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Lugano

Altro overtime fatale per il Lugano, ora il Berna ha il primo match ball

BERNA – LUGANO

2-1

(0-1, 0-0, 1-0; 1-0)

Reti: 16’22 Stapleton (Klasen, Furrer) 0-1, 55’24 Moser (Ebbett, Bodenmann) 1-1, 76’07 Conacher (Untersander, Ebbett) 2-1

Note: PostFinance Arena, 17’031 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Vinnerborg, Wiegand; Borga, Kaderli
Penalità: Berna 5×2′, Lugano 9×2′

BERNA – Ancora un gol all’overtime, dopo un’altra partita a lottare con il coltello tra i denti, non la migliore di questi playoff, ma probabilmente quella interpretata meglio dato il contesto.

I bianconeri sicuramente si saranno aspettati un nuovo inizio arrembante degli orsi, come effettivamente è stato, ma dopo una decina di minuti di forte sofferenza e contenimento a stento hanno cominciato a prenderne le misure.

Consapevoli che probabilmente le loro forze non gli avrebbero permesso di disputare una partita a viso aperto, gli uomini di Shedden hanno puntato sulla resistenza difensiva, sulla lucidità a liberare il terzo e sull’aiuto a Merzlikins.

Infatti, il portiere lettone ha di nuovo avuto molto lavoro, ma è sembrato che le occasioni più grosse il Berna le abbia sparate a lato – vedi Conacher nel periodo centrale – costretto a girare al largo dallo slot, oppure sono state bloccate da difensori e attaccanti, chiunque si trovasse sulla linea di tiro.

Si può opinare sulla bellezza “estetica” della prestazione di Hirschi e compagni, ma il fatto è che lo staff tecnico sapeva benissimo cosa li attendesse, e Gara 4 è stata preparata quasi alla perfezione.

Già, quasi, nonostante la rete caduta nel primo periodo per mano di Stapleton – preferito a Pettersson e schierato con Hofmann e Bertaggia – e che ha svelato una certa bontà di una tattica di squadra incassatrice di colpi e killer cinico, ai bianconeri è sempre mancato quel centimetro in più.

O meglio, i centimetri da sfruttare li avrebbe anche avuti sulla propria strada, ma quelle occasioni mancate che in un contesto normale sembrerebbero normali incidenti di percorso, in una finale risultano latte versato su cui irrimediabilmente si va a piangere. Alcuni contropiedi in due contro uno gestiti malamente dai vari Brunner (uscito nell’overtime dopo un tremendo scontro con Bodenmann che l’ha privato dei sensi per qualche momento) e Klasen gridano vendetta, ma soprattutto fa specie la mancanza di precisione, freddezza e pazienza sotto porta o per l’ultimo passaggio.

Questi erano esercizi che hanno fatto la fortuna dei bianconeri in questa cavalcata nei playoff, quando a partire dai quarti e fino a Gara 1 con il Berna, Hofmann e compagni erano stati maestri nel crearsi occasioni nitidissime a scadenze regolari, ma soprattutto erano implacabili nello sfruttarle.

Alla fine il Berna a furia di spingere ha trovato il gol quasi per inerzia, ma al Lugano fa male che la rete sia arrivata di nuovo nel finale, con l’unico tiro sporco arrivato su Merzlikins, e fino a lì la sensazione era che stavolta il Lugano potesse tornare in Ticino con la serie sul 2-2.

Tra i protagonisti di questa finale c’è chi, come Vauclair, Hirschi e Sannitz, hanno già vissuto queste situazioni di difficoltà, forse anche peggiori, ma è indubbio che contro un Berna di questo formato, per tornare in gara servirà tutto il meglio e anche di più che i giocatori possono tirare fuori dai muscoli, dai nervi e dalla testa.

Soprattutto il Lugano non dovrà perdersi nel pensare all’arbitraggio, perché se pure vengono prese decisioni cervellotiche e a volte invece non vengono prese quelle più evidenti (Bodenmann su Brunner pur se involontaria è perlomeno ostruzione, prendendo certi metri di giudizio) farsi condizionare ora, sul filo del rasoio sarebbe come dare l’ultimo decisivo vantaggio all’avversario.

Il Lugano è sull’orlo del burrone, il Berna vede la vetta della montagna, quanta forza sarà rimasta a Martensson e compagni per mettere di nuovo un piede in avanti?

fattore2

IL CINISMO PERDUTO: Nelle serie contro Zugo e Ginevra il Lugano sembrava vivere un vero “magic moment” sul fronte offensivo. Le occasioni cadevano a scadenze regolari, ma a fare impressione era la freddezza e la calma con cui Martensson, Brunner e Klasen sapevano sfruttarle.

Oggi, dopo una Gara 1 un po’ atipica per una finale, i bianconeri giocano molto in contenimento contro il Berna, ma lo sanno fare bene, tanto che riescono a crearsi anche delle limpide occasioni appena l’avversario lascia uno spazio di troppo.

Purtroppo gli attaccanti di Shedden oggi sembrano avere le polveri bagnate: Martensson ha all’attivo un solo gol in 4 gare, Hofmann anche lui fermo a una rete, Bertaggia ancora fermo al palo, come Pettersson anche se non impiegato in Gara 4.  E Klasen, anche se autore di due reti sembra in grave debito di lucidità.

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