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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano

Alcune considerazioni “semiserie” per ripercorrere il fine settimana vissuto dalla due squadre ticinesi


Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno LA PAUSA È PIÙ LUNGA, MA NON ABBASTANZA
Dopo l’esperimento fatto in Coppa Svizzera, da quest’anno anche in National League la pausa tra un periodo e l’altro è stata portata da 15 a 18 minuti. Qualcuno dovrebbe però avvertire i giocatori dell’Ambrì Piotta che i minuti extra a disposizione sono solamente tre e non cinque, perché i biancoblù alla Tissot Arena hanno vissuto degli inizi di periodo davvero da incubo. Pedretti ha infatti aperto le marcature dopo 1’20, Earl ad inizio secondo tempo lo ha imitato dopo 1’38, mentre Schmutz ha aperto le danze dell’ultima frazione dopo 90 secondi!

due DEBUTTO SÌ, DEBUTTO NO… DEBUTTO SÌ!
Ha vissuto una serata decisamente particolare sabato il portiere di riserva dell’Ambrì Piotta, Sacha Rochow. Dopo un’entrata in materia da incubo, Cereda lo ha infatti fatto scaldare dopo soli 4 minuti di gioco, e sembrava che il suo debutto nella massima lega potesse avvenire da un momento all’altro. Pronto ad entrare e con tanto di maschera già indossata, Rochow ha però dovuto aspettare il terzo tempo, visto che una piccola reazione dei suoi compagni era bastata a far cambiare idea al coach. Infine nell’ultima frazione ha potuto giocare i suoi primi minuti in NLA, restando imbattuto sui quattro tiri fronteggiati.

tre IL SACRIFICIO, LA CARATTERISTICA DEI MIGLIORI
Coach Luca Cereda aveva già ammonito la sua squadra diversi giorni fa: “Eravamo tra i primi per tiri bloccati, probabilmente ora siamo tra gli ultimi”. Complessivamente i biancoblù sono ancora ben messi da questo punto di vista, al terzo posto con 125 tiri bloccati sull’arco di nove partite, ma il sacrificio portato in pista è sicuramente in fase calante. L’Ambrì aveva iniziato il campionato bloccando 23 tiri (ventitre!) nel derby della Resega, ma ha giocato l’ultimo weekend mettendoci il corpo solamente in 17 occasioni (10 nel derby, 7 a Bienne)… Troppo poco, soprattutto se questo deve essere uno degli elementi di forza del gruppo. D’altronde nemmeno gli squadroni possono vincere senza il sacrificio. Un esempio? Il Berna, che oltre ad avere più punti di tutti, ha anche bloccato il maggior numero di tiri, ben 160 in otto partite!

quattro GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI…
… ovvero quando la tua quarta linea è la migliore in pista. È stato questo il caso dell’Ambrì nell’ultimo weekend, ed in particolare in un derby in cui gli unici a seguire i dettami di Cereda sono stati Elias Bianchi, Diego Kostner e Noele Trisconi, risultati non a caso i migliori in pista per i biancoblù. Poco importano dunque le gerarchie sul foglio partita, l’unica cosa che conta davvero in casa leventinese è applicare il sistema alla lettera, perché anche solamente una leggera flessione può far cadere l’intero castello di carte.

cinque IL GOL SBAGLIATO, NEL MOMENTO SBAGLIATO
L’Ambrì
non ha brillato sul fronte offensivo nell’ultimo weekend, ma è anche stato messo in ginocchio da alcune reti incassate proprio nel momento peggiore. Degli esempi? Basti pensare al derby, quando Hofmann ha segnato nel miglior momento dei biancoblù, imitato poi dal compagno Lajunen che ha punito i leventinesi durante un powerplay che avrebbe potuto cambiare il match. E a Bienne? Beh, superato il traumatico primo tempo, il 4-0 di Earl è arrivato come una mazzata dopo un inizio di periodo centrale promettente, mentre il 5-2 di Lofquist aveva rispedito al mittente l’accenno di rimonta degli ospiti.


uno IL BUONO…
Luca Fazzini nei panni del Biondo (Clint Eastwood), un passato da bandito dal cuore in fondo in fondo anche un po’ tenero, diventato cacciatore di taglie, letale pistolero dalla mira infallibile. Pochi colpi, tante vittime, gira attorno all’avversario, lo studia, si muove nell’ombra e quando deve colpire lo fa con precisione chirurgica. Ha bisogno degli altri due compagni di linea per arrivare all’obiettivo, e lo fa avanzando silenzioso ma solenne, poche parole e tanti fatti. Si è fatto conoscere da poco in città a chi non lo conosceva, ma tutti già lo temono, uno sguardo glaciale e le finestre si sbarrano.

due …IL BRUTTO…
Maxim Lapierre è Tuco (Eli Wallach), irriverente, bocca larga e prese in giro, ma capace anche di fare molto male pistola alla mano. Non preciso e chirurgico come il Biondo, ma bandito alla vecchia maniera dalla mano pesante e modi rudi. L’unico nel trio che conosce la maniera di arrivare fino in fondo, da solo non può farcela ma è indispensabile per gli altri due, è perennemente ricercato dagli sceriffi di metà territorio, ma è diventato tremendamente abile nel non farsi riconoscere. Personaggio contradditorio per il suo passato, fa innervosire chi gli sta troppo vicino, e nessuno avrebbe mai detto che sarebbe diventato compagno indispensabile per gli altri due compagni di viaggio.

tre …IL CATTIVO.
Gregory Hofmann interpreta Sentenza (Lee Van Cleef), un sicario senza alcuna pietà. Pensieroso, riflessivo ma capace di torturare in continuazione gli avversari con innato talento, senza mai fermarsi per riposare e senza distogliere lo sguardo dall’obiettivo finale. Dove passa lui e dove decide di muovere mano, nessuno è al sicuro, in cinque giorni cinque vittime, ognuno allo scoccare dell’ora e al suono delle campane, cinicamente e maledettamente puntuale. Stringe un’alleanza con il Biondo, si serve anche di Tuco, perché tutti hanno bisogno di tutti. Solo il finale sarà diverso da come lo scrisse Sergio Leone.

quattro BRAVO CLARENCE, MA IN PORTA NO, NON CI VAI!
Ha sicuramente fatto strabuzzare gli occhi a molti, leggere sulla formazione anti-Langnau del Lugano di sabato sera il nome del rientrante Kparghai all’ala del quarto blocco. Solo una mossa tattica? Lo avremmo visto veramente sul ghiaccio in quel ruolo? Ebbene sì, e addirittura il difensore trasformato all’ultimo momento in attaccante si è fatto notare nel migliore dei modi. Come? Semplice, in quello che è stato probabilmente il primo cambio della sua vita nel ruolo di ala, il numero 96 ha insaccato il disco in rete dopo respinta di Ciaccio su tiro di Sanguinetti. Alla faccia degli all-rounder….

cinque UN’EMOZIONE DA POCO
Steve Hirschi, prima della cerimonia per il ritiro della sua maglia numero 8, aveva affermato di essere una persona che si emoziona raramente, però con un evento del genere non aveva ancora fatto i conti. Sotto gli applausi di una Resega intera, compresi i tifosi del Langnau, squadra in cui aveva iniziato la carriera, l’ex capitano bianconero ha avuto un paio di brevi momenti di empasse durante il discorso di ringraziamento. Nulla di grave e tutto assolutamente comprensibile, ma a sdrammatizzare il momento di silenzio ci ha pensato un tifoso della Curva Nord, urlando a squarciagola un “paga da bere!” che ha strappato qualche risata in pista e sugli spalti.

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