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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite giocate nel weekend da Ambrì Piotta e Lugano

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno “Ehi, non dimenticare il disco!”
Ci ha messo un’estate intera e 12 partite di campionato, ma finalmente Fabio Hofer è riuscito a segnare il suo primo gol con la maglia dell’Ambrì Piotta, ritrovando finalmente quella sensazione che in EBEL con il Linz lo scorso anno aveva sperimentato ben 27 volte. L’austriaco non è però il primo giocatore a rendersi conto che la NLA è una delle leghe più impegnative al mondo, e dunque questa prima segnatura ha un grande significato, come gli avrà ricordato il compagno Marco Müller. Il numero 13 gli ha fornito l’assist e poi, mentre Hofer esultava, è andato a raccogliere il puck rimasto in fondo al sacco. “Ehi Fabio, mi raccomando, questo è da conservare”.

due Non i “New York F*cking Rangers”, ma quasi…
Sono passati oramai alcuni anni dalla frase pronunciata dall’allora coach del Lugano, Patrick Fischer, durante un derby della Valascia, e nel frattempo la squadra di Manhattan non è più un termine di paragone se si vuole andare a cercare l’eccellenza. Oggi però l’Ambrì Piotta è simile più che mai ai Rangers, anche loro in fase di ricostruzione e decisi a puntare sui giovani e su un gioco fisico ed asfissiante ad ogni cambio. “Fast, physical, relentless” è il nuovo mantra al Madison Square Garden con coach David Quinn, concetti questi che sono anche alla base del gioco che Luca Cereda sta cercando di sviluppare da poco più di un anno. Il club di Broadway rimane il più ricco del mondo, ma per il resto la battuta di Fischer è invecchiata diventando quasi una profezia, alla luce di diversi parallelismi.

tre Al lavoro per  rompere il paradosso
Per la prima volta sostanzialmente dal preseason, si è rivisto sul ghiaccio Johnny Kneubuhler per più di una manciata di secondi, e l’ex attaccante del Losanna ha fornito una prova interessante, cercando di portare sul ghiaccio quegli elementi tanto cari a coach Cereda. Vedere “il biondo” esprimersi discretamente non è però una novità – in estate avere destato una buona impressione – ma quando il campionato è iniziato Kneubuhler è rimasto intrappolato in un paradosso: non abbastanza forte per entrare nel top six, non sufficientemente “ruvido” e difensivo per svolgere i compiti che l’allenatore affida al bottom six. Il numero 11 ha così iniziato a lavorare per cambiare il proprio gioco, diventare più grintoso e convincere lo staff a dargli una nuova chance, che ora è arrivata dopo l’infortunio di Goi. Se c’è modo di rompere un paradosso, questo è il momento!

quattro Tre dubbi non fanno una certezza
Contro lo Zugo i biancoblù sono andati ad un nulla alla vittoria in tanti modi diversi, ma l’aver sfiorato così da vicino l’obiettivo non si è automaticamente tradotto nel risultato cercato. L’Ambrì è stato infatti vicino al successo nei tempi regolamentari (in vantaggio sino a 4’30 dal termine), ha “flirtato” con il gol decisivo durante l’overtime (circa tre minuti passati in powerplay), ed infine è arrivato ad una sola parata decisiva dall’imporsi durante i rigori (Klingberg ha battuto Conz alla quinta esecuzione). Davvero peccato, ma purtroppo tre dubbi stavolta non hanno fatto una certezza.

cinque Non ci sono più le corride di una volta…
… e non ci riferiamo a quelle reali – “spettacolo” che in molti rinunciano volentieri a vedere – ma bensì quelle metaforiche tra Ambrì Piotta e Zugo, con i tori che alcuni anni fa erano diventati degli avversari contro i quali i biancoblù erano riusciti a togliersi qualche soddisfazione. La tendenza sembra però essere cambiata, come ha confermato questo primo scorcio di campionato. Lo Zugo ha infatti vinto ben otto degli ultimi nove scontri diretti con i “matador” leventinesi, che dovranno trovare il modo giusto di domare i tori da qui a fine campionato. Ci sono ancora quattro opportunità, anche se tre di queste in trasferta.


uno I peggiori sono i migliori
Nel difficile periodo che sta attraversando il Lugano, arrivare a un doppio scontro contro una squadra in crisi totale come il Davos si sarebbe potuto rivelare un’arma a doppio taglio. Tra le possibilità di affondare del tutto oppure di riprendere velocità i bianconeri hanno scelto la seconda, approfittando dello stato disastrato in cui si trova la squadra di Arno Del Curto. I ragazzi di Greg Ireland hanno trovato punti fondamentali, tante reti e molta fiducia. Non da ultimo qualche attaccante da sbloccare è riuscito a darsi una scossa e il coach canadese può rallegrarsi di aver recuperato pure due pedine importantissime quali Klasen e Morini, autori di prove incoraggianti nel weekend. I bianconeri non sono ancora guariti, ma hanno visto diverse luci nel buio che li stava attanagliando, con il gentile aiuto dell’avversario migliore arrivato nel momento peggiore. O era il contrario?

due La resa dei conti
Era il 3 marzo di quest’anno, la famosa notte degli infortuni di Davos. Una notte livida in cui tre bianconeri uscirono con gravi infortuni proprio alla vigilia dei playoff. Toccò prima al capitano Alessandro Chiesa con il tendine d’Achille lacerato da un pattino, poi fu la volta di Damien Brunner con lo strappo dei legamenti di una gamba dal ginocchio in giù, infine arrivò lo strappo al muscolo pettorale per Dario Bürgler. Di sicuro quella serata maledetta i tre non se la scorderanno e, anche se Brunner non veste più la maglia del Lugano, al numero 87 è toccato “vendicare” quei tre brutti colpi. Tre reti in una sola sera, una per infortunio, per esorcizzare il dolore che li ha tenuti fuori nei playoff e soprattutto per dire a tutti che Dario è tornato.

tre Tutto in un weekend
Dario Bürgler ritrovato con il poker del weekend, Henrik Haapala ai suoi primi punti e gol in maglia bianconera, l’esordio a punti di Linus Klasen, Mauro Jörg ed Elia Riva con il primo gol stagionale, Taylor Chorney con una bella prova a Davos e uno splendido assist per il numero 87 e infine tre assist diretti di Loeffel alla Vaillant Arena. E poi i punti, per la prima volta il Lugano ha portato a compimento un fine settimana ottenendo la posta piena, trovando finalmente anche la prima vittoria esterna della stagione e riuscendo oltretutto a subire meno di due reti lontano da casa. Con tutto questo vorrete mica far nevicare? Oh, troppo tardi…

quattro Da Lind a Lind
Che Arno Del Curto tra i molteplici problemi di questo inizio di stagione debba far fronte anche a quelli relativi a stranieri e portieri è risaputo. Con la fiducia verso Gilles Senn ai minimi termini, il coach grigionese ha spesso dato spazio allo svedese Anders Lindbäck, il quale lo ha però ripagato con prestazioni insufficienti. Nella serata di venerdì alla Cornèr Arena il portiere del Davos non è stato decisamente insuperabile, con oltretutto il disastro finale combinato in coppia con Lukas Stoop. Fuori allora il portiere e dentro Perttu Lindgren, ma anche in questo caso la mossa non si è rivelata vincente. Lindgren è stato autore di una prova impalpabile, mentre il sostituto in porta di Lindbäck, il citato Gilles Senn, ne ha combinate un po’ di tutti i colori. Da un Lind all’altro la sostanza non è cambiata.

cinque Di tori, stambecchi e orsi. E pure un leone.
Due volte contro lo Zugo, una volta (in campionato) incornati dai tori alla Cornèr Arena. Di corna il Lugano non voleva più sentir parlare e allora doveva capitare il Davos con i suo stambecchi per cercare vendetta. Detto fatto e i caprini grigionesi se ne sono andati con il mal di testa per due giorni di fila. Terminate le incornate ora bisognerà stare attenti agli artigli, perché martedì sono in arrivo gli orsi di Jalonen. I cacciatori bianconeri hanno affilato le armi nel weekend, ma per abbattere un orso di certe dimensioni occorrerà una prova collettiva di quelle che il Lugano sa sfoderare nei momenti migliori. E attenzione…dei leoni si sentono già ruggire in lontananza.

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