreso in mano dai propri “senatori”, su tutti Vauclair (100esimo gol per lui), di nuovo propositivo su entrambi i fronti del gioco e molto responsabilizzato dal suo allenatore.

Cosa si siano detti dopo la sconfitta nel derby della Valascia non si sa, fatto sta che se Ireland ha trovato le parole giuste con ogni giocatore che più ne aveva bisogno, potrebbe essere sulla buona strada per rilanciare una stagione che nata in posizione precaria la si trova ancora lì.

Dalla soddisfazione per quella che parrebbe la miglior prestazione stagionale, il Lugano deve trarre la maturità per mantenersi su questi livelli di attitudine e sacrificio, perché se la situazione ormai è questa e piangersi addosso non serve più, che si cerchi di trasformare il Lugano in una squadra vera pronta per il postseason. Quella di domenica pomeriggio potrebbe essere un esempio.

fattore2DALLA NOTTE AL GIORNO: Non solo l’orario di gioco è cambiato dal derby di sabato alla domenica contro lo Zugo, ma è cambiato totalmente anche il Lugano, che finalmente è potuto uscire sotto applausi scroscianti dal proprio pubblico.

I bianconeri non hanno lasciato respirare gli ospiti sin dai primi secondi, sorprendendoli per attitudine e velocità d’esecuzione, costringendo Suri e compagni a cambi lunghissimi nel proprio terzo. Con un forecheck molto alto gli uomini di Ireland hanno placato sul nascere le azioni in velocità tipiche dei Tori, traendone nel contempo occasioni per segnare le proprie reti.

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