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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno Un tandem per un benvenuto tour de force…
… ovvero tre partite in tre giorni! È stato questo il weekend intenso che hanno vissuto Lukas Lhotak ed Elia Mazzolini, in pista venerdì e sabato sera con l’Ambrì Piotta, e poi sul ghiaccio anche domenica pomeriggio alla Valascia con la maglia dei Rockets. I due hanno però probabilmente visto di buon occhio la possibilità di mettere qualche pattinata aggiuntiva nelle gambe, visto che nelle ultime due uscite agli ordini di Cereda non sono sicuramente stati tra i giocatori più impiegati. Il ceco ha infatti visto 10’36” e 11’44” di ghiaccio, mentre Mazzolini è arrivato a malapena a 7′ sommando entrambi gli incontri.

due “Winning. Nothing else”
È questo il titolo del libro in cui Michel Roy racconta la carriera del figlio Patrick, dalle prime pattinate sino alla scalata che lo ha portato a diventare uno dei più grandi portieri di sempre. Chissà che il nuovo arrivato in casa Ambrì Piotta, Tomi Karhunen, non si sia proprio ispirato al canadese nel suo approccio alla partita, perché al termine della sua prima uscita in biancoblù la mentalità che ha evidenziato è stata proprio questa. Ai microfoni di Teleticino Karhunen è apparso infatti parecchio arrabbiato per la sconfitta, nonostante il feedback in relazione al suo debutto fossero complessivamente positivi. “Non siamo riusciti a vincere, e questa è l’unica cosa che importa”.

tre “La büteresa mia denta gnanca coi man!”
Ovvero, “non segnerebbe nemmeno usando le mani”. È questa una tipica espressione dialettale che spesso si sente nelle piste ticinesi, quando i tifosi sono intenti nell’imprecare verso un attaccante che da troppo tempo non trova la via del gol. Nella sfida di venerdì a Zugo il canadese Matt D’Agostini è però andato vicinissimo a segnare con il disco tra i guanti, ma nella porta sbagliata, facendo prendere un bello spavento al compagno Benjamin Conz! Fortunatamente il puck è finito a lato… L’è naia benn!

quattro Un epilogo annunciato
Non che prima dell’ultimo weekend la situazione dell’Ambrì Piotta in classifica lasciasse spazio a voli pindarici, ma dopo le ultime due partite il destino della squadra di Cereda è cristallino e chiaro a tutti. I leventinesi – salvo clamorosi “miracoli” – termineranno la regular season in uno degli ultimi due posti in compagnia del Kloten, avversario con il quale i biancoblù si giocheranno il diritto di festeggiare una salvezza anticipata in una serie al meglio delle sette partite. Una serie che sarà preceduta da una lunga fase di preparazione, che imporrà alle due squadre di giocare altre 14 partite – ed attendere oltre due mesi – prima di ritrovarsi faccia a faccia. In regular season l’Ambrì ha avuto la meglio tre volte su tre, ma ora tutto ciò che conta è farsi trovare al massimo della forma per il primo ingaggio il 27 marzo… Guai dunque togliere il piede dal gas nei match che ci separano da quel momento.

cinque Un poker da Iron Men
Dopo la bandiera bianca alzata da Berthon, si è ridotto a quattro il numero di giocatori biancoblù capaci di giocare sin qui tutte le partite disputate in campionato dall’Ambrì Piotta, ovvero Fora, Kostner, Zgraggen ed il giovane Zwerger. Tra loro, il futuro difensore dello Zugo è stato il giocatore ad essere sceso sul ghiaccio per più minuti (780), seguito dal capitano (739) e dall’austriaco (658). Più staccato invece l’italiano, impiegato dal coach per 584 minuti. Riusciranno tutti ad arrivare a quota 50 partite in regular season, oppure per qualcuno l’iron man streak stagionale si spezzerà?


uno Ne resterà soltanto uno
Tre fratelli, ancora adolescenti o poco più, sbarcano a Lugano nel settore giovanile provenienti dal Giura nella seconda metà degli anni 90. Si chiamano Geoffrey, il più vecchio, Julien e Tristan, il più giovane dei tre. Raramente è capitato che dei fratelli giocassero da professionisti nel medesimo campionato, ancor più nella stessa squadra (vengono subito alla mente le dinastie leventinesi o grigionesi) anche se mai sono riusciti ad essere nella prima squadra del Lugano tutti e tre assieme. Oggi Geoffrey si è ritirato terminando la carriera nel suo Ajoie, mentre gli altri due non sembrano avere intenzione di mollare. Tristan, che in fondo ha “solo” 33 anni va avanti nel Gottéron, mentre Julien a Lugano sembra sulla via del rinnovo per un’ultima stagione, anche alla luce degli ottimi risultati personali che sta ancora mostrando. Tre fratelli uniti dall’hockey (e pure dai colori) attraverso tre decenni.

due Chi fa i numeri e chi li raccoglie
Tutti all’inizio avevano storto un po’ il naso vedendo un talento cristallino come Luca Cunti fuori dal top six dell’attacco bianconero, ma dopo una prima parte di campionato passata tra un po’ di alti e qualche basso, il centro ex ZSC Lions e Kloten ha trovato la sua dimensione nel terzo blocco bianconero. Con le magie delle ultime partite ha contribuito non poco alle vittorie bianconere che hanno tirato fuori la squadra di Greg Ireland dalla zona buia, grazie a reti ed assist di pregevole fattura, il tutto con la collaborazione dei suoi compagni di linea con i quali ha trovato una notevole “chemistry”. Le reti le ha trovate Bürgler con la sua prima tripletta in maglia luganese, il lavoro di sacrifico e di grande intelligenza è affare di Romanenghi, uscito con un perentorio +6 dalle ultime tre partite. Chi lo avrebbe mai detto?

tre Sniper si nasce
I grandi sniper del campionato, quelli che normalmente sanno decidere le partite più spesso rispetto alla media degli altri giocatori, di nome fanno Pius Suter, Luca Fazzini, Fredrik Pettersson o ancora Marc-Antoine Pouliot. In fatto di game winning gol, i “re” degli ultimi campionati erano invece i vari Glen Metropolit o Jarkko Immonen, o ancora Petr Sykora, che nella stagione 2010/11 decise da solo ben 10 partite a favore del Davos. A volte però ci dimentichiamo di chi segna poco ma in maniera pesante, come ad esempio Alessandro Chiesa, autore del gol decisivo contro lo Zugo. Ma non è nuovo a questi exploit il capitano bianconero, dato che su 16 segnature totali con la maglia del Lugano, ben 5 si sono rivelati dei game winning gol, ossia praticamente il 30% del suo totale. Mica male, vero?

quattro Conta la filosofia
Emerson Etem è un ragazzo molto particolare, carattere che è un risultato di mescolanze di varie origini, tra cui quella svizzera e, soprattutto in età giovanile, certe sue “esuberanze” hanno contribuito a farne un personaggio tutto suo. Ad ogni modo Etem è sempre riuscito a ritagliarsi spazi importanti in NHL (circa 40 partite a stagione) anche se sempre poche viste le premesse che gli scout vedevano in lui in occasione del Draft, nel quale è stato scelto al primo turno dagli Anaheim Ducks. Oggi, anche sentendolo parlare nelle diverse interviste che ha rilasciato al suo arrivo a Lugano, sembra un ragazzo maturo che ha preso coscienza delle sue capacità e della sua dimensione. Non solo le parole, ma soprattutto i fatti, come le sgroppate in allenamento per ritrovare la forma migliore, e poi quel tuffo al 59’59 di Lugano-Zugo per cercare di bloccare l’ultimo tiro di Holden, i gesti della disperazione. Quelli tanto cari a Greg Ireland.

cinque Ma chi erano i cattivi?
Qualche anno fa il Ginevra Servette di McSorley passava come la squadra “cattiva” per antonomasia del campionato, unendo giocatori rudi a uno stile di gioco piuttosto “rozzo” ma efficace. Oggi, sulla panchina del Ginevra siede Craig Woodcroft, ma i granata risultano la squadra più penalizzata con sanzioni da 2’ con 203’ totali. Eppure, a fronte delle eliminazioni nei playoff del Lugano di Fischer ad opera di quel Ginevra, qualcuno asseriva che i bianconeri dovessero diventare più cattivi e rudi. Qualcosa è cambiato, evidentemente, dato che a braccetto del Ginevra come squadra più penalizzata c’è proprio il Lugano, con lo stesso numero di minuti di penalità minori. Forse le penalità minori non saranno un indice di competitività, ma da quando il Lugano si è incattivito agonisticamente, qualcosa è cambiato nel suo destino.

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