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Ambrì Piotta

Ambrì: gli alti e bassi di una stagione che rimane stupenda

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AMBRÌ – Dover commentare e riassumere un’intera stagione in un unico articolo è spesso più complicato di quanto si possa credere, con tantissime situazioni ed episodi che hanno contraddistinto gli ultimi sette mesi dell’Ambrì Piotta. Facile anche cadere nella banalità di raccontare un inizio a razzo dei biancoblù ed un progressivo calo, sfociato nell’eliminazione nei playoff per 4-0 contro il Friborgo.

Il campionato appena trascorso ha però detto molto di più di quanto non lascino trasparire i numeri ed i tabellini, ed ha rappresentato per un numero impressionante di punti di vista un grande passo avanti rispetto al passato. Già questa si presenta come una novità, dato che delle sette stagioni in cui l’Ambrì ha dovuto disputare i playout – o peggio, lo spareggio – raramente si ha avuto l’impressione di aver veramente compiuto dei progressi o, quando lo si credeva, queste convinzioni ritornavano al mittente come il più classico dei boomerang.

Queste esperienze hanno portato i tifosi biancoblù – e, chi lo sa, magari anche qualche giocatore o dirigente – ad essere cauti ed anche un po’ timorosi durante il grande entusiasmo di inizio campionato, quando la squadra ha inanellato una vittoria dietro l’altra, esplodendo di energia e dando grande spettacolo. “Troppo bello per essere vero”, dicevano alcuni, con la paura di vedere l’Ambrì compensare le tante vittorie con la classica lunga serie di sconfitte che era sempre arrivata puntuale nel recente passato, specialmente tra settembre e novembre.

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“You guys are for real”, aveva però commentato Chris McSorley parlando in un post partita alla Valascia con Serge Pelletier e, a conti fatti, il vulcanico allenatore del Ginevra aveva ragione. L’Ambrì quest’anno ha centrato il suo obiettivo stagionale – qualificarsi tra le prime otto – e ci è riuscito senza mai vedere realmente a repentaglio il traguardo. I leventinesi si sono issati al vertice sin da subito, sono rimasti in posizioni vertiginose per diverso tempo e, dato estremamente significativo, non sono praticamente mai stati sotto la linea.

Questo percorso è iniziato sin dall’estate, con Serge Pelletier che ha programmato la stagione in modo da avere la squadra immediatamente in grande forma e racimolare la maggioranza dei punti ottenuti nei primi mesi del torneo. Il coach è stato bravissimo nel reagire alle diverse difficoltà iniziali, come le poche vittorie in amichevole, gli infortuni di Williams e Noreau, e la gestione a priori non semplice di due portieri potenzialmente titolari.

Il sistema di gioco, l’ottima condizione fisica e l’unione nello spogliatoio hanno però permesso all’Ambrì di giocare il suo miglior hockey addirittura nel periodo in cui mancavano i due grandi leader del passato campionato – Noreau e Williams, appunto – e con soli tre stranieri di movimento.

I biancoblù in quel frangente hanno avuto il merito di combattere sin dalla prima partita con il coltello tra i denti, mentre tante altre squadre ci hanno messo diverse settimane (o mesi) ad ingranare davvero. Ciò è stato possibile principalmente da un fattore che alla Valascia non si riscontrava da tempo: l’efficacia e la pericolosità di tutte le quattro linee mandate in pista.

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Molto velocemente il blocco formato da Grassi, Schlagenhauf e Bianchi si è trasformato in una delle terze linee più agguerrite ed arrembanti della NLA, mentre i primi due blocchi hanno garantito una buona pressione sul portiere avversario. Steiner ha tolto le castagne dal fuoco nei primi mesi, evidenziando una forma strepitosa che ha poi perso cammin facendo, mantenendo però inalterato il grande impegno. Park, Pestoni e Giroux hanno saputo essere costanti per tutto il torneo, mentre l’ottima stagione di giocatori come Duca e Reichert hanno garantito un grande bilanciamento tra le linee.

La difesa ha poi elevato in maniera importante il suo livello al momento dell’arrivo di Nordlund, per lungo tempo apparso come un difensore calmo, solido ed ordinato, anche se nel finale di stagione anche lui ha vissuto un netto calo.

Una volta trovato questa sorta di “assetto perfetto”, l’Ambrì Piotta è andato in difficoltà solamente quando Serge Pelletier si ritrovava a dover modificare la formazione in pista… Vuoi per scelta – come quando si sono reintegrati in squadra Noreau e Williams – vuoi per infortunio, con il periodo di “moria di centri” che ha visto la squadra vivere logicamente il suo periodo più difficile del campionato. Scontato ricordare quanto gli infortuni di Mieville e soprattutto Park abbiano avuto un impatto decisivo sul finale di stagione, mentre il dover schierare il Williams di questa stagione in posizioni chiave e spesso

non sue non è certo stato il massimo. A catena diverse situazioni di gioco ne hanno sofferto, su tutte il powerplay.

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Considerando un budget ridotto di circa 600’000 fr rispetto al campionato precedente e la conseguente scelta di ingaggiare un numero minori di giocatori, l’allenatore e la squadra se la sono comunque cavata bene quando confrontati alle assenze. A conti fatti si è inoltre rivelata pagante la scelta di non ingaggiare un sesto straniero nel finale per sopperire all’assenza di Park, investimento che molto probabilmente non avrebbe portato l’Ambrì a fare molto meglio nel finale, e che dunque è stato saggio evitare confidando nel recupero del numero 27.

Durante il campionato sicuramente ci sono state anche cose che hanno influito negativamente. Un esempio è la firma a stagione in corso di alcuni giocatori per altre squadre, questione sollevata di recente dal presidente Lombardi e che in futuro meriterà una riflessione. Mieville, El Assaoui e Pedretti si sono accasati relativamente presto in altri lidi, mentre anche nei casi di Williams, Schaefer e Nordlund la partenza è sempre stata un’opzione più gettonata rispetto al rinnovo.

Processi di questo tipo influiscono o meno sul rendimento a dipendenza della professionalità del giocatore. Nel caso di El Assaoui si sono poi aggiunti gli attriti con coach Pelletier, mentre l’opaca stagione di Williams si è conclusa malamente con il tanto discusso “Sushigate”.

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Cambiamenti dettati dagli infortuni, alcune situazioni particolari ed un probabile calo delle motivazione e del “senso d’urgenza” hanno condizionato un 2014 in cui l’Ambrì non ha più saputo tornare sui livelli dei mesi precedenti, culminando in una serie di playoff in cui si è andato ad un nulla da vincere almeno un match, ma in cui in definitiva si era confrontati su un avversario di un livello nettamente superiore.

L’Ambrì semplicemente non era pronto ma, dopo così tanti anni di assenza, l’inesperienza e la tensione scaricata dopo la qualificazione hanno pesato di più rispetto alla “fame da playoff” che molti giocatori avrebbero potuto avere. Ad ogni modo i tifosi hanno capito e salutato con applausi e cori i loro beniamini che, se per “l’hockey da playoff” non erano ancora pronti, hanno saputo riaccendere l’entusiasmo in una Valascia in cui da troppi anni rimbombavano i mugugni.

Vedere questa squadra all’opera è stato un piacere, un grande divertimento ed un grandissimo orgoglio. L’Ambrì che ci si ritroverà di fronte tra qualche mese sarà per molti versi diverso ma, con alcuni nomi in arrivo già svelati, e l’ingaggio dei giocatori stranieri mancanti, il popolo biancoblù non può che guardare con positività e ambizione al futuro.

Buone vacanze Ambrì, grazie per averci fatto divertire!

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