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Ambrì Piotta

Cereda: “Lavoro e sacrificio sono necessari per vincere, non ci credevamo fino in fondo”

I biancoblù venerdì non hanno espresso i loro punti forti: “Sin dall’inizio abbiamo subito il gioco del Lugano. Avere due buoni portieri è una nostra caratteristica e venerdì è toccato a Manzato, per sabato decideremo in giornata”

LUGANO – L’Ambrì Piotta che si è presentato in pista venerdì sera alla Corner Arena ha portato sul ghiaccio poche di quelle caratteristiche che nel recente passato aveva permesso a biancoblù di avere tanto successo, e la sconfitta ne è stata una semplice conseguenza.

Su questa lunghezza d’onda anche coach Luca Cereda, al termine di un match affrontato in maniera un po’ contratta dai leventinesi. “Non siamo riusciti ad imporre il nostro gioco”, ha confermato. “Abbiamo subito quello del Lugano e meritatamente abbiamo perso”.

Luca Cereda, questo capita spesso nei derby giocati in trasferta…
“Non credo che sia l’atmosfera del derby o il fatto di giocare alla Corner Arena a bloccarci. Penso che siano semplicemente delle tappe nel percorso che stiamo facendo, dobbiamo imparare dai nostri errori ed essere sempre in grado di portare i nostri punti di forza sul ghiaccio. Sappiamo che la nostra strada è ancora molto lunga e difficile, dunque non ci resta che rimetterci al lavoro”.

Aver avuto troppo tempo per prepararvi, per giunta dopo un periodo molto positivo, è stata paradossalmente una difficoltà?
“Come detto settimana scorsa dobbiamo imparare a vuotare la pancia, nel senso che riuscire a vincere una partita di hockey è difficile per tutti, ma per noi lo è un pelino di più. Per questo motivo dobbiamo sempre ricordare quanto lavoro e sacrificio ci vuole, il nostro obiettivo è la salvezza e dobbiamo tenere presente che la strada per arrivarci è ancora lunga”.

Guardando al match, tutto si è deciso sostanzialmente quando avete concesso il terzo gol pochi secondi dopo il vostro 2-2…
“L’unico momento della partita realmente positivo è rappresentato da quei boxplay superati nel corso del secondo tempo, e poi infatti è arrivato il gol del pareggio, ma una trentina di secondi dopo abbiamo ridato il momentum al Lugano. La rete che abbiamo incassato ad inizio terzo tempo ci ha poi tagliato definitivamente le gambe, ma è sin dall’inizio che non siamo riusciti ad imporre il nostro gioco”.

Come mai la scelta di schierare Manzato?
“Abbiamo sempre detto che abbiamo due portieri di cui siamo contenti e che lavorano bene, questo è uno dei nostri punti di forza. Venerdì è toccato a Manzato, per sabato invece decideremo in mattinata chi mandare in pista”.

Lo scorso anno a Zugo non avevi tolto il portiere nei minuti finali, spiegando poi che la squadra non si era meritata quella chance lavorando troppo poco durante il match… È successa la stessa cosa venerdì?
“Sì, percepivo che non ci credevamo fino in fondo. Non eravamo disperati a sufficienza per arrivare al pareggio, e dunque come a Zugo lo scorso anno ho deciso di non togliere il portiere”.

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