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Lugano

A Zugo la solidità del Lugano è premiata con un solo punto

I bianconeri disputano un’ottima gara difensiva ma vengono traditi dalla sterilità del powerplay e dai rigori. È comunque il primo punto per un Lugano in crescita

A Zugo la solidità del Lugano è premiata con un solo punto

ZUGO – LUGANO

3-2

(1-1, 1-1, 0-0; 1-0)

Reti: 6’01 Bürgler (Sannitz) 0-1, 19’36 Thorell (Zgraggen) 1-1, 23’33 Alatalo (Hofmann) 2-1, 26’02 Fazzini 2-2

Note: Bossard Arena, 7’086 spettatori. Arbitri Lemelin, Wiegand; Fuchs, Wolf
Penalità: Zugo 4×2′ + 1×10′, Lugano 4×2′

ZUGO – Un solo punto, anche se è il primo della stagione “è una magra consolazione, perché ogni partita è da vincere”, ha asserito capitan Chiesa alla fine della partita della Bossard Arena.

Una magra consolazione è pur vero e così deve rimanere per chi va in pista cercando di dare segnali importanti in questa nuova stagione. Chi invece da fuori giudica – a volte anche magari senza recepire certe dinamiche – dopo questa partita va a letto con la consapevolezza che il Lugano ha fatto un grosso passo avanti nella sua metamorfosi, e per qualcuno questo conta di più dei due punti lasciati a Hofmann e compagni.

Perché da un lato la pazienza predicata non deve interrompersi proprio stasera, alla terza di campionato, ma i segnali opposti lanciati dai bianconeri tra martedì con la sconfitta casalinga contro il Davos e quella ai rigori di sabato contro lo Zugo sono importanti.

Se contro la banda di Wohlwend il caos aveva regnato incontrastato, sul ghiaccio della Svizzera centrale la formazione di Kapanen ha mostrato di saper giocare e di sapersi applicare su qualcosa di nuovo.

Dai primi cambi qualcosa si era intuito, molto fisico, forecheck profondo e tanto pattinaggio senza disco, questi tre ingredienti hanno messo in difficoltà lo Zugo tanto da rendere la partita quasi spenta dalle parti di Zurkirchen per una buona decina di minuti.

Altri buoni segnali da leggere dentro la partita sono quelli di aver tenuto mentalmente dopo aver subito le reti dei padroni di casa, subendo sì l’urto del power play di casa, ma tenendo alla grande davanti al bravo e fortunato Zurkirchen.

La continuità è stata un’altra chiave della buona prestazione del Lugano, senza più quei grossi black out che erano costati carissimo, ma anzi con ottime reazioni alle fiammate dello Zugo e soprattutto alla rete del vantaggio di Alatalo, un banco di prova quello che avrebbe testato il polso dei bianconeri, ma Kapanen ha saputo trasmettere tranquillità ai suoi.

Trovato immediatamente il pareggio, gli ospiti hanno continuato a mostrare ottime cose a cinque contro cinque, manovrando fluidamente e pattinando con testa, lasciandosi a volte ancora sorprendere fuori posizione su qualche uscita in velocità ma senza panicare sul serio.

Tutto sommato si può dire che a parità numerica i bianconeri avrebbero meritato qualcosa in più, perché semmai a far difetto è ancora il power play, poco mobile e automatico, con poche soluzioni volanti e tanta fatica a trovare gli spazi per i tiratori. Ma se anche questo esercizio farà parte della crescita allora occorre dare tempo a ogni spazio di miglioramento possibile nel gioco del Lugano.

A dare i segnali più importanti comunque è stato il reparto difensivo, solido e disciplinato, guidato in particolare da Chiesa e Ohtamaa, ma anche con un Chorney stavolta positivo, pulito e ordinato, e tanti gregari ben messi in pista, da Jecker all’esordiente Wellinger.

Assieme al difensore numero 95 ha fatto il suo contemporaneo esordio anche Linus Klasen, schierato al posto di Ryan Spooner, e lo svedese ha contribuito alla manovra con alcuni spunti interessanti, seppure senza fare sfracelli, ma alla prima partita era difficile chiedergli di più.

Alla fine il Lugano torna con sì un solo punto nel sacco, ma più della sostanza stavolta conta la forma, perché se crescita deve essere allora qualcosa era lecito cominciare a mostrare.

I bianconeri lo hanno fatto, con ancora qualche errore e spigoli da limare, ma gli errori capiteranno ancora. Sbaglieranno i giocatori e sbaglierà Kapanen, in un processo del genere è più che normale e considerabile, l’importante è che quel di buono fatto alla Bossard Arena sia da usare come prossimo scalino su cui poggiare la gamba.


IL PROTAGONISTA

Atte Othamaa: Un solo errore nel terzo periodo nel controllo del disco e quasi ha fatto strano. Perché la partita del finnico sul piano puramente difensivo è stata enorme.

Grande lavoro alle assi, innumerevoli duelli vinti, quattro tiri bloccati e moltissimi dischi portati fuori dal terzo e lontani dalle zone calde.

Dietro è stato un vero e proprio comandante, ha indicato le posizioni e atteso l’avversario, regolarmente portato al largo, e la calma che ha trasmesso al reparto è stata impressionante. Se una squadra come lo Zugo in casa propria ha scagliato solo venti tiri in porta è anche merito suo.


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HIGHLIGHTS

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