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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite giocate nel weekend da Ambrì Piotta e Lugano

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno Finalmente la pelle dell’orso, quello vero
Nella serata di venerdì l’Ambrì Piotta ha conquistato una meritata vittoria espugnando la PostFinance Arena di Berna, regalando una particolare soddisfazione a coach Luca Cereda. Gli orsi erano infatti la vera bestia nera dell’allenatore biancoblù, che dal suo arrivo alla Valascia aveva sempre perso nei confronti della corazzata di Jalonen, sia in campionato che in Coppa. Certo, Cereda quando era ancora alla guida dei Rockets era riuscito ad estromettere il Berna dalla Coppa, ma la squadra che si era presentata a Biasca era infarcita di giovani ed in pista con dubbie motivazioni. Stavolta però la pelle dell’orso, quello vero, è arrivata sul serio. Un’altra tacca da intagliare sul “fucile” biancoblù.

due Al freddo per un vecchio amico
Quella di sabato è stata la prima vera serata gelida alla Valascia, con le temperature che sono scese sotto lo zero di alcuni gradi. Il clima rigido non ha però scoraggiato il popolo biancoblù  – 5’603 i presenti – e nemmeno qualche ospite “a sorpresa”. Sono infatti diversi i tifosi leventinesi ad essersi accorti di una “barba famigliare” sugli spalti, ovvero quella dell’attaccante bianconero Linus Klasen. Il collegamento tra la presenza dello svedese ed il match dell’Ambrì Piotta è presto fatto, visto che Klasen era naturalmente alla pista per vedere all’opera l’amico Fredrik Pettersson, in pista con gli ZSC Lions. A fine partita il bianconero ha atteso pazientemente l’ex compagno fuori dagli spogliatoi, prima di scambiare qualche battuta in ricordo dei tempi passati assieme alla Resega.

tre Una nevicata d’obbligo
“Domani nevica!”, avevano commentato alcuni tifosi dopo aver visto l’Ambrì Piotta vincere per due volte consecutive una partita ai rigori, facendo naturalmente riferimento alle difficoltà incontrate negli shootout nel recente passato. La neve poi è arrivata sul serio, e vista la portata storica dell’evento è decisamente caduta a pennello. Nella loro storia i biancoblù avevano infatti vinto solamente in altre due occasioni due incontri consecutivi ai rigori, ovvero nei mesi di dicembre 2007 e 2011 rispettivamente contro Zugo e ZSC Lions. Inutile controllare la meteo, dunque, la prima nevicata dell’anno era d’obbligo!

quattro Un cerchio… Alla testa
L’Ambrì Piotta
sta facendo tante cose molto bene nell’attuale campionato – incredibile poter ancora vantare il miglior powerplay del torneo – ma c’è un importante aspetto del gioco in cui la squadra di Cereda ha delle lacune che andranno colmate. I biancoblù sono infatti la peggior compagine della NLA al cerchio d’ingaggio, con un tasso di successo che è appena del 45.57%, peggiore anche del 45.83% dei cugini luganesi. Il migliore in questo senso è il veterano Novotny con oltre il 52%, mentre le percentuali fatte registrare dai vari Müller (45.54), Goi (45.05), Kostner (44.44) e Lerg (30.43) necessitano sicuramente di lavoro. Per ora il cerchio degli ingaggi si è trasformato in un cerchio alla testa, riuscirà l’Ambrì a trovare la medicina?

cinque “Usa la forza, Luke!”
Dopo la vittoria alla Valascia, dagli spogliatoi degli ZSC Lions risuonava la marcia imperiale di Star Wars, il mitico motivetto che nei vari episodi dei film di George Lucas accompagna la presenza sullo schermo del malvagio Dart Fener. Ed è proprio pensando a Guerre Stellari che lo Zurigo festeggia i suoi successi, con addirittura il tipico casco di Fener presente negli spogliatoi e consegnato al giocatore che più ha dato sul ghiaccio. Che poi l’allenatore dell’Ambrì Piotta si chiami “Luca” aggiunge un che di particolare all’aneddoto… La prossima volta, usa la forza Luke!


uno Novanta verdissimi anni
Una Cornèr Arena vestita a tinte verdi, maglie dei giocatori dello stesso colore, tifosi con addosso le t-shirt preparate per l’occasione e immancabilmente verdi pure queste. Il popolo bianconero(verde) si è stretto attorno al suo storico “Presidentissimo” Geo Mantegazza riservandogli degli auguri speciali per i suoi 90 anni (compiuti lunedì scorso) in occasione della partita contro il Ginevra. Appena prima della sfida ai granata (oltretutto nel giorno del compleanno di John Slettvoll) alcune vecchie glorie hanno fatto capolino nella pista luganese per unirsi all’abbraccio a chi ha fatto la storia dell’Hockey Club Lugano e che ha di conseguenza cambiato quella dell’intero hockey elvetico. Una storia fatta indossando il fedelissimo maglione verde, probabilmente il capo d’abbigliamento divenuto più famoso (e unico) sulle piste da hockey svizzere dagli anni 70’ fino ai ’90. Tanti auguri Presidentissimo!

due Vecchio a chi?
Julien Vauclair
, rinnovando per questa stagione il suo contratto con il Lugano, è arrivato alla 19esima annata giocata con la maglia bianconera. Ma non andate a dirgli che è troppo vecchio perché il giurassiano al momento è uno degli uomini più in forma della squadra. Avrebbe in fondo il diritto di rispondervi come John Malkovich nel film “Red 2” (per ovvi motivi non riportiamo le esatte parole ma potreste averne intuito il contenuto) dopo avervi tirato fuori un paio di statistiche, come quel +12 che ne fa il quarto della NLA dietro ai nomi altisonanti – e più giovani – di Martschini, Ebbett e Junland, oppure come i 7 punti fin qui racimolati, più della metà dell’intero scorso campionato. Il segreto di questi numeri? La grande voglia che il numero 3 ci mette sempre unita all’uso saggio che ne fa Greg Ireland, con circa 14 minuti di ghiaccio a partita. Il giusto compromesso per rendere al massimo.

tre Lo studente ha potenziale ma non si applica
Quante volte abbiamo letto questa frase rivolta magari a noi stessi in età scolastica o a qualche compagno di banco e di classe? La tipica frase che giustificava da parte dei professori dei risultati sì buoni o discreti a fronte di capacità ben più alte di quanto ottenuto, a volte per pigrizia, applicazione o distrazione. Il Lugano di questo periodo ricorda un po’ quegli studenti, un potenziale molto alto ma risultati che rimangono sotto la soglia vera di capacità. Basti vedere il rendimento fuori casa per accorgersi di questo: una sola vittoria “on the road” a Davos, due sconfitte ai rigori ad Ambrì e a Langnau, per un totale di 5 miseri punti sui 29 fin qui racimolati. Se i bianconeri tenessero una media fuori casa anche solo attorno alla sufficienza sarebbe abbastanza per vederli tra i primi della classe senza alcun problema.

quattro Vecchio a chi? Parte II
Se Julien Vauclair alla veneranda (si fa per dire) età di 39 anni mostra statistiche decisamente brillanti, non è tanto da meno Raffaele Sannitz, un altro dei grandi veterani del Lugano. In questo periodo in cui il Lugano è a corto di centri il coach Greg Ireland si affida ai suoi uomini più esperti, facendo leva sulla leadership di chi di battaglie ne ha viste e vissute tante. Se non stupisce allora che il più utilizzato in casa bianconera sia lo straniero difensore, come testimoniato dai 20’10 di ghiaccio a partita concessi a Taylor Chorney, d’altra parte non ci si può non soffermare sul fatto che dietro al numero 16 ci sia proprio Raffaele Sannitz, con 19’10 di ghiaccio a partita. Lo dicevamo già un paio di stagioni fa, Raffaele è come il buon vino…

cinque Uno strappo alla regola?
Nella serata dedicata a Geo Mantegazza, il Lugano ha vinto con merito contro il Ginevra Servette, ma ha dovuto attendere fino ai cambi finali la sicurezza della posta piena. La sola rete di scarto determinata dal gol di Loeffel ha lasciato che i granata ci potessero credere fino agli ultimi minuti, prima delle due reti a porta vuota che hanno sigillato la vittoria. Di Walker il 4-2, assegnato invece come “gol tecnico” a Klasen il 5-2, anche se lo svedese il disco nemmeno lo ha toccato. Il lancio di Merzlikins è stato infatti intercettato da un difensore ospite che ha poi atterrato Klasen, al quale è stata assegnata la rete nonostante non avesse toccato il disco. La situazione ha però aperto un caso a livello di regolamento, visto che quanto successo alla Corner Arena non è propriamente contemplato. Per risolvere la questione bisogna infatti andare a scomodare un’appendice nel rulebook IIHF, che indica come un gol venga assegnato generalmente all’ultimo giocatore che ha toccato il puck, indicazione che entra in gioco visto che nel caso degli “awarded goals” non viene specificato altrimenti. Merzlikins sarebbe dunque dovuto essere il marcatore, ma non ha ricevuto nemmeno il credito di un assist. Perchè? Semplice, il regolamento per gli “awarded goals” specifica che nessun assist viene assegnato in questi casi speciali.

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