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Ambrì Piotta

Ambrì Piotta, le valutazioni al termine del campionato 2018/19

Nel secondo anno della nuova gestione sportiva i leventinesi hanno vissuto una stagione esaltante, in cui sono stati molti i singoli a rendersi protagonisti di un’evidente progressione

AMBRÌ – L’Ambrì Piotta ha disputato la sua miglior stagione da diversi anni a questa parte, superando ogni aspettativa e chiudendo l’annata con una serie di playoff contro il Bienne che ha confermato i progressi fatti in regular season.

Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori biancoblù per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusa, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.

Portieri

Benjamin Conz (41 GP, 2.42 GAA, 91.8 SV% | 5 GP, 2.46 GAA, 92.3 SV%): Per il titolare biancoblù questa è stata la miglior stagione da diversi anni a questa parte, è ha rappresentato per tutto l’arco del torneo una vera certezza per i suoi compagni. È stato sin dall’inizio il chiaro titolare, ma Cereda ha gestito bene il suo carico di lavoro e lui è riuscito ad alzare il suo livello approfittando dei turni di riposo permessi dalla presenza in rosa di un’alternativa valida come Manzato. Rispetto allo scorso anno ha avuto un impatto più marcato, compiendo un numero maggiore di interventi decisivi che hanno lasciato la sua chiara impronta sulla stagione. Disputa anche dei buoni playoff, e a 27 anni rappresenta una delle importanti basi per il futuro.

Daniel Manzato (17 GP, 3.15 GAA, 89.1 SV%): Complessivamente proietta meno sicurezza rispetto a Conz, ma il contributo di Manzato è stato a conti fatti quello che ci si poteva attendere, e questo non è cosa da poco. A metà torneo sfrutta la Spengler per ritrovare ritmo e fiducia, tanto da meritarsi il rinnovo anche grazie all’esperienza che può portare in spogliatoio. È un elemento che a livello di ambiente è importante, si fa sentire anche quando guarda i match dalla panchina e la sua presenza ha permesso a Conz di migliorare i suoi numeri. È un backup affidabile, Cereda non ha pensieri quando decide di chiamarlo in causa e svolge appieno il ruolo che gli viene affidato.

Difensori

Lorenz Kienzle (22 GP, 2 assist, -3): È una delle poche note dolenti della stagione, e in definitiva le cose in questo primo anno in biancoblù non sono andate come sperato. Frenato da alcuni guai fisici e poi fermato a gennaio da una frattura al piede che ne ha decretato la fine del campionato, Kienzle ha faticato ad abbracciare lo stile di lavoro di Luca Cereda, che lo ha spesso sollecitato ad allenarsi come prima cosa nella giusta maniera, prima di poter trovare una reale collocazione nel suo scacchiere. Si è provato a stimolarlo in vari modi, con anche dei brevi passaggi ai Rockets, ma in Leventina non ha sinora saputo trovare la formula giusta per dare il suo contributo. Con ancora due anni di contratto Kienzle è stato più volte definito un “progetto a lungo termine”, e se non verrà bloccato da guai fisici rimane comunque un nome intrigante da avere in rosa… A lui il compito di rimettersi in gioco sposando la filosofia del club.

Isacco Dotti (46 GP, 3 assist, +1): Il roccioso 26enne ha continuato nella sua insospettabile progressione, e alla sua prima stagione completa in NLA ha confermato l’intuizione che Cereda aveva avuto negli scorsi playout. Può ancora progredire in termini di lettura del gioco avversario – ogni tanto paga degli errori di posizionamento – ma complessivamente contribuisce al gioco con una componente fisica che per l’Ambrì è molto preziosa. Con il passare delle partite migliora nella gestione del puck e nelle uscite dal terzo, e a conti fatti la sua stagione è sicuramente molto positiva. È un elemento affidabile e che non si tira mai indietro, uno di quei “soldati” che dà un contribuito essenziale a ogni cambio.

Igor Jelovac (50 GP, 3 gol, 2 assist, -8): È l’esempio migliore di quanto un giocatore possa progredire sotto la guida di Cereda e Matte. Negli ultimi anni il suo sviluppo era avanzato a singhiozzo, ma ha saputo reagire al meglio all’esclusione dallo spareggio con il Kloten di un anno fa, ed ha vissuto un’annata 2018/19 sicuramente positiva. Lo staff gli affida compiti che sono nelle sue corde – non fa parte dei quintetti di powerplay – e lui migliora in maniera drastica nella gestione del puck, elemento che era tra le sue lacune principali in passato. Può ancora fare dei passi avanti a livello difensivo, ma la strada imboccata stavolta sembra promettente.

Misha Moor (5 GP, nessun punto, bilancio neutro): Gioca poche partite nella massima lega, per un totale di 17 minuti sull’arco di cinque incontri, dunque è difficilmente valutabile. Continua ad attendere una vera chance in NLA, ma il difficile contesto dei Rockets (37 partite, 5 punti e un -30) non è tra i più semplici per un difensore dalle sue caratteristiche che vuole provare a progredire. Quando viene chiamato in causa riesce a svolgere un compito di base senza sfigurare, ma è ancora difficile capire se sia in grado di fare il salto di categoria. Dovrà insistere, perché anche l’anno prossimo non sarà facile ritagliarsi un posto in un lineup per molti aspetti consolidato.

Samuel Guerra (55 GP, 4 gol, 16 assist, -3): Tornato ad Ambrì per ricevere più minuti e maggiori responsabilità, il 25enne ha tratto il meglio dall’opportunità ricevuta dal suo club formatore, ed entrambe le parti ne hanno beneficiato. Ha terminato il campionato con un buon bottino di punti, anche se la grande maggioranza della sua produttività si è concentrata nella prima parte di stagione (16 dei 20 punti totali sono arrivati prima di Natale). Si è integrato immediatamente ed è stato uno dei giocatori più apprezzati da staff e compagni, e dopo aver trovato in Fischer la spalla ideale (45 partite su 55 giocate al suo fianco) ha dato anche stabilità al suo gioco. Inizialmente gli impulsi offensivi erano controbilanciati da qualche distrazione di troppo in difesa, ma la situazione è migliorata cammin facendo… Sicuramente sarà un elemento che mancherà.

Michael Fora (35 GP, 5 gol, 11 assist, -14): Le cose oltre oceano non erano andate come sperava, e questo ha comprensibilmente condizionato la sua prima parte di stagione. Al suo ritorno ci ha messo un po’ a ritrovare se stesso e quei movimenti che gli avevano permesso di fare tanto bene l’anno prima, ma nella seconda parte di torneo è tornato su buoni livelli. A livello di produzione sfiora il mezzo punto a partita e nelle fasi decisive della regular season riesce ad alzare il suo livello e giocare un ruolo determinante nella conquista dei playoff. Nella serie contro il Bienne ha commesso alcuni errori di inesperienza, ma rimane uno dei pilastri irrinunciabili della squadra. Complessivamente ha reagito bene ad una stagione non semplice da gestire, ottenendo a gennaio anche la convocazione in Nazionale per i Prospect Games.

Nick Plastino (49 GP, 6 gol, 16 assist, +4): Ha vissuto una stagione tra alti e bassi, ma complessivamente ci si aspettava qualcosina in più, questo in virtù di un primo campionato in Svizzera vissuto in crescendo ed in cui aveva saputo piano piano aggiungere interessanti elementi al suo gioco. Ha comunque ottenuto mezzo punto a partita in un contesto in cui è stato mediamente il giocatore più utilizzato da Cereda (quasi 21 minuti ad incontro), e da gennaio in avanti ha saputo trovare maggior stabilità e produttività. È apparso un po’ in difficoltà nei playoff pagando caro un paio di errori. Assicura un contribuito importante, a cui manca solamente la garanzia di una certa solidità difensiva.

Christian Pinana (15 GP, 4 assist, +4): È stata purtroppo un’altra stagione sfortunata per il difensore, che sta ancora aspettando di poter giocare un’annata completa in NLA. Anche stavolta è infatti stato fermato dagli infortuni, con quella lussazione alla spalla destra rimediata a fine ottobre che lo ha costretto a saltare oltre un mese. Al suo rientro a fine novembre ha potuto giocare sette partite, prima che il riacutizzarsi del problema fisico lo ha costretto all’operazione chirurgica nel mese di gennaio. Il club crede molto in lui e continuerà ad aspettarlo, perché quando può scendere sul ghiaccio mostra sempre un talento e una calma da giocatore navigato. Guerra è partito, ma un Pinana sano potrebbe essere un tassello importante per sopperirne la partenza.

Michael Ngoy (55 GP, 3 gol, 8 assist, +8): Nonostante non avesse contratto ha passato l’estate tenendosi in allenamento, e quando l’Ambrì Piotta lo ha ricontattato per ovviare alla partenza di Fora si è fatto trovare prontissimo. Il veterano ha giocato un’ottima stagione, ottenendo anche un bottino di punti non trascurabile e rappresentando una delle più solide certezze della retroguardia leventinese. È un elemento cardine del boxplay e non si tira mai indietro quando c’è da metterci il fisico. Per Cereda si dimostra inoltre versatile, riesce a portare solidità indipendentemente dal compagno che gli si affianca, e per quando mostrato non gli si può muovere nemmeno una critica. Se voleva guadagnarsi il rinnovo, ha fatto tutto il possibile per meritarselo.

Jannik Fischer (55 GP, 2 gol, 2 assist, -7): Durante il corso della stagione ha ricevuto da parte di tutti meno credito di quanto avrebbe meritato, ma il fatto di essere pilastro silenzioso della difesa è una caratteristica che testimonia la bontà del suo primo campionato in Leventina. Si rivela velocemente essere il partner perfetto per Guerra, ed i due sviluppano una chemistry che può essere il simbolo dell’unità dell’intera squadra. È l’elemento più fisico e quando c’è da sacrificarsi non si tira indietro (ben 75 tiri bloccati), ed in questo senso Cereda lo gestisce bene con una media di minuti che non supera praticamente mai i 18. Nei playoff si toglie la soddisfazione di segnare addirittura due gol, la ciliegina sulla torta di una buona stagione.

Attaccanti

Johnny Kneubuehler (35 GP, 2 gol, 2 assist, -3): Tirate le somme, la fase più positiva della stagione del 22enne risulta essere il preseason, quando Cereda lo aveva provato in varie posizioni – pure al centro – e lui aveva saputo mostrare cose davvero interessanti. Iniziato il campionato però ha perso velocemente il filo del discorso, ritrovandosi ai Rockets dopo un paio di settimane e non riuscendo più a riconquistare la benedizione del coach. Rimane un oggetto un po’ misterioso, con alcuni “lampi” interessanti e diverse uscite nell’anonimato, figlie anche del fatto di non essere mai riuscito a ritagliarsi un ruolo definito in squadra. Come Kienzle, anche lui è stato chiamato a lavorare con maggior dedizione, cosa che dovrà fare sin dall’estate se vorrà vedere le cose andare diversamente.

Jiri Novotny (51 GP, 4 gol, 11 assist, -10): Sa dare un contributo importante senza che il suo nome si veda con particolare frequenza sul tabellino, e questo per uno straniero è un compito tutt’altro che semplice. Arrivato per sopperire ai guai fisici di Lerg, riesce immediatamente a dare stabilità alla squadra grazie alla sua esperienza, solidità fisica e bravura agli ingaggi, campo in cui l’Ambrì Piotta aveva assolutamente bisogno di una mano. Diventa velocemente un personaggio ed il suo geyser sound è tornato a collegare la squadra al pubblico come non succedeva da anni. È un leader e un esempio da seguire per i più giovani, ed elementi come Zwerger e Müller hanno chiaramente giovato della sua presenza.

Marco Müller (55 GP, 15 gol, 23 assist, -2): Dal suo arrivo in Leventina ha fatto passi da gigante, e assieme ai compagni di linea Zwerger e Kubalik si è reso protagonista di una grande stagione, diventando parte integrante di una delle linee più pericolose della lega. Quella appena passata è stata di gran lunga la sua miglior stagione in carriera, con in particolare quella porzione centrale di regular season in cui è finito sul tabellino con una frequenza impressionante. Ha avuto una piccola flessione nel finale, quando ha rimediato anche qualche penalità di troppo, ma complessivamente la sua è stata una stagione eccezionale. È stato premiato anche con la prima selezione in Nazionale ed il riconoscimento da parte dei media d’oltre Gottardo come giocatore ad aver evidenziato i progressi più marcati.

Bryan Lerg (17 GP, 5 gol, -6): La sua avventura è iniziata in maniera complicata, con i guai fisici che lo hanno tenuto lontano dal ghiaccio sin dal mese di agosto. Il suo debutto avviene solamente in novembre e praticamente mai al centro, ruolo per cui era inizialmente stato ingaggiato. Lui fa però di necessità virtù e si conferma essere un giocatore che mette sempre la squadra al primo posto, ed in questo senso trova la via giusta per dare un contribuito principalmente basato sul sacrificio. Grazie alla Coppa Spengler riprende morale ed un po’ di ritmo, ma offensivamente il suo potenziale è rimasto inespresso. Vede la sua stagione finire a metà gennaio, in un’azione simbolo del suo contributo ad Ambrì, ovvero rimediando una frattura ad un mignolo bloccando un tiro.

Dominic Zwerger (54 GP, 19 gol, 28 assist, -9): Riesce a dare seguito alla sua prima grande stagione in NLA, migliorandosi ulteriormente e distinguendosi nuovamente in maniera netta in rapporto a tutti gli altri giocatori U23 della lega (17 punti in più di Riat). È il miglior marcatore svizzero della squadra e nel corso del torneo mostra di saper migliorare il suo gioco, in particolare facendo passi avanti a livello fisico nella protezione del puck. Viene fermato nel preseason da un infortunio alla caviglia ma questo non lo condiziona troppo, anche se vive un paio di comprensibili flessioni. Il suo rinnovo è un grande colpo per l’Ambrì, soprattutto considerando che l’austriaco è ancora lontano dall’esprimere il suo completo potenziale. Ne sono un esempio i playoff, in cui ha imparato cammin facendo a “pulire” il suo gioco da alcuni elementi che sono efficaci solamente in regular season, dimostrando di saper apprendere velocemente sulle ali dell’entusiasmo.

Noele Trisconi (50 GP, 4 gol, 7 assist, -4): La sua stagione è stata straordinaria. Per molti aspetti riassume alla perfezione i valori di questo Ambrì, e con Bianchi e Kostner forma una linea che per i leventinesi è imprescindibile. Porta energia e non si prende mai una serata libera, non lascia che i limiti dettati dal suo fisico vadano ad intaccare la sua volontà di lottare e incassare colpi, e per questo è un esempio da seguire.

Elias Bianchi (43 GP, 6 gol, 7 assist, -1): Non era semplice per lui ereditare il ruolo di capitano, ma sia sul ghiaccio che fuori ha sempre lanciato i giusti messaggi. Nell’ultimo mese di regular season riesce anche a firmare alcuni gol importanti, togliendosi la soddisfazione di pareggiare il proprio record personale di reti segnate (6). È un lavoratore e svolge il suo ruolo senza mai tirarsi indietro.

Diego Kostner (55 GP, 6 gol, 7 assist, +2): Aveva il compito di confermare i progressi fatti nell’eccezionale stagione 2017/18, quando aveva evidenziato un insospettabile tocco offensivo, ed anche se ha contribuito con qualche gol in meno l’italiano ha saputo trovare il giusto standard nel suo gioco. È tra gli elementi più affidabili della rosa, garantendo energia e fisicità grazie a una dedizione ed umiltà che non è mai venuta meno. Cereda lo utilizza in entrambi gli special teams.

Elia Mazzolini (37 GP, nessun punto, -5): È un giocatore di ruolo, ed in quest’ottica va valutato. Non va praticamente mai oltre i cinque minuti a partita, ma in quarta linea o in veste di 13esimo attaccante cerca di dare il meglio, ammettendo i limiti tecnici e facendo così leva sui suoi punti forti. Non ottiene alcun punto, ma per Cereda è un utile elemento complementare che ha confermato il suo valore, anche dal punto di vista caratteriale.

Tommaso Goi (51 partite, 3 assist, -6): È un altro elemento che evidenzia le caratteristiche tipiche del bottom six dell’Ambrì Piotta. Il suo compito è portare fisicità ed energia, ed in questo non si risparmia mai, anche se può ancora progredire al cerchio d’ingaggio. I suoi numeri sono migliorati rispetto a un anno fa, ma se saprà fare ulteriori passi avanti sarà l’intera struttura a beneficiarne.

Matt D’Agostini (42 GP, 14 gol, 16 assist, -7): Il suo campionato è iniziato alla grande, con 5 gol e 11 punti nelle prime 10 partite, ma quell’infortunio alla vertebra lombare nel mese di novembre lo ha poi condizionato per tutta la stagione. È rientrato nell’ultimo match prima di Natale ed ha poi sfruttato la Spengler per riprendere ritmo, ma ha vissuto delle lunghe fasi di alti e bassi. Torna protagonista nel finale quando va in gol in tutte le ultime quattro partite della regular season, mentre nei playoff non riesce a finire sul tabellino. Ha alternato ottime prestazioni ad altre più anonime, il che rende difficile prevedere se verrà confermato o meno.

Patrick Incir (37 GP, 1 gol, 2 assist, -9): Ha giocato dei buoni playoff, che dovranno fungere da trampolino di lancio per preparare la prossima stagione. È pure lui un elemento che punta su carica ed energia, ma nel suo caso l’impressione è che abbia ancora un potenziale – pure tecnico – che non riesce ad esprimere.

Dominik Kubalik (55 GP, 26 gol, 37 assist, +1): Semplicemente il giocatore più forte dell’intera lega. Il ragazzo ceco ha surclassato la concorrenza, dominando il gioco e conquistando il titolo di top scorer della lega all’età di soli 23 anni, traguardo che nessuno era mai riuscito a raggiungere nell’era moderna. Il suo tiro è una minaccia costante, ma sotto la guida di Cereda riesce a sviluppare un gioco a tutta pista che gli permette di avere tutte le carte in regola per cercare di ottenere un posto nella rosa dei Chicago Blackhawks. La sua costanza di rendimento ha dell’incredibile, ha giocato ogni singola partita della stagione e non è mai stato per più di due match consecutivi lontano dal tabellino… Su 55 partite è andato a punti in 38 occasioni. La sua presenza in Svizzera è stata un’anomalia: abile Duca nel rendere l’operazione possibile, bravo il ceco a sfruttare questa chance con grande umiltà ed il sorriso sulle labbra. È un giocatore – ma anche un ragazzo – che all’Ambrì mancherà molto.

Fabio Hofer (54 GP, 14 gol, 17 assist, -4): Alcuni si ricorderanno l’inizio di stagione, quando arrivati a fine ottobre l’austriaco non era ancora riuscito ad ottenere nemmeno un gol, preseason compreso. Hofer da quella sua prima rete firmata il 27 ottobre ha fatto tantissima strada, approcciandosi nella giusta maniera ad una prevista fase di adattamento ad un campionato dai ritmi superiori. Nei playoff è stato il migliore dei suoi, anche se non è riuscito a concretizzare le tante chance prodotte. Alla luce di quanto fatto – soprattutto nella seconda metà di torneo – per l’Ambrì è da considerarsi una scommessa vinta ed in continua evoluzione, perché a livello di velocità di pensiero può fare un “click” aggiuntivo. Si attende ora la conferma dell’attivazione dell’opzione presente nel suo contratto; è un elemento che i biancoblù sicuramente vorranno avere in rosa per i prossimi anni.

Adrien Lauper (55 GP, 2 gol, 4 assist, bilancio neutro): Lo sguardo commosso al termine di Gara 5 e poi alla festa di fine stagione dicono tanto su quanto Lauper tenesse davvero alla realtà biancoblù. Dal suo arrivo nel 2014 ha vissuto momenti sportivamente difficili, ma che ha sempre saputo affrontare con una felicità contagiosa che ha immediatamente fatto innamorare il pubblico. Ha degli evidenti limiti tecnici, ma la mano di Cereda gli ha permesso di migliorare e a conti fatti quella passata è stata la sua miglior stagione da quando è in Ticino. Prendere una strada diversa per l’Ambrì è stata la decisione giusta, nonostante l’ambiente perda uno dei suoi giocatori più amati.

Dario Rohrbach (21 GP, 4 gol, 1 assist, +1): È il giocatore più intrigante della rosa, questo perché quando chiamato in causa ha mostrato alcune caratteristiche che a 20 anni di età non tutti possono vantare. Rimane un attaccante per molti versi ancora da scoprire, ma l’impressione è che se continuerà a lavorare duramente, nel prossimo campionato potrebbe avere un ruolo stabile nella rosa.

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